Ricusata per aver detto “che il tribunale ha anche altre cause da seguire”, che sono più importanti perché riguardano persone in stato di detenzione. E anche perché si è permessa di “commentare” lo spessore di uno dei testi, il primo, dell’accusa. Aveva «inquadrato il personaggio».
Embè? Mica ha detto: “pubblico ministero facimm ambress, che tengo a che fa! ”? Né ha esclamato: “signor Armando, vedit e nun ce fa perdere tiemp!”.
Semplicemente il Giudice Teresa Casoria si è preoccupata di assicurare che il processo Ambrosino e altri ventitré, nell’esclusivo interesse della giustizia, si svolgesse senza i rallentamenti e le anomalie mediatiche che lo precedevano. Non solo, con altrettanta condivisibile premura, “la Giudice” si curava che il processo al pallone non ostacolasse il regolare funzionamento della sezione della quale fa parte. Ci sono anche altri processi che hanno dignità e che reclamano attenzioni almeno pari a quelle dovute al processo calciopoli.
E neanche la locuzione “economia processuale” è di suo conio. Perché anche questo, che è uno dei principi a cui si ispira la procedura, è stato lasciato intendere all’opinione pubblica quale «fantasiosa e surreale» invenzione del Presidente del collegio giudicante.
Per ciò (e altro) Teresa Casoria è stata vista di cattivo occhio da molti, primi fra tutti i due pm e qualche avvocato di parte civile, che invece di tutelare la propria assistita, sembra aver perso tempo a consigliare condotte processuali ad uno degli imputati…
Vuoi vedere che una volta che ci siamo imbattuti in uno di quei (tanti) Giudici che vogliono far funzionare la macchina giudiziaria, questo deve essere accusato di frettolosità?
Tanto è bastato ai due pm per chiedere la ricusazione del Presidente del collegio giudicate. La ricusazione è stata (ovviamente, oserei dire) rigettata. Non solo la Corte d’appello chiamata a pronunciarsi sulla richiesta della pubblica accusa ha dovuto evidenziare che questa è stata proposta fuori dai termini previsti, ma quasi a voler sommergere di ulteriore “scorno” i ricusanti, ha voluto valutare nel merito la questione. Le frasi dalle quali a detta dei pm si evinceva un’anticipazione di giudizio da parte del giudice, non integrano per la Corte d’appello l’espressione di una convinzione di innocenza prematuramente formatasi nel Giudice.
Una cosa ci sarebbe piaciuto, che così come avviene per le parti private in caso di rigetto della ricusazione, i pm fossero tenuti a titolo personale «al pagamento a favore della cassa delle ammende di una somma da euro 258 a euro 1.549».
Quei due pm che invece che ingolfare ulteriormente gli organi giudiziari con una “fantasiosa e surreale” richiesta di ricusazione, avrebbero dovuto essi sì essere più rispettosi del Presidente del collegio e del popolo italiano (in nome del quale chiederanno severe condanne, e grazie al quale prendono lo stipendio…), provvedendo alla citazione di quel “congruo numero di testi” tale da assicurare la speditezza del processo. Invito puntualmente rivolto da Teresa Casoria alla fine di ogni udienza e puntualmente disatteso dai pm.
Aspetto quest’ultimo che ha rinnovato di volta in volta i nostri dubbi circa il reale interesse dell’accusa di arrivare a sentenza. Intendimento questo esplicitamente manifestato dal Giudice. Paradossalmente la lentezza con la quale i pm presentano i testi, fa pensare che siano proprio loro a voler sfuggire dalla nomale conclusione del processo.
E pensare che il Presidente ha palesemente dimostrato più di un’indulgenza verso i pm, che non riuscivano a far presentare in aula i testi che citavano. Basti ricordare i vari Ancellotti, Cellino (quest’ultimo addirittura accompagnato in modo coattivo!), il maresciallo Di Laroni (tele-studente due volte impedito), il neo papà (non partoriente) colonnello Auricchio e anche Franco Baldini. A proposito, che fine ha fatto la citazione dell’ex ds della as Roma?
Oggi si riprende, tanto per cambiare la pubblica accusa ha convocato il mirabolante numero di un (dicasi uno!) testi. Certo è chiamato a deporre il capo degli investigatori che hanno indagato su Moggi e pseudocupolari, però si poteva essere molto più avanti con i lavori del processo.
L’attesa per l’audizione del colonnello Auricchio è dunque agli sgoccioli (salvo paternità dell’ultima ora…), “andiamo jà, sentiamo che ha da dire”.
Colonnello prego, pronunci questa formula di impegno…
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