..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

sabato 27 giugno 2009

UN RICORDO

CAMMINANDO INSIEME SULLA LUNA
Con la morte di Michael Jackson non solo termina l'epopea artistica del più grande talento della musica pop mondiale, ma si conclude, e forse per sempre, anche un ciclo musicale che ha segnato un'intera generazione.
Nato nel periodo post-Woodstock, usufruito dei vinili firmati Led Zeppelin, Pink Floyd, Ac/Dc e Black Sabbat, crescevo nella pochezza della musica targata anni '80, fatiscente e poco innovativa, trovando in Vasco Rossi e negli U2 il perché a tanta passione per le sette note, tramandata da miti come Robert Plant e Jimmy Page, "Syd" Barrett, Roger Waters e Bon Scott.
Il pop non è mai stato il mio genere musicale preferito, musica di livello ci mancherebbe, ma che emozionalmente non hai mai lasciato molto, eppure dall'altra parte dell'oceano c'era un ragazzo di colore che, in collaborazione con Rod Temperton, Stevie Wonder e Paul McCartney, stava scalando le classifiche con l'album Off the Wall, un misto di pop, soul, rock, funk, in una parola: musica.
Nonostante il ragazzino ebbe attirato il mio orecchio, i "solo" di Angus Young rimanevano in cima alle godurie più grandi di un bambino di dodici anni. Ma proprio a dodici anni, i miei, ecco l'esplosione: Thriller!
Chi non ha vissuto in presa diretta quel periodo, che oggi torna utile ma che fa anche molta nostalgia, riesce difficilmente a capire che cosa sia stato (ma rimango convinto ancora oggi che Jackson sarebbe potuto nascere in qualunque epoca per rimanere unico) l'avvento di un personaggio come Michael Jackson, della sua musica, dei suoi testi, del suo modo inimitabile di ballare e diventare un tutt'uno tra note e corpo.
Thriller non cambiò la musica intesa come suoni, come generi, ma cambiò radicalmente il suo modo di ascoltarla, di vederla. Tutto quello che oggi possiamo ammirare attraverso i video musicali è nato da Thriller, dall'idea manicale di Jackson di unire la musica al video, con un ballo, una storia, una trama che potesse identificare meglio quello che l'artista stava proponendo al pubblico. Un mini-film contornato da coreografie divenute celebri e prese ad esempio tutt'oggi da artisti e registi. Ma di quell'album (che conservo tutt'oggi in originale vinile) mi rimarrà per sempre impresso Billie Jean, considerato uno dei brani migliori nella storia della musica. Come rimarrà per sempre quella sensazione di energia che sprigionava quel disco nero ogni qual volta la puntina si poggiava (piano) su di esso, per me incredibilmente paragonabile ad Highway to Hell. Ma questa, e non a caso, si chiama musica: il potere di unire.
Chi aveva una benchè minima conoscenza musicale non fece fatica a comprendere che stava nascendo un mito della musica mondiale, un'icona che avrebbe trascinato con se un'intera generazione nata in ogni angolo del pianeta. E così fu. A memoria d'uomo non si ricordavano scene di isterismo da fans dai tempi dei Beatles, di Elvis Presley, dei Rolling Stone, pietre miliari della musica moderna. Jackson creò un modo di vedere la musica che fece sognare milioni di fans, creando una moda, un modo di vestire e di essere, ma nello stesso tempo dedicò anima e cuore alle popolazioni più povere. Scrisse in collaborazione con Lionel Richie il brano We Are the World, inciso il 28 gennaio 1985 a Hollywood, la stessa notte degli American Music Award, a cui parteciparono 45 musicisti, incluso lo stesso Bob Geldof, ideatore del progetto Live Aid, e ventuno cantanti, che si alternarono alla voce solista a partire dagli stessi Lionel Richie e Michael Jackson.
Nella prima giornata in cui il mondo è stato privato del talento di Michael Jackson, si è cominciato a leggere di tutto e di più, e siccome il nostro Paese non può fare a meno di impicciarsi della vita privata altrui, ecco comparire, nei forum e nei siti di informazione, le classiche sentenze di chi, pulito e integerrimo, loda le liriche del cantante dell'Indiana, ma ne condanna il modo di vivere, come se il Sig. Jackson per quello che ha fatto, al suo corpo, abbia chiesto denari a qualcuno.
