..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

giovedì 3 giugno 2010

AND JUSTICE FOR ALL!

Nel 1988 i Metallica denunciarono la corruzione del sistema giudiziario con “…and justice for all” . Non è difficile oggi associare alcuni stralci di quella canzone, se non tutta, al pensiero di quanti hanno seguito meticolosamente l’evolversi di “calciopoli” e che avranno la pazienza e la voglia di leggere anche queste poche pagine fino in fondo.
La sentenza di primo grado che condanna l’ex amministratore delegato della Juventus a tre anni di reclusione per associazione a delinquere e frode sportiva, ha reso felici quanti avevano oramai esaurito gli argomenti a sostegno della farsa consumatasi nel 2006 e glissavano sull’argomento con un comodo «no comment, per me quella storia si è chiusa». Per lo più tifosi e opinionisti da bar dello sport cui mancano la voglia, le capacità ma anche la convenienza di analizzare il testo della sentenza e raffrontarlo con le evidenze, i fatti reali, quelle prove lasciate intenzionalmente fuori da brogliacci, informative e tesi colpevolistiche. Quegli stessi opinionisti tifosi che non solo hanno generato, con gli anni, il clima d’odio ideale a ospitare il processo mediatico del 2006, ma che – e oggi possiamo dirlo con certezza – hanno collaborato alle indagini, guidando gli organi inquirenti e indirizzando loro verso tutti quei personaggi del sottobosco calcistico capaci di portare nuove supposizioni a sostegno dell’accusa. Supposizioni e nient’altro. Rancori, legati a questioni meramente personali, di individui perennemente in conflitto con la Juventus e i suoi dirigenti.
Qui non c’è da chiedersi se la scelta del rito abbreviato sia stata giusta o sbagliata, un dato irrilevante che alimenta la disinformazione, quanto se l’assenza di verifiche delle informative sia da imputare al semplice pressappochismo o a qualcosa che potremmo definire, andandoci leggeri, mala fides. Poiché prima chi ha redatto le informative, poi i pubblici ministeri e infine il GUP De Gregorio non hanno eseguito alcuna verifica di accertamento del materiale preso in esame, nemmeno i raffronti più semplici quali possono essere il risultato di una partita, le ammonizioni e le diffide. In particolare, colpisce la posizione del GUP, che pur avendo dato prova di non essere insensibile a giornali e telecamere, ha trascurato (volutamente?) l’ampia mole di dati pubblicamente accessibili in contrasto con quella che è nei fatti una sentenza anacronistica. Talmente distaccata dalla realtà dei fatti che pare essere stata scritta all’interno di una rosea campana di vetro. And justice for all!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Riportato:
Il processo vero di Calciopoli non interessa più - Repubblica, zero righe. Corriere dello Sport, zero righe. Due dei giornali consultati da Auricchio per trovare riscontri a quanto ascoltavano nelle telefonate non hanno scritto nulla sull'udienza di ieri del processo Calciopoli. La Gazzetta, altro giornale superconsultato dagli investigatori, ha pubblicato online un servizio dell'inviato Valerio Piccioni di sole 12 righe e mezza, dimenticando di dire ai suoi lettori che è stata prodotta la famosa circolare dell'agosto 2004 che regolamentava l'accesso agli spogliatoi per gli addetti ai lavori, si è parlato anche dei sorteggi, sempre spacciati come taroccati; per il quotidiano rosa un colpo di tosse di Bergamo, durante il sorteggio, meritò la prima pagina come prova del "truccaggio" dei sorteggi, mentre la deposizione del notaio che certificava le operazioni, mai interrogato da Auricchio, non ha guadagnato il titolo dell'articolo di Piccioni, e tanto meno sarà in prima pagina. Ottima e completa informazione, invece, su Tuttosport, con un servizio curato da Alvaro Moretti.
Un silenzio, quello dei media, che continua a coprire fatti clamorosi, come già avvenuto per l'intercettazione Bertini-Bergamo sull'imbarazzante visita di Facchetti all'arbitro prima della partita.

Unknown ha detto...

Domani scriverò proprio su questo aspetto.