"Stavamo preparando tutti i documenti per chiedere la revisione del processo Borsellino bis. Lo avevamo deciso da tempo. Ora ci si e' fermati in attesa di leggere le dichiarazioni dei nuovi pentiti ed in particolare di Spatuzza".
Lo annuncia al "Velino" Rosalba Di Gregorio, legale di Pietro Aglieri, ex capo del mandamento Santa Maria di Gesu'-Guadagna, accusato con altri dell'attentato in cui furono uccisi Paolo Borsellino e gli uomini della scorta. De Gregorio spera di riaprire il processo, quella parte almeno che per le "rivelazioni" di un ex pentito, Vincenzo Scarantino, porto' alla condanna all'ergastolo di Aglieri e di altre cinque persone (Gaetano Murana, Cosimo Vernengo omonimo del presunto boss, Giuseppe La Mattina, Natale Gambino e Giuseppe Urso detto "Franco"), considerate vicino al capo mandamento e condannati definitivamente, soltanto per la strage di Via D'Amelio, all'ergastolo e che, secondo le nuove rivelazioni di Spatuzza, non c'entrano nulla. Cosi' a diciassette anni dalla strage in cui furono uccisi Paolo Borsellino e i cinque poliziotti della scorta, l'inchiesta sugli autori sta per ripartire.
I magistrati di Caltanissetta sono alle prese con il "dichiarante" Gaspare Spatuzza, il killer di don Puglisi. L'ex vice capo del mandamento di Brancaccio, infatti, da mesi sta riempiendo pagine e pagine di verbali raccontando la sua vita criminale e quella di alcune famiglie di Cosa Nostra protagoniste delle "stragi" che nei primi anni novanta insanguinarono l'Italia. I riscontri alle dichiarazioni di Spatuzza sono gia' in corso, oggi ne hanno parlato alla Direzione nazionale antimafia i magistrati di diverse procure convocati da Pietro Grasso per fare il punto, e pare siano tutti positivi. Se verranno confermati, la storia della strage di Via D'Amelio, e non solo di questa, dovra' in buona parte essere riscritta.
Spatuzza sostiene, infatti, che fu lui a rubare la 126 Fiat che imbottita di tritolo fu utilizzata per l'attentato del 19 luglio 1992 in via D'Amelio e di avere ricevuto l'incarico dai fratelli Filippo e Giuseppe Graviano. Ha indicato ai magistrati di Caltanissetta il luogo esatto dove l'auto fu rubata. Dichiarazioni che sconfessano Vincenzo Scarantino. L'ex pentito che sta scontando 18 anni - e che si autoaccuso' del furto, salvo, successivamente, ritrattare tutto - , racconto' (e la sua verita' e' stata fatta propria anche dalle sentenze della Cassazione), invece, di avere incaricato del furto dell'auto due balordi, su input del boss Salvatore Profeta: un tossicodipendente a cui vendeva la droga, Salvatore Candura (che oggi collabora con la giustizia e che avrebbe confermato le nuove rivelazioni di Spatuzza), e Luciano Valenti. Scarantino successivamente ritratto' tutto e accuso' magistrati e investigatori di averlo "addestrato".
Alcuni magistrati all'indomani di queste accuse furono inquisiti dalla procura di Catania, ma la vicenda si chiuse con una archiviazione perche' Scarantino puntualizzo' che non si riferiva ai magistrati di Caltanissetta. Ma le "verita'" processuali non cambiarono. Anche Giovanni Brusca, uno dei pentiti piu' accreditati da diverse procure, ha sollevato piu' di un dubbio e in due occasioni. La prima nel corso di un processo a Catania sulle "stragi", qualche anno fa dichiaro': "Ci sono innocenti in carcere per l´eccidio di via D´Amelio". La seconda quando riferi' di aver chiesto a Toto' Riina se "quelli si sono fatti sentire" (cioe' se Aglieri e il vicecapo del mandamento Carlo Greco avessero o meno partecipato alla strage) e di aver avuto per risposta: "non li ho chiamati e non si sono fatti sentire".
Ad aggiungere "dubbi" e riserve le dichiarazioni rese a "La Stampa" dall'ex piemme, "in applicazione", di Caltanissetta Ilda Boccassini. Il magistrato ha sostenuto che le dichiarazioni di Scarantino non l'hanno mai convinta, tanto e' vero che prima di lasciare, per scadenza dell'incarico, la procura nissena, nel '94 in dieci pagine di verbale espresse tutte le sue riserve. Verbale del quale avrebbe ancora copia ma del quale non c'e' piu' traccia a Caltanissetta.
A far dubitare dell'attendibilita' di Scarantino gia' nel '94, secondo la Boccassini, furono le dichiarazioni del "pentito" su presunti mandanti le "stragi": Fininvest, Marcello Dell'utri ecc... Tesi, invece, alle quali diedero spazio alcuni suoi colleghi che si occupavano delle indagini su via D'Amelio: i piemme Nino Di Matteo e Anna Maria Palma (oggi consulente della commissione parlamentare Antimafia). Saranno ora la Direzione nazionale antimafia, la procura di Caltanissetta, quella di Palermo, di Roma e di Firenze a decidere cosa fare: Spatuzza, infatti, da un lato "assolve" alcuni (gia' condannati definitivamente) dall'altro inserisce fatti, episodi e personaggi mai sfiorati prima dalle indagini e dai processi.
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