Avevo già scritto nel precedente editoriale di come, in molte occasioni, i due pm, nel corso del loro esame ai vari testi, abbiano fatto ricorso all’aiuto della memoria, leggendo brevi tratti dei verbali con le dichiarazioni rese in sede di sommarie informazioni. Dichiarazioni che, come andremo a vedere, in alcuni casi non sono state confermate per come furono inizialmente presentate, svilendone di molto il contenuto e mostrando chiaramente come alcuni “passaggi” siano stati forzati per finire nel calderone di un’accusa che fa sempre più acqua da tutte le parti. Ho anche scritto che molti testimoni dell’accusa in aula non hanno prodotto altro che un elenco di intercettazioni con una serie di ipotesi ad esse legate, che avrebbero dimostrato la cupola e l’associazione a delinquere. Ipotesi non verificate e che per assurdo sono state anche smentite in aula dagli stessi testimoni chiamati invece a confermale. Facciamo qualche esempio.
L’11.05.2010, Carlo Ancelotti è stato chiamato sul banco dei testimoni a Napoli. Una delle domande poste dal pm Narducci, sempre in “richiamo alla memoria” e che sembra fatta apposta per smentire nuovamente le ipotesi accusatorie è la seguente.
Narducci: «Dallo stesso verbale, c’è una prima fase che non leggo, in cui si rappresenta al teste, persona informata dei fatti, il contenuto di un colloquio telefonico registrato tra Leonardo Meani e Pierluigi Collina in relazione a confidenze ricevute da Meani da Ancelotti durante quel viaggio del 17 aprile, “cioè si dice più in particolare che al giovedì Moggi conosceva già in anticipo i direttori di gara, che era stato in grado di condizionare la programmazione del calendario del campionato e che era già pronta la torta di far vincere la Juventus, salvo poi essersi verificati fatti imprevisti dopo la partita Juve-Parma. Rispondo che non ho mai riferito circostanze così precise al Meani anche perchè realmente non conoscevo fatti di tal genere e non potevo dire e non posso oggi dire con precisione che Moggi al giovedì conosceva già il nome dell’arbitro della partita che la Juve avrebbe disputato, che aveva stilato lui materialmente il calendario. All’epoca percepivo che accadevano circostanza strane, e posso sicuramente affermare che esisteva un rapporto confidenziale tra Moggi e l’arbitro De Santis” e prosegue».
Andiamo a leggere cosa risponde il teste.
Ancelotti: «Esatto. Questo confermo, non ho mai detto a Meani che sapevo al giovedì che Moggi mi diceva gli arbitri della domenica, né tanto mai ho detto a Meani che Moggi era in grado di stabilire il calendario prima del campionato. Che succedevano cose in quel campionato, che Moggi avesse un rapporto privilegiato con De Santis, questo lo posso affermare anche se non ho dati, era solo una sensazione che io avevo».
Proseguendo.
Ancelotti: «Io direttamente non ho mai visto Moggi dentro lo spogliatoio dell’arbitro».
Ed ancora.
Ancelotti: «”La torta era pronta” non l’ho mai usata, anche perché quel campionato ce l’ho ancora addosso anche perché il fatto di averlo perso è uno dei più brutti ricordi della mia carriera. Quell’espressione lì non l’ho mai usata anche perché quel periodo lì, un fatto strano a Perugia è successo, nel senso che abbiamo aspettato un’ora e mezzo fra un tempo e l’altro e questo è molto strano, quindi…».
Narducci: «Nel corso di quel periodo, sto parlando degli anni in cui lei Ancelotti era allenatore della Juve, quindi ’99-‘01, nel corso del periodo estivo, dunque quando il campionato doveva ancora iniziare, è stato mai chiesto a lei da Luciano Moggi o altri dirigenti della Juve, se lei come allenatore della squadra in quel momento aveva preferenze quanto alle possibilità di incontri della Juventus nella prima parte del campionato?».
Ancelotti: «No».
Narducci: «Cioè se aveva dal suo punto di vista come di tecnico, allenatore riteneva che fosse più o meno conveniente per la squadra affrontare un certo tipo di impegni?».
Ancelotti: «No, non è mai successo».
E su De Santis…
Ancelotti: «No, no, atteggiamento di questo genere no, non ho mai visto altro tipo di atteggiamenti, anche perché credo che De Santis era portato anche a questo tipo di atteggiamento perché aveva sicuramente un rapporto più confidenziale rispetto ad altri arbitri, anche nei confronti degli allenatori e giocatori; che caratterialmente De Santis fosse più portato a manifestare confidenza».
