Cuore, coraggio, istinto, passione. Queste sono solo alcune delle cose necessarie nelle corse di moto. C’è un fattore che è molto importante, alla base di tutto quello che riguarda le moto, dalla progettazione alla sicurezza in pista; questo fattore è la mente, sempre presente, ma che in alcuni piloti sembra relegato all’ultimo posto dal momento dello spegnimento dei semafori fino alla bandiera a scacchi. Ci sono invece altri, che a un certo momento della gara, quando la fine è ormai vicina, che pensano e calcolano cosa sia meglio in base alla classifica del campionato: continuare a spingere e rischiare una caduta (e i conseguenti zero punti), oppure accontentarsi in favore della graduatoria e non osare oltre i limiti imposti dalla moto? E ancora, cercare l’immediato adattamento a una nuova moto, o imparare a conoscerla passo passo, aumentandone il feeling gara dopo gara, test dopo test?
Tra questi ultimi vi è sicuramente Andrea Dovizioso, il pilota del momento dopo la vittoria di Donington Park, campione della 125cc nel 2004 che da due anni milita nella MotoGP, ottenendo quest’anno il passaggio nel team ufficiale Honda Repsol al fianco del tre volte mondiale Dani Pedrosa, dopo un primo anno nei ranghi del Team Scot, lo stesso che lo segue dal 2004 e con cui ha vinto il titolo iridato. Nato a Forlì nel 1986, come ormai tutti i piloti della nuova generazione, Andrea è salito in moto fin da piccolo correndo nei circuiti minimoto, passando poi alla vigilia del 14° compleanno al campionato nazionale e vincendo l’anno successivo quello europeo. Per lui anche qualche presenza nella classe mondiale 125cc come Wild-card. Il primo anno completo nel circuito mondiale lo vede nel 2002 pilota ufficiale Honda, ma con scarsi risultati fino al 2004, anno della sua consacrazione all’età di 18 anni. Nel 2005 passa alla categoria 250cc, ma mancanza di esperienza e mezzo poco competitivo gli impediscono di lottare ad armi pari contro gli spagnoli Pedrosa e Lorenzo. In tutti questi anni, il Dovi (questo il suo soprannome) si è distinto nel gruppo non solo per la costanza nei risultati.
“La mia prima moto è stata una 125 da Gran Premio, ed è stata un’esperienza traumatica“, ricorda il forlivese “Mi era stato chiesto di correre nel 2000 per il team di Fiorenzo Caponera perché ero il più veloce in minimoto. Ho provato questa Aprilia GP tre volte a Maggiore durante i test invernali prima della stagione 2000, e alla fine mi è stato detto che non ero abbastanza veloce per correre“. Tuttavia questo non ha certo fermato Andrea, che ammette che quando si è un teenager entusiasta non ci si ferma certo a pensare che sia tutto finito dopo il primo rifiuto, infatti una settimana dopo un altro team gli propose di correre nel Campionato Aprilia: Dovizioso vinse la prima gara e poi il campionato, lottando contro Michel Fabrizio, oggi pilota del Team Ducati Xerox in Superbike.
Se si esclude il primo contatto con una moto da Gran Premio, la carriera di Andrea Dovizioso è sempre stata segnata dalla costanza nei risultati e dalla sua capacità di riuscire a tirare fuori il massimo della sua moto, senza mai però superarne i limiti, e dal voler imparare a conoscere la moto migliorando giorno per giorno, senza mai buttarsi a capofitto e rischiare più del dovuto. “E’ sempre stato il mio stile, fin da quando correvo sulle minimoto. E’ il mio carattere, tutto qui. Ovviamente mio padre mi ha aiutato a imparare a pensare in questo modo. Quando inizi a correre in minimoto tuo padre è tutto“, spiega: e aggiunge “Pensare molto è importante in tutti gli sport, ovviamente, non solo nelle moto. Qualunque cosa tu stia facendo è importante capire tutto e pensare a ogni cosa, in modo da poter migliorare“.
