Il Mondo che vorrei Live, testimonianza di un tour incredibile, caratterizzato come al solito da presenze record e da doppie date un po’ ovunque… Qual è il ricordo più nitido del Mondo che vorrei tour? E quale canzone, tra le nuove, t’ha regalato l’emozione più forte dal vivo?
Ricordo che all’inizio era una scommessa e dopo una realtà.
Ricordo che all’inizio era una scommessa e dopo una realtà.
“Come al solito” sembra facile e scontato.
Un tour è un lungo viaggio…. comincia mesi prima, con la preparazione atletica e la concentrazione. È un periodo di grande intensità emotiva. L’inizio delle prove, quando ogni giorno le idee, i dubbi e le incertezze sono accompagnati dalla musica che mi tranquillizza.Le prime prove “sul palco” quando me lo guardo incantato e me lo godo… e naturalmente la prima data. Poi la seconda…la terza…la quarta...e così via. Cambiano gli alberghi, gli scenari, la tensione è continua ma quando comincia la musica ogni volta è una libidine unica.
2) I concerti di quest’ultimo tour, rispetto al precedente, erano meno celebrativi, sia per il fatto che erano incentrati sulle canzoni dell’ultimo cd sia per la scelta di alcuni brani proposti raramente live… Ma alla fine,per esempio, alcuni tra i momenti più coinvolgenti sono stati durante l’esibizione di Dimmelo Te, non certo la canzone più “facile” del nuovo cd e T’immagini, poco proposta live e non una delle tue canzoni più conosciute…TE L'ASPETTAVI UNA SIMILE RISPOSTA?
È sempre un piacere constatare come, la mia gente, sia attenta e sensibile, capisca così bene le emozioni, le provocazioni che sono dentro le mie canzoni e si commuova come mi commuovo io. Si tratta di un pubblico molto esigente e molto intelligente.
3) Questo tour è stato caratterizzato anche dal concerto incredibile di Mestre, all’Heineken Jammin Festival… Io, personalmente, me lo porterò tatuato dentro come uno dei concerti più emozionanti… un po’ come Rock sotto l’assedio e il primo Imola… tu, che ricordo hai?
Bellissimi ricordi. Sensazioni uniche e irripetibili. La notte prima ho visitato il posto. Ho girato con una Ducati tutto il parco, fermandomi sulla collinetta di fronte al palco. Sullo sfondo, Venezia. Fantastico. Uno scenario tra i più suggestivi al mondo. La sera sul palco ho faticato a tenere a freno l’entusiasmo.
4) Quant’è difficile scegliere una scaletta? Anche in considerazione del fatto che, oggi, potresti mettere in piedi tre- quattro scalette completamente diverse e fare comunque centro… Insomma, è difficile scegliere?
Scegliere i pezzi della scaletta è un lavoro molto complicato che deve tenere conto di un sacco di fattori, sempre diversi. Ogni tour è unico e ha una motivazione, “un senso”. Di solito il filo conduttore è l’ultimo album. Tutto deve girare intorno a quello e le altre canzoni vengono selezionate secondo questo criterio. Poi ci sono certi classici che non possono mancare e le rivisitazioni di vecchi pezzi ri-arrangiati per l’occasione. I medley sono necessari per eseguire tanti pezzi, accorciando i tempi. Nonostante tutto molte canzoni (che mi piacerebbe fare) restano inevitabilmente fuori.
5) Sempre a proposito di scaletta, credo grande attenzione si presti alla canzone che ha il compito di aprire un concerto… Quest’anno è toccato a Qui si fa la storia: come si è arrivati a scegliere questa canzone? A parte che… per il titolo?
Qui si fa la storia…o non si fa!Non si poteva che cominciare così un concerto del genere.Vado pazzo per i giochi di parole e i doppi sensi.L’inizio deve essere potente.
