In una squadra, in questa squadra, cresciuta e costruita per offrire il miglior gioco collettivo al mondo, difficilmente faccio il nome di un singolo giocatore. Vuoi perché l'identità dei singoli è dedita al gioco corale dell'intero undici, vuoi perché, in un modo o nell'altro, tutti sono artefici di quel che accade nei novanta minuti di gioco; per info sulla partita di ieri rivolgersi a Fabianski, minuto '93.
Ma quel ragazzo nato a Marsiglia con radici algerine, che porta il numero 8 sulla schiena, ieri pomeriggio ha deciso praticamente da solo il match. Ha fatto il bello ed il cattivo tempo, ha convinto Mark Hughes, dopo 15 minuti di gioco, a cambiare l'esterno difensivo che agiva nella sua zona, ha letteralmente asfaltato qualunque zona di campo abbia calcato, ha irriso qualunque avversario gli si sia parato davanti, una, due, tre volte, Mark Schwarzer compreso.
In pillole: è stato uno spettacolo poterlo veder giocare in quel modo; e meno male che era in dubbio.
Due gol che sono serviti all'Arsenal per battere il Fulham, due gol che hanno ribadito quanto in questo spazio, sulla questione competitività, viene scritto da tempo, due gol che, con la collaborazione di Beckford (autore del gol del pareggio a Stamford Bridge), hanno permesso ai Gunners di volare in testa al campionato, con un punto di vantaggio sullo United (che ha una gara da recuperare), due punti in più del Chelsea, tre sul City e ben 6 sul Tottenham.
Mercoledì sarà Champions League, l'ultima gara del girone, per proseguire il cammino, per inseguire ancora una volta il traguardo: fare parte delle migliori sedici d'Europa.
Oggi non mi va di guardare lontano (in venti giorni affronteremo sia lo United, all'Old Trafford, che il Chelsea, all'Emirates), ma di godere di questo risultato, di questo momento, di vedere e rivedere i due meravigliosi gol di Samir, che hanno permesso di vivere un pomeriggio targato Gunners.
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