Sbaglia chi legge le durissime critiche di Massimo D’Alema a Israele e le sue reiterate proposte di arrivare ad un accordo politico con Hamas solo come una captatio benevolentiae nei confronti della sinistra radicale italiana, nel palese tentativo di contrapporre ai guasti del veltronismo una riedizione aggiornata della coalizione tra sinistra riformista e quella radicale. Sbaglia anche chi legge in quelle posizioni solo il persistere in D’Alema di una analisi di tipo soviettista della crisi mediorientale, con Israele nella parte delle potenze imperialiste e i palestinesi nella parte di perenni vietcong. Certo, questi elementi sono presenti: D’Alema vuole collocarsi al centro di un nuovo network delle forze di opposizione a Berlusconi che recuperi i brandelli dell’universo smaccatamente antisraeliano che va dai Verdi, a Rifondazione al Pdci. Certo, D’Alema ha letto il conflitto israelo palestinese per tre quarti della sua vita politica con le lenti di Mosca, e questo lascia strascichi pesanti alla sua vista, ancora oggi. Ma il dramma vero di questa sua posizione non è in questo. Il punto è che D’Alema non riesce a capire che Hamas rappresenta un gruppo terrorista –da trattare come tale- anche se ha un largo seguito popolare, anche se riscuote consensi di popolo, come è indubbio che sia a Gaza. Nel dire le cose pessime che dice, insomma, D’Alema dimostra di non avere compreso nulla del rapporto tra consenso di massa e ideologie totalitarie –di destra e di sinistra- spesso antisemite, che hanno caratterizzato tutto il ‘900. Hamas è un “partito terrorista di massa”, questo è il punto e basta avere compreso la lezione di Furet o di De Felice per comprendere che proprio questo rapporto tra consenso popolare e ideologie guerresche e antisemite, ha portato Germania e Russia alle esperienze nazista e comunista-staliniana. D’Alema, insomma, non comprende nulla del rapporto tra il jihadismo terrorista che accomuna Hamas con il regime iraniano –figlio di una enorme rivoluzione popolare e suo alleato- al consenso di larghe masse popolari. D’Alema non comprende come l’ideologia del jihad che muove Hamas a non riconoscere Israele e a volerla distruggere –così come vuole fare l’Iran- altri non è se non la versione in contesto islamico della ideologia della Guerra totale del nazismo (che infatti trovò un fedele alleato nel leader dei palestinesi sino a tutto il 1948, il Gran Muftì). Questa mancanza di comprensione, la rozzezza degli strumenti di analisi che D’Alema impiega, sono dunque gravissimi non solo per le loro conseguenze sullo scenario della politica estera (come si è visto quando era alla Farnesina). Sono il terribile sintomo di una totale mancanza di elaborazione teorica, addirittura di aggiornamento sui fondamentali della critica politica di fine ‘900, da parte di uno dei leader che pure passa tra i più brillanti della sinistra italiana. Sono uno dei sintomi che spiega di quale malattia asfittica, dal punto di vista culturale e di riflessione, stia oggi morendo lo stesso Partito Democratico.
di Carlo Panella
da il Tempo del 14 gennaio
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