Luigi Delneri da stasera non sarà più l'allenatore della Juventus, la dirigenza ha deciso di cambiare, di sostituire, trovando nel tecnico da Aquileia (solo in Lui) il capro espiatorio da dare in pasto al popolino (bue) bianconero. Non discuto la scelta, di questo me ne sono occupato già ieri, quello che invece trovo immaturo e poco incline a quel che dovrebbe essere sostenere un club di calcio è l'atteggiamento festoso del tifoso, quello sempre pronto a sostituirsi a dirigenti, tecnico e giocatori.
Qualche post fa avevo messo in risalto il pensiero di come si dovrebbe sostenere una squadra di football, del ruolo che spetterebbe a chi, da tifoso e/o appassionato, ha nel cuore le sorti dei propri ragazzi, ed è evidente come questa filosofia sia figlia della cultura che alberga in ognuno di noi, del luogo da dove arriviamo, delle tradizioni che ci portiamo dietro. Chiunque, come logico che sia, vorrebbe vedere la propria squadra vincere ed alzare trofei, si gioca per quello. Poi, però, si deve fare i conti anche con la realtà, con l'avversario, con stagioni dove vincere non è possibile per mille ragioni, a volte per una mera questione di centimetri. Ed è proprio qui che il tifoso dovrebbe stare vicino all'ambiente, credere ancor di più nei propri uomini, dar loro la giusta serenità per proseguire il cammino. Da alcune parti lo si fa, in altre, purtroppo, no. Inevitabile domandarsi a cosa serve fischiare dopo quindici minuti di gioco, a cosa serve criticare (senza logica) durante la settimana, fare marce di protesta, sparare a zero sul singolo calciatore o sul tecnico. Sottolineare vergognoso e improduttivo tale atteggiamento è il minimo che possa fare. Vergognoso perché così si comporta non colui che ha a cuore la propria squadra, ma bensì chi cerca gloria, in una pagina di giornale o in un post all'interno di un forum, improduttivo perché destabilizzare un ambiente rischia seriamente di danneggiare il fine per il quale, dal semplice appassionato alla società, s'è corso tutti insieme.
L'esempio deve essere messo sotto gli occhi per capirne la sostanza.
Avete investito denaro (abbonamento o merchandising poco importa) in un'azienda, piccola o grande ha poca importanza. Avete investito anche solo entusiasmo, ha ancora poca importanza. Non è l'ammontare dei soldi o di altro, l'unica cosa importante è quanto ci tenete a questa azienda. Ma diciamo che volete che vada bene, che sia gestita bene e che raggiunga i suoi obiettivi. Le cose vanno bene, ma non benissimo. Il target è vicino ma non avete la sicurezza che questo venga raggiunto. Ci sperate, o forse non avete la fiducia che si raggiunga tale obiettivo. Ed allora cosa fate? Una persona con senso aziendale e con senso logico, cerca di stimolare il gruppo di lavoro per il raggiungimento dell'obbiettivo, di dare consigli positivi, dire le parole giuste per far si che non ci sia demoralizzazione. La prima cosa che non volete vedere è un risultato peggiore di quello che pensiate, cosi vi stringete al fianco delle persone interessate e offrite il massimo supporto.
In parole povere cercate in tutti i modi di dare un consiglio positivo. Ora vi domando: pensate che sia produttivo, invece, andare vicino ai dipendenti dell'azienda e gridargli alle orecchie “booooo”, mentre stanno cercando di raggiungere un obiettivo che faccia felici anche voi? Oppure: pensate che sia produttivo occupare pagine e pagine di internet e scrivere quanto schifo facciano i dipendenti di quell'azienda?
Se chiedete a qualunque responsabile di personale di qualunque azienda al mondo, o se chiedete a uno psicologo o a chi volete voi, la risposta sarà solo una.
Spero di aver chiarito il pensiero, spero che sia chiaro quale sia la debole linea di differenza tra un atteggiamento che porta (forse) a dei risultati positivi e quello che porta (di sicuro) a risultati negativi. Per tutti.
Questo, però, è il football vissuto in questo Paese, dove ogni situazione è buona per scagliarsi contro questo o quello, facendo udire distintamente la disapprovazione, inconsapevoli che quel tipo di critica porterà inevitabilmente al non raggiungimento dell'obbiettivo comune. Con la scelta fatta dalla Juventus in queste ore emerge chiaramente il voler dar conto a quel popolino atto solamente a distruggere e a non costruire, una spallata definitiva a quello che sarebbe dovuto essere il punto di partenza per tornare a competere, in Italia come in Europa, ma evidentemente questo è ciò che meritano questi tifosi, figli di una società sempre pronta a coniare il gratta e vinci del momento.
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