E' da ieri pomeriggio, appena finita la corsa, che cerco di capire il perché. E ancora oggi, passata la nottata, non trovo risposte. Mi rifaccio allo storico, di Lana del Rio, e alle impressioni avute dal vivo e attraverso le immagini televisive. Premio Pienza: corre gli ultimi 700 metri, su pista pesante e per seconde, terze e quarte ruote, chiudendo in 57 con classe e cuore. Premio Emilia: esce dalla schiena di Lovely Bi ai 150 finali, fa i buchi per terra e vince facile. Premio Tino Triossi: la "perla"; chiude facile vincitrice con 700 metri finali di pura potenza e classe, dopo corsa d'attesa in terza pariglia esterna. Escluso il Giovanardi (primo giro di comodo e chiusa facile), Lana arriva sempre al limite, in apnea, spendendo troppo su tutto il percorso (strappo a partire annesso).
Eppure leggo che il "solo" modo di correre di Lana è quello di andare davanti, leggo che ieri, l'unico modo per provare a vincere, era quello di farsela tutta d'un fiato. Poi c'è la corsa, e a fine corsa l'ordine d'arrivo: dietro anche a Geox, chiudendo male, stremata e frustrata. Era così difficile capire che mandando Lisa si potevano ottenere: a) un grande ritorno nel giro che conta (il Mirafiori è stato un "centrale" ben remunerato); b) la possibilità concreta (vista la forma) di giocarsi la vittoria nei 500 finali; c) i soldini (mal che vada) del secondo (perché ieri Lana, mandando, faceva o prima o seconda); d) l'aver evitato una stirata terrificante che, con il cuore mi auguro di no, potrebbe farsi sentire nei mesi a seguire.
Chi dice il contrario, dallo schema alle possibilità di ieri, vuole il male di Lana, pur rimanendo nel rispetto delle opinioni, oppure, come chi la interpreta, non ha ben chiaro la categoria (attuale) di differenza che si passano con Lisa.
Mi innamorai di questa Campionessa (perché per me sempre lo è stata e sempre lo sarà) per il cuore che ha sempre messo in pista, trovai superlativi i due parziali assassini che ha sempre avuto nelle corde, capaci, a prescindere dalla contesa, di piegare chiunque. Ancora oggi rimango convinto (e i dati trovano verità) che Lana del Rio non abbia bisogno di schema, che non sia indispensabile correre in testa, anzi, sfruttandone cuore, cattiveria e frazioni, il vero crack sarebbe stato quello di farla crescere libera nella testa, facendola esprimere quando entrava in gioco il momento di vincere, capendo, una volta per tutte, che il tempo dei tre anni è passato da un po'.
Nessun commento:
Posta un commento