Il presidente Barack Obama taglia i finanziamenti alla Nasa, rinuncia a volare alto verso la Luna e preferisce restare con i piedi per terra per affrontare e combattere al meglio i nemici asimmetrici dell’America. A Washington, ieri, è stato il gran giorno della presentazione del bilancio federale, compreso quello del Pentagono, ma anche l’occasione della pubblicazione del Quadrennial Defense Review, il documento strategico del dipartimento della Difesa che ogni quattro anni delinea la dottrina militare e le priorità di sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Le novità sono sostanziali, anche se non molto diverse dall’esercito tecnologico immaginato da Donald Rumsfeld. La strategia di difesa americana è stata aggiornata alle nuove minacce terroristiche e mai come adesso, sotto la presidenza del Nobel per la Pace, l’America mette a disposizione del suo apparato così tanti mezzi, ancora di più di quanti il Congresso ne fornì a Ronald Reagan all’apice della guerra fredda.
Per il 2011, l’Amministrazione Obama ha chiesto oltre 700 miliardi di dollari, circa il due per cento in più rispetto alla cifra record richiesta l’anno scorso dalla nuova Casa Bianca. In più Obama ha chiesto 33 miliardi di dollari per finanziare l’invio di quest’anno dei 30 mila nuovi soldati in Afghanistan. Iraq e Afghanistan, più gli altri fronti della guerra al terrorismo sono le priorità di breve periodo contenute nel Quadrennial Defense Review, assieme al buildup militare anti iraniano che il Pentagono sta preparando in medioriente e nel golfo Persico. Il documento sottolinea la necessità che Washington rassicuri gli alleati sull’impegno continuo in Iraq, Afghanistan e Pakistan, in modo da bilanciare la deterrenza nei confronti delle potenze nemiche e la necessità di non urtare la sensibilità per la presenza stabile di forze americane nella regione.
La novità del Qdr è negli obiettivi di lungo periodo. Il documento rigetta il primo comandamento della dottrina militare americana, quello elaborato negli anni della guerra fredda che impegna l’apparato bellico del Pentagono a prepararsi a combattere in contemporanea due guerre importanti. Il sistema di difesa immaginato dagli uomini di Obama – così come da Rumsfeld, capo del Pentagono di Bush dopo l11 settembre – dovrà preoccuparsi di affrontare una varietà di minacce, in un paesaggio instabile dove estremisti o gruppi non statali costituiscono un pericolo maggiore e crescente per la regione e per l’America, assieme alla diffusione delle armi di sterminio e agli attacchi cibernetici. Il documento obamiano individua anche nel surriscaldamento terrestre un fattore di potenziale instabilità mondiale e invita l’apparato militare a ridurre la sua dipendenza dalla benzina.
Gli strateghi del Pentagono, guidati dal sottosegretario Michèle Flournoy, hanno stabilito che l’esercito deve diventare un esercito di forze speciali dislocate in ogni parte del mondo, capaci di colpire con operazioni mirate ovunque siano in pericolo gli interessi nazionali. Il Qdr punta a istituire “postazioni di difesa globale”, cioè una serie di basi militari all’estero da dove poter far partire le truppe americane. Il segretario alla Difesa, Robert Gates, ha chiesto di progettare e realizzare entro vent’anni nuovi sistemi di difesa capaci di sorvegliare obiettivi nemici, di resistere alle interferenze elettroniche e pronti a colpire con missili di precisione lanciati da distanza o in grado di penetrare le difese degli avversari. Il Pentagono pensa, inoltre, a nuovi sottomarini nucleari e a sofisticati bombardieri capaci di ricevere rifornimento in volo. A Obama, nel breve, servono aerei senza pilota, elicotteri e forze speciali, a conferma che è concentrato a sconfiggere il terrorismo islamista più che a combattere eserciti convenzionali.
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