..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

giovedì 25 marzo 2010

INFINITIF "BATTE" LA GAZZETTA DELLO SPORT

Era il 29 marzo del 2008 quando scrissi del caso Infinitif e dell'Allevamento di Marco Folli, chiamato direttamente in causa dagli articoli pubblicati a più riperse dalla Gazzetta dello Sport a firma di Michele Ferrante, con l’accusa anche di aver falsato documenti sulla nascita del cavallo che vinse il Derby del trotto italiano.
Titolai il pezzo: "Sarà Infinitif", vista l'azione legale che intrapresero gli avvocati Gianni Scagliarini, Francesco Moruzzi e Giorgio Alpeggiani presso il tribunale di Milano contro il giornalista e il Direttore ed Editore della Gazzetta dello Sport, per danni morali, commerciali e che lesero l’onorabilità e la reputazione di Marco Folli e della sua importante attività allevatoria.
A distanza di oltre ventiquattro mesi è arrivato il successo giudiziario di Marco Folli e dei suoi legali.
Marco Folli ed il suo Allevamento hanno ottenuto dal Tribunale di Milano la condanna della Gazzetta dello Sport, del suo Direttore in allora Carlo Verdelli e del giornalista Michele Ferrante, al risarcimento dei danni liquidati in oltre € 80.000,00 per la lunga serie di articoli diffamatori relativi alla cosiddetta vicenda di Infinitif, risultata una bolla di sapone insussistente, montata e creata in una assurda campagna di stampa.
La difesa di Marco Folli ha messo in luce la configurazione (e il tribunale ha accolto ) degli articoli relativi alla vicenda “un tormentone del trotto italiano”, la “martellante reiterazione” degli stessi, tale da concretare una vera e propria campagna di stampa diffamatoria.
Secondo gli avvocati che hanno condotto a buon fine la causa, Marco Folli si è fatto portatore di un’azione che trascende il suo interesse personale ma anche a tutela del buon nome dell’ippica italiana tutta, mentre persone ed Enti istituzionali a suo tempo non avevano minimamente reagito.
Infinitif, che oggi corre regolarmente in Francia, e che a suo tempo fu trasferito negli Stati Uniti, ha vinto ancora, e non solo contro gli "amici" quadrupedi, ma anche contro quel modo di fare giornalismo a cui l'Italia dei beoti è stata abituata.

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