Un pensatore, e non solo in pista. Finita una gara, Andrea comincia già a pensare a quella dopo, rivedendo quella appena passata e cercando di studiare nei minimi dettagli corsa e sessioni di prove, per cercare di capire cosa si può ancora migliorare o correggere. Anche se adesso, con la prima vittoria, può fermarsi a festeggiare.
Marika Farinazzo
Tra questi ultimi vi è sicuramente Andrea Dovizioso, il pilota del momento dopo la vittoria di Donington Park, campione della 125cc nel 2004 che da due anni milita nella MotoGP, ottenendo quest’anno il passaggio nel team ufficiale Honda Repsol al fianco del tre volte mondiale Dani Pedrosa, dopo un primo anno nei ranghi del Team Scot, lo stesso che lo segue dal 2004 e con cui ha vinto il titolo iridato. Nato a Forlì nel 1986, come ormai tutti i piloti della nuova generazione, Andrea è salito in moto fin da piccolo correndo nei circuiti minimoto, passando poi alla vigilia del 14° compleanno al campionato nazionale e vincendo l’anno successivo quello europeo. Per lui anche qualche presenza nella classe mondiale 125cc come Wild-card. Il primo anno completo nel circuito mondiale lo vede nel 2002 pilota ufficiale Honda, ma con scarsi risultati fino al 2004, anno della sua consacrazione all’età di 18 anni. Nel 2005 passa alla categoria 250cc, ma mancanza di esperienza e mezzo poco competitivo gli impediscono di lottare ad armi pari contro gli spagnoli Pedrosa e Lorenzo. In tutti questi anni, il Dovi (questo il suo soprannome) si è distinto nel gruppo non solo per la costanza nei risultati.
“La mia prima moto è stata una 125 da Gran Premio, ed è stata un’esperienza traumatica“, ricorda il forlivese “Mi era stato chiesto di correre nel 2000 per il team di Fiorenzo Caponera perché ero il più veloce in minimoto. Ho provato questa Aprilia GP tre volte a Maggiore durante i test invernali prima della stagione 2000, e alla fine mi è stato detto che non ero abbastanza veloce per correre“. Tuttavia questo non ha certo fermato Andrea, che ammette che quando si è un teenager entusiasta non ci si ferma certo a pensare che sia tutto finito dopo il primo rifiuto, infatti una settimana dopo un altro team gli propose di correre nel Campionato Aprilia: Dovizioso vinse la prima gara e poi il campionato, lottando contro Michel Fabrizio, oggi pilota del Team Ducati Xerox in Superbike.
Se si esclude il primo contatto con una moto da Gran Premio, la carriera di Andrea Dovizioso è sempre stata segnata dalla costanza nei risultati e dalla sua capacità di riuscire a tirare fuori il massimo della sua moto, senza mai però superarne i limiti, e dal voler imparare a conoscere la moto migliorando giorno per giorno, senza mai buttarsi a capofitto e rischiare più del dovuto. “E’ sempre stato il mio stile, fin da quando correvo sulle minimoto. E’ il mio carattere, tutto qui. Ovviamente mio padre mi ha aiutato a imparare a pensare in questo modo. Quando inizi a correre in minimoto tuo padre è tutto“, spiega: e aggiunge “Pensare molto è importante in tutti gli sport, ovviamente, non solo nelle moto. Qualunque cosa tu stia facendo è importante capire tutto e pensare a ogni cosa, in modo da poter migliorare“.
Un pensatore, e non solo in pista. Finita una gara, Andrea comincia già a pensare a quella dopo, rivedendo quella appena passata e cercando di studiare nei minimi dettagli corsa e sessioni di prove, per cercare di capire cosa si può ancora migliorare o correggere. Anche se adesso, con la prima vittoria, può fermarsi a festeggiare.
Marika Farinazzo
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