Con la fine della guerra, con l'abbattimento dei grandi totalitarismo di destra e con la "scoperta" del carattere altrettanto totalitario del comunismo, la parte più avanzata e civile del mondo si era prefissa un grande – sia pur lontano e difficile – obiettivo: consentire a tutti gli abitanti di questo mondo di godere di quei diritti di libertà che le menti migliori dell'Occidente avevano elaborato e teorizzato negli ultimi tre secoli. Era un obiettivo ambizioso, che ci contrapponeva a quella parte del mondo in cui le libertà civili e individuali erano e sono considerate un orpello o un noioso impedimento all'attività dello Stato-padrone. In fondo, in questa ottica potrebbe essere visto il processo di ricostruzione dell'Europa secondo principi democratici, il confronto con il totalitarismo sovietico, lo stesso sostegno ai processi di emancipazione, di autodeterminazione, di affrancamento da regimi antidemocratici esercitato fino a ieri, sia pur con alterne fortune, con convinzione non sempre ferma e con finalità non sempre cristalline.
Ora non più.
Il mondo "che conta", messo da parte come un ferrovecchio il grande tema politico che ci ha mobilitato fino a ieri, scopre che il vero obiettivo mondiale, il vero valore universale è il clima. È il salvataggio del mondo dall'imminente catastrofe. E ingaggia una battaglia donchisciottesca contro le variazioni climatiche, pur sapendo – ma non facendo sapere – che il riscaldamento globale è causato – se lo è – solo in minima parte dalla presenza e dall'attività umana, e che dunque ad uno sforzo immane per ridurre le emissioni antropiche di CO2 corrisponderà un effetto limitato alla sola quota di emissioni delle quali l'uomo è responsabile: una percentuale assai modesta. Ma tant'è, proclami concitati, insensati e fuorvianti si susseguono, insieme alle proteste imbecilli di coloro che vorrebbero che la riduzione del Global Warming fosse ancor più rapida e totale. E al luogocomunismo non si sottrae nemmeno un gran numero di scienziati, che in privato non hanno difficoltà a riconoscere che le cause del GW sono per la parte di gran lunga maggiore indipendenti dell'attività umana, e che in pubblico si allineano con le posizioni dei talebani ambientali. Del resto mettercisi in mezzo può sempre costituire un buon business…Insomma, l'ambientalismo, con i suoi valori e le sue fisime, sta rischiando di diventare una sorta di paravento, dietro al quale si legittimano accordi, alleanze commerciali e silenzi che un tempo sarebbero parsi inconcepibili al mondo libero. Così il premier cinese, che torna precipitosamente in patria per l'esplosione della protesta in una della aree in cui i problemi nazionali e religiosi sono più caldi, non sconta la riprovazione dei grandi dell'Occidente. Mani libere nella repressione, dunque. L'importante è strappargli, magari solo a parole, l'impegno a collaborare a questo velleitario e gigantesco progetto: lui lo farà a parole, noi lo faremo, a quanto pare, a suon di miliardi di euro, e tutti saranno contenti.
Unica consolazione in questa corsa al "sostenibile", è che probabilmente il mondo, che ha già visto riscaldamenti globali assai superiori all'attuale, se la cavi malgrado le nostre follie.
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