Lunedì, alla Casa Bianca, Obama e Berlusconi parleranno dell’eventuale trasferimento in Italia di qualche detenuto di Guantanamo, ma in questi giorni il destino dei prigionieri del supercarcere continua a provocare imbarazzi al presidente degli Stati Uniti. Obama ha ordinato la chiusura di Gitmo entro il gennaio 2010, ma non si sa ancora che fine faranno i 240 detenuti. Una manciata di prigionieri sarà affidata ai paesi alleati, gli altri dovrebbero andare in America, ma per ora il Congresso è contrario. La maggioranza dei jihadisti sarà giudicata da corti marziali oppure resterà in un limbo giuridico di “detenzione a tempo indeterminato”.
Uno dei detenuti, Ahmed Ghailani, invece è sotto processo a New York per le stragi alle ambasciate in Africa. L’idea dell’Amministrazione è di mostrare che trasferire e processare i terroristi sul territorio americano non è un problema. Lunedì, però, un giornalista dell’Abc ha chiesto ripetutamente al portavoce di Obama, Robert Gibbs, se l’Amministrazione lascerà libero Ghailani nel caso fosse giudicato innocente, ma non è riuscito a ottenere una risposta. Lo scambio tra il giornalista e il portavoce ha spiegato le difficoltà della guerra al terrorismo ben più di tanti bla-bla sul rispetto dello stato di diritto. Bush ha creato Guantanamo, proprio per questo. Obama si è impegnato a chiuderlo, ma la gran parte dei guantanameri non avrà diritto a un processo. E a chi, come Ghailani, ce l’ha, Obama non è in grado di garantire il rispetto di un’eventuale sentenza di assoluzione.
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