Uno dei grandi errori di sottovalutazione di Bill Clinton fu pensare che avrebbe sconfitto Al Qaeda sparandogli addosso qualche missile. Nel 1998 il presidente ordinò di lanciare i Tomahawk contro un presunto complesso per la fabbricazione di armi nei pressi di Khartoum, in Sudan. La Cia credeva che Bin Laden fosse nascosto da quelle parti. In realtà il capo di Al Qaeda se l’era già squagliata e quando i missili centrarono il bersaglio si scoprì che era un'industria farmaceutica.
La strategia di Clinton, bombardamenti più o meno chirurgici per decapitare l’avversario e costringerlo alla resa (ne sa qualcosa la Serbia), servì a poco contro un nemico flessibile come Al Qaeda. La dottrina americana del colpire dal cielo per evitare perdite sul terreno permise a Bin Laden di definire gli Usa una “Tigre di carta”, un esercito che non aveva il coraggio di affrontare gli avversari in campo aperto.
Ieri la Cia ha esultato: Al Qaeda è in ginocchio in Pakistan. Gli ultimi 6 mesi di attacchi condotti con i Predator, i droni teleguidati dell’aviazione Usa, hanno decimato la dirigenza terrorista gettandola nel panico. Si è trattato della più vasta campagna di omicidi mirati messa in atto dal comando militare Usa dai tempi del Vietnam. Le operazioni erano iniziate nell’ultima fase della presidenza Bush, quando il presidente autorizzò la Cia a colpire nelle regioni tribali del Pakistan senza avvertire il governo di Islamabad.
Obama ha promesso di seguire la stessa strada. ...continua
di Bernardino Ferrero
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