6) A questo proposito, recentemente, con un nutrito gruppo di amici su Internet ci siamo divertiti a fare una classifica sugli inizi dei tuoi concerti più belli. Ecco cosa è uscito:
2) I concerti di quest’ultimo tour, rispetto al precedente, erano meno celebrativi, sia per il fatto che erano incentrati sulle canzoni dell’ultimo cd sia per la scelta di alcuni brani proposti raramente live… Ma alla fine,per esempio, alcuni tra i momenti più coinvolgenti sono stati durante l’esibizione di Dimmelo Te, non certo la canzone più “facile” del nuovo cd e T’immagini, poco proposta live e non una delle tue canzoni più conosciute…TE L'ASPETTAVI UNA SIMILE RISPOSTA?
È sempre un piacere constatare come, la mia gente, sia attenta e sensibile, capisca così bene le emozioni, le provocazioni che sono dentro le mie canzoni e si commuova come mi commuovo io. Si tratta di un pubblico molto esigente e molto intelligente.
3) Questo tour è stato caratterizzato anche dal concerto incredibile di Mestre, all’Heineken Jammin Festival… Io, personalmente, me lo porterò tatuato dentro come uno dei concerti più emozionanti… un po’ come Rock sotto l’assedio e il primo Imola… tu, che ricordo hai?
Bellissimi ricordi. Sensazioni uniche e irripetibili. La notte prima ho visitato il posto. Ho girato con una Ducati tutto il parco, fermandomi sulla collinetta di fronte al palco. Sullo sfondo, Venezia. Fantastico. Uno scenario tra i più suggestivi al mondo. La sera sul palco ho faticato a tenere a freno l’entusiasmo.
4) Quant’è difficile scegliere una scaletta? Anche in considerazione del fatto che, oggi, potresti mettere in piedi tre- quattro scalette completamente diverse e fare comunque centro… Insomma, è difficile scegliere?
Scegliere i pezzi della scaletta è un lavoro molto complicato che deve tenere conto di un sacco di fattori, sempre diversi. Ogni tour è unico e ha una motivazione, “un senso”. Di solito il filo conduttore è l’ultimo album. Tutto deve girare intorno a quello e le altre canzoni vengono selezionate secondo questo criterio. Poi ci sono certi classici che non possono mancare e le rivisitazioni di vecchi pezzi ri-arrangiati per l’occasione. I medley sono necessari per eseguire tanti pezzi, accorciando i tempi. Nonostante tutto molte canzoni (che mi piacerebbe fare) restano inevitabilmente fuori.
5) Sempre a proposito di scaletta, credo grande attenzione si presti alla canzone che ha il compito di aprire un concerto… Quest’anno è toccato a Qui si fa la storia: come si è arrivati a scegliere questa canzone? A parte che… per il titolo?
Qui si fa la storia…o non si fa!Non si poteva che cominciare così un concerto del genere.Vado pazzo per i giochi di parole e i doppi sensi.L’inizio deve essere potente.
6) A questo proposito, recentemente, con un nutrito gruppo di amici su Internet ci siamo divertiti a fare una classifica sugli inizi dei tuoi concerti più belli. Ecco cosa è uscito:
1) Lo Show (tour del 93): il crescendo emozionale legato alla tua voce e alla tua non presenza per almeno due minuti… la ricordo ancora oggi! E l’elicottero che volteggiava, le sbarre…
2) Muoviti (fronte del palco del 90) Il cielo lasciamolo ai passeri… tu che sali su… dal centro della terra!
3) Quanti anni hai (Imola 98)… si entrava nella leggenda, nella Vascostock, e poi c’è questa bella immagine di Riva con la sigaretta in bocca..
Tu hai una tua classifica? Hai un inizio di concerto a cui sei particolarmente legato?
Sono d’accordo con la vostra classifica. Anche se l’ultimo spettacolo è sempre il più bello, per me.
7) Seguo i tuoi concerti ormai da parecchi anni… e t’ho visto in posti da 2mila persone fino ai 140mila di Imola… ho vissuto il passaggio epocale, quello del ’90, non solo tuo personale ma dell’intera musica italiana. Te lo ricordi quel titolo credo della Nazione: VASCO HA UCCISO MADONNA… erano in pochi a scommettere su di te, e invece, quell’anno anche i Rolling Stones dovettero inchinarsi al tuo strapotere… Sei d’accordo nel ritenere quel tour come quello della “svolta” non solo per te, appunto, ma anche per la musica italiana che fino a quel giorno aveva vissuto un po’ un complesso di inferiorità nei confronti della musica straniera?