Non commento la continua campagna fatta ai danni di Michael Jackson sulla questione pedofilia, una macchia che, nemmeno dieci, e dico dieci, sentenze di "not guilty" (non colpevolezza) espresse da dodici giurati che non solo lo hanno assolto dalle accuse di molestie sessuali, ma anche dalle altre imputazioni minori, sono riuscite a cancellare.
Sarà retorica ma Jackson oggi è più vivo che mai, con le sue canzoni, con il suo modo di ballare.
Chi oggi non ha ascoltato Thriller o Beat It, chi non si è emozionato nel canticchiare, con il classico americano-maccheronico, Heal the World o Man in the Mirror. Oggi, come ventisette anni fa, Michael Jackson ha avuto il potere di "fermare" il mondo, diventando per sempre leggenda, lui che leggenda lo è sempre stato.
Per i vecchi fan, così come per i nuovi, ho un pensiero. Il 16 maggio 1983, mentre eseguiva Billie Jean al concerto show del 25esimo anniversario della Motown, Jackson lanciò il moonwalk, un passo di danza che fece il giro del mondo, e provato da padri, madri, figli e nipoti in ogni casa del pianeta terra. Stasera prima di andare a dormire provateci ancora una volta, e anche se non vi verrà bene, pensate che state dando l'ultimo saluto al Sig. Michael Joseph Jackson, e come per magia quell'assenza di gravità vi darà l'illusione di camminare sulla luna, insieme a Michael.
UN SORRISO
una fan
Proprio qualche mese fa, mentre io e mio marito ripensavamo con nostalgia a quanto fossero belli gli anni '80, ci venne in mente quanto amassimo entrambi Michael Jackson, le sue canzoni, i suoi passi di danza. Rivedere insieme i video di "Jacko", rivivendo le stesse emozioni di allora, fa capire di quanto fosse capace, con la sua voce ed il suo modo così unico e sensuale di muoversi, di coinvolgere e di emozionare milioni di fan.Ricordo perfettamente quando, poco più che una bambina sognavo di poterlo incontrare, di sposarlo, e vivere accanto a lui per il resto della vita. La bellezza degli undici anni è innamorarsi di uno come Michael Jackson, e poco importa se poi crescendo ci si rende conto che la vita reale è tutta un'altra cosa, quello che rimane dentro è il sogno di bambina, quello che "Jacko" ha sempre cercato di donare a tutti noi e che lui non ha mai avuto. La paghetta settimanale era destinata per intero all'acquisto dei suoi album, e per acquistare qualsiasi fanzine che parlasse di lui, che avesse il suo poster da appiccicare rigorosamente in camera, naturalmente nel posto più bello.
Oggi, nel giorno della sua morte, sono riaffiorate in me le emozioni di allora, di quando ero bambina, di quei momenti in cui avrei voluto sposarlo. E' riaffiorata in me tanta rabbia, nel rileggere come allora il suo nome infangato dalle accuse di pedofilia. Ma per me, "Jacko", sarà per sempre il re indiscusso del pop, il bambino prodigio che ha conosciuto la fame e i maltrattamenti di un padre-padrone, un bambino che è stato investito dal successo per il suo grande talento.
Rimarrà un vero mito, come tutti i più grandi che, come lui, se ne sono andati troppo presto. Continuerà a vivere in eterno nei suoi album, i più venduti di tutti i tempi, e quando un giorno i miei figli mi chiederanno chi era Michael Jackson, gli risponderò che era semplicemente un uomo, innamorato della musica e dei bambini, delegittimato del diritto di vivere la propria età, adulto quando avrebbe dovuto essere bambino, e, forse, bambino quando avrebbe dovuto essere adulto. Sostanzialmente una persona sola, che ha sempre cercato negli altri il sorriso da bambino che lui non ha mai avuto, e che, purtroppo, non è mai stato.

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