Ho avuto la fortuna e il piacere di vedere il Tour dal vivo, a Nizza, lo scorso giugno. Non potevo fare a meno di acquisire il live in dvd, registrato in Argentina, al Monumental di Buenos Aires. In una sola parola: adrenalinico!
Vedere un gruppo di sessantenni che prende a sportellate il tempo è qualcosa che non ha prezzo, qualcosa per cui vale veramente la pena poter dire: io c'ero. Lo scorso giugno, al termine della data francese, un amico scrisse parole che leggendole oggi, dopo aver consumato centoundici minuti di rock allo stato puro, tornano a galla facendomi nuovamente assaporare il perché adoro questi "ragazzi" che con la ricetta più semplice del mondo vanno avanti da oltre quarant'anni: due frontman, chitarra, basso e batteria che pulsano alle loro spalle. Punto.
In mezzo tutto quello che vi viene in mente e anche oltre: fuochi d'artificio, pedane che si alzano, cannoni che scoppiano, bambolone superdotate che danzano, treni che deragliano, donne che si spogliano, pioggia che rompe i coglioni ma che non senti se non dopo il bis, successi mondiali, riff di gibson, corna che lampeggiano.
Alcune note, però, è giusto evidenziarle. Angus Young classe 1955: corre e fa boccacce per oltre due ore, e non capisci se è Lui ad aver bisogno della Gibson o se è Lei ad aver bisogno di Lui; Brian Johnson classe 1947: il confronto con Bon Scott poteva e doveva essere qualcosa di insuperabile, invece credo che se gli Ac/Dc hanno dato tanto al ragazzo di Dunston, è altrettanto vero che Lui ha segnato per sempre la storia della band, e non è un caso che qualcuno dica che con quella voce non stecca mai, una voce talmente stridula che ho sempre pensato si dovesse esaurire da un giorno all'altro; Malcom Young classe 1953: adoro le Gretsch, e quando nel 1985, Fred Gretsch III, fece ripartire la produzione, capii che il rock era ancora infinitamente vivo. Lui, Malcom, quella chitarra la fa suonare come nessuno, e la precisione del suo accompagnamento è qualcosa da tenersi stretto; Phil Rudd classe 1954 e Cliff Williams classe 1949: quando schiaccerete il play del "Live at River Plate" dedicate la vostra attenzione a quei due, e sarà semplice capire perché quella massa di gente salta, canta e balla per due ore senza fermarsi mai.
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