Una svolta epocale. È stata una grandissima soddisfazione. Una bella rivincita dopo decenni di strapotere degli “stranieri”. Contro l’esterofilia dilagante finalmente la musica italiana dal vivo si riprendeva la propria credibilità. Adesso quando arrivano le grandi produzioni americane e inglesi devono bussare alla porta prima di entrare e “fanno” molta meno gente di me.
8) Gino Castaldo di Repubblica scriveva di te negli anni 90: quando è sul palco Vasco è veramente un eroe, semplice, immediato, ma con tanto di aureola da difensore romantico di cause perdute.. Ti rispecchiavi e tirispecchi ancora in questa descrizione?
In questa, mi ci rispecchio benissimo.
9) Tempo fa dicevi: mi sarebbe piaciuto essere il cantante di una rockband…Ma non pensi che comunque saresti stato comunque VASCO? Un po’ come Mick Jagger per i Rolling Stones… il dna della rockstar…
Penso di si. Comunque mi sono sempre vissuto come il cantante di una rock band, la mia.
10) Come valuti i tuoi musicisti? Sono in molti a ritenere, la tua, una band con pochi eguali non solo in Italia… mi dai un giudizio su ognuno di loro? Maurizio Solieri Stef Burns Andrea Innesto Claudio Golinelli Alberto Rocchetti Matt Laug Frank Nemola Clara Moroni
Dovrei scrivere un libro. Sono i migliori del mondo. La più bella rock band della storia dell’umanità. Tutti selezionati nel tempo. Direi “distillati” come il buon whiskey di malto invecchiato almeno 30 anni. A proposito sai che non bevo più superalcoolici? Spero di andare in paradiso.
Maurizio Solieri: Sono salito su un palco per la prima volta grazie o per colpa di Gaetano Curreri e perché avevo sentito come suonava la chitarra tra amici, Maurizio Solieri. È stato da subito il “mio” chitarrista. Ho sopportato per anni i suoi volumi e se ho una voce così potente lo devo a lui. Steff Burn: Mi sono innamorato di lui e del suo modo di suonare la chitarra la prima volta che l’ho sentito fare un assolo su un mio pezzo. Ha una tecnica e un gusto che ogni tanto, sul palco, lo bacerei.Andrea Innesto è un ottimo saxofonista, flautista, corista e alterego vocale.Mi aiuta molto durante le prove e nei concerti.Poi è anche “bello”. Claudio Golinelli ho dovuto rubarlo alla Nannini nei primissimi anni 80.Da allora fa parte della mia storia. È un vero rocker, come me, l’unica differenza tra noi è che lui suona il basso. Alberto Rocchetti: ricordo di averlo visto per la prima volta in foto. Da come era vestito ho capito che non scherzava un c…. Poi l’ho sentito suonare ed è stato un magnifico incontro. Suona tutti i tipi di tastiere con grande capacità tecnica e un ottimo gusto Rock.Matt Lough: potrei dire la stessa cosa che ho detto a proposito di Steff. Ne ho sentiti di batteristi ma un “complice” ritmico come lui non lo avevo ancora trovato. Ha dato una grande stabilità al gruppo, anche umana.Frank Nemola: programmatore di suoni, computers, tastiere, straordinario suonatore di tromba e all’occorrenza anche corista.Una bella persona e un grande professionista. Lavora spesso anche nelle preproduzioni e agli arrangiamenti dei miei dischi. Clara Moroni? È la “Ferrari” del Rock. Una cantante straordinaria Il mio alterego femminile. Brava e bella!
11) Le chiavi dei grandi stadi ormai idealmente ti appartengono tutte da tempo… t’è mai venuta la voglia di tornare a esibirti in luoghi più piccoli, non dico in una veste unplugged… ma quasi?
Mi piacerebbe fare concerti più spesso e meno impegnativi dal punto di vista organizzativo. Quelli negli stadi sono sempre eventi straordinari, non eludibili, irrimandabili, che necessitano di mesi di preparazione e il coinvolgimento di migliaia di persone che lavorano. Io devo essere in forma sempre e presente al momento giusto. Anche un raffreddore o un mal di gola potrebbe essere fatale. È una responsabilità che ho, che sento e che mi tiene in tensione per mesi.
