I congiurati sono rimasti col coltello in mano. «Ecco le foto che Berlusconi ha vietato», titolava il 5 giugno scorso, più di un mese fa, El País. La caccia, anzi il safari alla ricerca degli scatti da esibire come un trofeo sul tavolo planetario del G8, era in pieno svolgimento. Cinque le immagini messe in pagina dal quotidiano spagnolo. Cinque su cinquemila della fantastica Zappadu collection. Il mese è passato, il G8, ambientato nella ballerina terra abruzzese, è decollato. Ma l’imbarazzo e la vergogna, se ci sono, sono rimasti in qualche cassetto. Le foto saffiche, le foto lesbo, le foto con minorenni, le foto con le Noemi e le Patrizie e le escort dall’accento slavo, le foto che avrebbero dovuto incrinare il rapporto fra il premier e gli italiani, le foto che avrebbero dovuto costringere Berlusconi alla fuga da Palazzo Chigi, non sono uscite. Non sono in pagina. Non sono su nessun sito. Abbiamo intravisto qualcosa, appunto su El País, ci siamo sorbiti morbose e al tempo stesso un po’ confuse descrizioni, siamo stati sommersi da didascalie chilometriche più o meno piccanti, ma alla fine siamo rimasti al palo. Come non si è smossa, almeno finora, l’inchiesta di Bari che pure, a leggere i principali giornali italiani, puntava come un razzo su Villa Certosa, sui festini, sulla cocaina, sulle escort superpagate. Ci dobbiamo accontentare delle foto di Berlusconi con Obama, Berlusconi con la Merkel, fra le rovine di Onna, Berlusconi con Sarkozy. Berlusconi con le braccia conserte o le mani aperte. Berlusconi padrone di casa fra i padroni del mondo. Questo passa il convento. Montagne di articoli. Un’inchiesta aperta e chiusa, quella sì alla velocità della luce, dalla Procura di Roma per gli strombazzatissimi voli di Stato. Gossip, boatos e voci. Patrizia D’Addario si è fatta intervistare da El País e dal Sunday Times e ora anche dalla Cnn e da Paris Match, assicurando così una copertura globale alle proprie prestazioni sessuali. Il Sunday Times, proprio alla vigilia del G8, ha ridato fuoco alle polveri spiegando che le principali testate europee, dal Times a El País e Stern, erano ventre a terra alla ricerca delle foto proibite. Proibite, perché Berlusconi si era rivolto al Garante della privacy e alla procura di Roma chiedendo di bloccare la diffusione della Zappadu collection: in pratica un saccheggio dell’intimità degli ospiti di Villa Certosa. In conclusione, non si è visto granché. Anzi poco, pochino, pochissimo. Da Bari in simultanea è arrivata la notizia che la Procura non aveva alcuna intenzione di sentire Berlusconi sulle ragazze a pagamento gestite da Gianpaolo Tarantini detto Gianpi. Roma ha chiuso in fretta il fascicolo con Apicella, attrici e amiche. Nichi Vendola, non Berlusconi, ha mandato in soffitta la sua giunta circumnavigata dalle inchieste e ne ha presentata un’altra, riverniciata di candide intenzioni. I cronisti di giudiziaria e gli inchiestisti sono rimasti a Bari per giorni e hanno setacciato il mondo delle veline per catturare una qualche confidenza a luci rosse, un sms proibito, un regalino di Papi, ma non hanno fatto molta strada. Per giorni, anzi per settimane, ci siamo arrovellati sulle foto di Topolanek nudo, che più nudo non si può, sulle ragazze sotto la doccia in topless e sulla misteriosa lady nel parco di Villa Certosa che potrebbe assomigliare a Noemi ma potrebbe anche non assomigliarle. Risultato: Silvio con Barack. Strette di mano. Flash ufficiali. Il protocollo. Liturgico che più liturgico non si può, anche se sistemato nella coraggiosa cornice d’Abruzzo... Continua
di Stefano Zurlo
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