Quindi, ricapitolando, il pm presenta un’intercettazione in cui Meani “millantava”con Collina di aver saputo da Ancelotti circostanze che lo stesso in un’aula di tribunale ha chiaramente in buona parte smentito e per il resto archiviato semplicemente affermando: «Mie valutazioni personali».
Mi ritorna sempre in mente un’espressione utilizzata dalla procura di Torino nella disposizione di archiviazione della prima fase di intercettazioni, che recitava più o meno così: emersi in alcuni casi “elementi di segno contrario” . Proviamo a rileggere questo esame anche sotto un altro aspetto, perché a pensar male si fa peccato ma a volte…
Viene proposta al teste la lettura di un’intercettazione tra Collina e Meani, in cui l’ex addetto agli arbitri del Milan faceva confidenze all’ex fischietto. Il binomio confidenziale Collina-Meani sembra non finire mai e continua a rimanere in secondo piano.
Non solo. Rispondendo alle domande dell’Avv. Gandossi (difesa Meani), Carlo Ancelotti evidenzia come torto arbitrale quello in cui venne ammonito Maldini (Lecce-Milan), la cui squalifica gli avrebbe impedito di giocare la successiva partita che era il derby di Milano: “sembrava proprio un fatto voluto”.
Riprendiamo a questo punto anche le “sacre scritture”, quelle della gazzetta, che riporta le parole di Galliani: «E’ stato un arbitraggio tecnicamente del tutto inadeguato»e spiega tecnicamente l’episodio: “Lecce-Milan scorre via sull’1-1, manca un pugno di minuti alla fine della partita, la squadra di Delio Rossi va in contropiede, il pallone è nella metà campo dei rossoneri, proprio davanti alla panchina di Ancelotti. Maldini interviene a gamba tesa su Konan, entrato nella ripresa al posto del giovane Bojinov: il fallo c’è, perchè il capitano è scomposto nel tentativo di arrivare sulla palla e travolge l’attaccante del Lecce. L’arbitro Pieri, lì vicino, accorre e alza subito il cartellino giallo verso Maldini, che si dispera e protesta". L’arbitro Pieri era ritenuto “inadeguato” a dirigere il Milan. Sempre consultando la gazzetta del periodo, in un diverso articolo, viene data la stessa lettura dell'episodio: “che a stretto termine di regolamento Maldini andava ammonito”. Ma da qui la polemica si sposta sulla mancata esplulsione a Bove. Inadeguato Pieri sembra essere solo quando applica la regola, come ci ricorda lo stesso Luciano Moggi: «Ad esempio Parma-Milan, vince il Milan a Parma 2 a 1, 04.12.2004, arbitro Pieri. Pieri è uno che si suppone faceva parte dell’associazione. Bene, questa è la moviola… La moviola: dubbio per un intervento di Cafù (giocatore del Milan) su Gilardino (giocatore del Parma) al limite dell’area, per Pieri però è tutto regolare quindi non si dà un rigore a favore del Parma. Se questo fosse veramente un sodale dell’associazione, quale situazione migliore per sistemare il Milan e porlo sul pareggio anziché sulla vittoria? Invece lui, non dando quello che doveva dare, ha permesso al Milan di vincere a Parma 2-1».
Eppure, Luciano lo precisa in aula: «hanno fatto il titolo su questo, “defraudo il Milan di Carlo Ancelotti” ».
Un ultimo aspetto di questo esame non certamente trascurabile. Il pm Narducci fa anche queste domande ad Ancelotti:
• Narducci: «Mi dice una battuta e le considerazioni che ha fatto lei e che ha fatto Meani durante quel viaggio di ritorno a proposito del comportamento di Baglioni e di quella partita?».
• «Senta, ricorda se durante questo viaggio lei ha avuto occasione di parlare con Meani circa alcuni aspetti della sua fase di allenatore nel corso di due stagioni (febbraio 1999 e 2001), di allenatore nella Juventus, ha avuto modo di parlare con Meani e magari di fare confidenze su uno o più episodi di quella sua esperienza di vita e di lavoro a Tornino?».
Fatti circostanziati e precise? Non proprio. Il pm Narducci, forse già sapendo di non avere nulla, chiede direttamente battute e confidenze!
Ancelotti ha tenuto a precisare in un passaggio, in conclusione del suo controesame, che «un conto è quello che si dice alla stampa, un conto è quello che si pensa». Ed aggiungiamo noi, un conto è quello che si dice in aula sotto giuramento e un conto è quello che vorrebbero farti dire per non fare figure barbine!
Eppure qualcosa di strano in quel campionato è successo, ma nessuno ha mai approfondito. Perché?
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