12) Nella tua carriera non hai fatto molte cover, ma quelle poche che hai fatto sono diventate “tue”… una per tutte: Generale. Ma a proposito di cover, visto che siamo ancora in pieno periodo celebrativo di Fabrizio DeAndrè, mi piace ricordare la tua versione di Amico Fragile proposta qualche anno fa a Genova… Cosa ricordi di quella esibizione e di De André in particolare?
Quella in memoria di De Andrè è stata la più emozionante. Ci ho lavorato per settimane. Non è facile cantare le canzoni di Fabrizio. Lui era unico. Certo che “Amico Fragile” sembrava scritta per me. “Generale” di De Gregori è stato il pezzo iniziale dello straordinario concerto “Rock sotto l’assedio”. Era perfetta per cominciare, l’avevo deciso subito. È stato fantastico interpretarla. Francesco è sempre stato il mio autore preferito.
13) La tua è una storia molto “cinematografica”, nel senso che sarebbe un perfetto soggetto per il cinema, visto c’è dentro di tutto: il sogno, la disillusione, la musica, le donne, gli amori, il successo, la caduta, larisalita… Insomma, immagino che te lo abbiano proposto in tanti di farci un film… mai andato vicino a cadere in tentazione?? Ed eventualmente, chi vorresti a interpretare Vasco da giovane?
Non lo so. Per il momento sono soddisfatto così.Per me è stato già un gran bel film.
14) L’ultima domanda: come sta, oggi, Vasco lontano dal palco? In che periodo sei della tua vita?
Bella domanda. Fammene un’altra.
Angelo GregorisDirettore Responsabile Allinfo Magazine
Sono d’accordo con la vostra classifica. Anche se l’ultimo spettacolo è sempre il più bello, per me.
7) Seguo i tuoi concerti ormai da parecchi anni… e t’ho visto in posti da 2mila persone fino ai 140mila di Imola… ho vissuto il passaggio epocale, quello del ’90, non solo tuo personale ma dell’intera musica italiana. Te lo ricordi quel titolo credo della Nazione: VASCO HA UCCISO MADONNA… erano in pochi a scommettere su di te, e invece, quell’anno anche i Rolling Stones dovettero inchinarsi al tuo strapotere… Sei d’accordo nel ritenere quel tour come quello della “svolta” non solo per te, appunto, ma anche per la musica italiana che fino a quel giorno aveva vissuto un po’ un complesso di inferiorità nei confronti della musica straniera?
Una svolta epocale. È stata una grandissima soddisfazione. Una bella rivincita dopo decenni di strapotere degli “stranieri”. Contro l’esterofilia dilagante finalmente la musica italiana dal vivo si riprendeva la propria credibilità. Adesso quando arrivano le grandi produzioni americane e inglesi devono bussare alla porta prima di entrare e “fanno” molta meno gente di me.
8) Gino Castaldo di Repubblica scriveva di te negli anni 90: quando è sul palco Vasco è veramente un eroe, semplice, immediato, ma con tanto di aureola da difensore romantico di cause perdute.. Ti rispecchiavi e tirispecchi ancora in questa descrizione?
In questa, mi ci rispecchio benissimo.
9) Tempo fa dicevi: mi sarebbe piaciuto essere il cantante di una rockband…Ma non pensi che comunque saresti stato comunque VASCO? Un po’ come Mick Jagger per i Rolling Stones… il dna della rockstar…
Penso di si. Comunque mi sono sempre vissuto come il cantante di una rock band, la mia.
10) Come valuti i tuoi musicisti? Sono in molti a ritenere, la tua, una band con pochi eguali non solo in Italia… mi dai un giudizio su ognuno di loro? Maurizio Solieri Stef Burns Andrea Innesto Claudio Golinelli Alberto Rocchetti Matt Laug Frank Nemola Clara Moroni
Dovrei scrivere un libro. Sono i migliori del mondo. La più bella rock band della storia dell’umanità. Tutti selezionati nel tempo. Direi “distillati” come il buon whiskey di malto invecchiato almeno 30 anni. A proposito sai che non bevo più superalcoolici? Spero di andare in paradiso.
