..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

venerdì 23 luglio 2010

VA TUTTO BENE

Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, dice che tutto va bene, usando il linguaggio costruttivo dell’ottimismo, ma dovendo fare i conti con anni che sarebbero dovuti servire alle riforme strutturali e profonde, passati, invece, fra conquiste teoriche e arretramenti rovinosi.
Da questo emerge chiaro un dato: mancano le alternative. Manca un'opposizione capace di fare politica, manca l'alternativa concreta che possa costruire le condizioni di un diverso governo.
Nello sport come in politica le cose viaggiano in parallelo.
C'è chi dice che va tutto bene, che non dobbiamo imparare da nessuno, che si può passare dalle priorità dei giudizi al fare luce e dare credibilità alle decisioni. Anche qui mancano le alternative, anche qui manca un'opposizione capace di costruire un futuro sportivo diverso.
E se il primo, Berlusconi, dovrebbe rivolgersi agli italiani raccontando loro che il nostro sistema istituzionale è impallato, quello economico perde competitività da quindici anni, che non siamo né sull’orlo del tracollo né sul lastrico, ma se vogliamo riprendere la via dello sviluppo, civile ed economico, dobbiamo cambiare le regole del nostro vivere politico, il secondo, lo sport, dovrebbe quanto meno seguire identica linea.
La politica dello sport dovrebbe rivolgersi a sportivi ed appassionati raccontando loro che il sistema giuridico sportivo va riformato, quello economico non è più sostenibile, e se non siamo né sull'orlo del tracollo né sul lastrico, dovremmo riprendere la via della trasparenza, sportiva e civile, cambiando le regole.
Invece: da una parte quella spettacolare macchina elettorale non riesce ad ingranare la marcia del cambiamento, mentre dall'altra, in autonomia e senza il volere popolare, si preferisce di gran lunga inserire la retromarcia.
Perché le regole si cambiano, ma a seconda dei protagonisti, il sistema giuridico si applica e si interpreta, ma a seconda degli interessi, e nel momento in cui la trasparenza farebbe da pacere si preferisce nuotare nel torbido, mantenendo nel vago, altrimenti non starebbe in piedi, un'inchiesta nata monca e cresciuta zoppa.
Il tempo che passa nel dirsi che va tutto bene non solo è sprecato, ma è un elastico tirato allo spasimo, proprio all’altezza dell’occhio, e se si rompe, sono dolori.

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