Maurizio Solieri: Sono salito su un palco per la prima volta grazie o per colpa di Gaetano Curreri e perché avevo sentito come suonava la chitarra tra amici, Maurizio Solieri. È stato da subito il “mio” chitarrista. Ho sopportato per anni i suoi volumi e se ho una voce così potente lo devo a lui. Steff Burn: Mi sono innamorato di lui e del suo modo di suonare la chitarra la prima volta che l’ho sentito fare un assolo su un mio pezzo. Ha una tecnica e un gusto che ogni tanto, sul palco, lo bacerei.Andrea Innesto è un ottimo saxofonista, flautista, corista e alterego vocale.Mi aiuta molto durante le prove e nei concerti.Poi è anche “bello”. Claudio Golinelli ho dovuto rubarlo alla Nannini nei primissimi anni 80.Da allora fa parte della mia storia. È un vero rocker, come me, l’unica differenza tra noi è che lui suona il basso. Alberto Rocchetti: ricordo di averlo visto per la prima volta in foto. Da come era vestito ho capito che non scherzava un c…. Poi l’ho sentito suonare ed è stato un magnifico incontro. Suona tutti i tipi di tastiere con grande capacità tecnica e un ottimo gusto Rock.Matt Lough: potrei dire la stessa cosa che ho detto a proposito di Steff. Ne ho sentiti di batteristi ma un “complice” ritmico come lui non lo avevo ancora trovato. Ha dato una grande stabilità al gruppo, anche umana.Frank Nemola: programmatore di suoni, computers, tastiere, straordinario suonatore di tromba e all’occorrenza anche corista.Una bella persona e un grande professionista. Lavora spesso anche nelle preproduzioni e agli arrangiamenti dei miei dischi. Clara Moroni? È la “Ferrari” del Rock. Una cantante straordinaria Il mio alterego femminile. Brava e bella!
11) Le chiavi dei grandi stadi ormai idealmente ti appartengono tutte da tempo… t’è mai venuta la voglia di tornare a esibirti in luoghi più piccoli, non dico in una veste unplugged… ma quasi?
Mi piacerebbe fare concerti più spesso e meno impegnativi dal punto di vista organizzativo. Quelli negli stadi sono sempre eventi straordinari, non eludibili, irrimandabili, che necessitano di mesi di preparazione e il coinvolgimento di migliaia di persone che lavorano. Io devo essere in forma sempre e presente al momento giusto. Anche un raffreddore o un mal di gola potrebbe essere fatale. È una responsabilità che ho, che sento e che mi tiene in tensione per mesi.
12) Nella tua carriera non hai fatto molte cover, ma quelle poche che hai fatto sono diventate “tue”… una per tutte: Generale. Ma a proposito di cover, visto che siamo ancora in pieno periodo celebrativo di Fabrizio DeAndrè, mi piace ricordare la tua versione di Amico Fragile proposta qualche anno fa a Genova… Cosa ricordi di quella esibizione e di De André in particolare?
Quella in memoria di De Andrè è stata la più emozionante. Ci ho lavorato per settimane. Non è facile cantare le canzoni di Fabrizio. Lui era unico. Certo che “Amico Fragile” sembrava scritta per me. “Generale” di De Gregori è stato il pezzo iniziale dello straordinario concerto “Rock sotto l’assedio”. Era perfetta per cominciare, l’avevo deciso subito. È stato fantastico interpretarla. Francesco è sempre stato il mio autore preferito.
13) La tua è una storia molto “cinematografica”, nel senso che sarebbe un perfetto soggetto per il cinema, visto c’è dentro di tutto: il sogno, la disillusione, la musica, le donne, gli amori, il successo, la caduta, larisalita… Insomma, immagino che te lo abbiano proposto in tanti di farci un film… mai andato vicino a cadere in tentazione?? Ed eventualmente, chi vorresti a interpretare Vasco da giovane?
Non lo so. Per il momento sono soddisfatto così.Per me è stato già un gran bel film.
14) L’ultima domanda: come sta, oggi, Vasco lontano dal palco? In che periodo sei della tua vita?
Bella domanda. Fammene un’altra.
Angelo GregorisDirettore Responsabile Allinfo Magazine
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