Nella frase «piaccia o non piaccia agli imputati non ci sono mai telefonate tra Bergamo o Pairetto con il signor Moratti», pronunciata ancora nel 2008 dal pm di Napoli c’è tutta Calciopoli. Anzi c’è tutta Farsopoli.
Oggi, cinque anni dopo, stiamo qui a discettare su responsabilità uguali o diverse di Moggi e Facchetti e Meani e anche degli altri presidenti. Ma non è questo il punto. Il punto è che 5 anni fa, nascoste non si sa perché né da chi le telefonate dell’Inter, alcune del Milan e anche le molte altre di molti altri dirigenti, si è imbastito un finto processo sportivo, e una feroce gogna mediatica, agevolata anche dalle responsabilità della Juventus, soltanto sulle telefonate di Moggi.
Si è parlato di un sistema Moggi. Di comportamenti esclusivi di Moggi. Di Moggiopoli. E’ stata fatta passare l’idea che a telefonare fosse solo Moggi. Piaccia o non piaccia, si diceva, non ci sono telefonate di Moratti eccetera. Invece c’erano e configuravano illeciti sportivi, dice oggi – 5 anni dopo – la procura federale che allora chiese la retrocessione della Juventus senza ascoltare tutte le telefonate.
Non entro nel merito delle accuse, che per me (e in realtà anche per le sentenze sportive) non hanno a che fare con illeciti, ma con violazioni del principio di lealtà, ma queste telefonate che, piaccia o non piaccia, c’erano ed erano estese, diffuse e imbarazzanti fanno crollare l’intera impalcatura accusatoria creata intorno a un Sistema Moggi che controllava designatori, mercato (l’accusa di controllare il mercato del calcio, in associazione a delinquere attraverso la Gea, è già crollata di fronte a un tribunale ordinario) e il calcio.
Tutti telefonavano a tutti. Tutti chiedevano rispetto ai designatori. I designatori incontravano a cena tutti i dirigenti, anche quelli onesti, e a tutti davano conforto e schiacciavano l’occhio. Alcuni chiedevano addirittura arbitri specifici e assistenti amici, provando a bypassare i sorteggi. Altri non si sa che cosa facessero con schede sim estere (intercettabili come le altre, però). Altri si servivano di agenzie deviate della Telecon per spiare mezza Serie A.
Ma, di nuovo, è il contesto svelato dalle telefonate occultate allora ad aver cambiato la prospettiva sul calcio italiano: il sistema Moggi non c’era e se c’era era parallelo a quello degli altri. Più o meno influente, ma esattamente come quello degli altri.
Se allora si fossero ascoltate tutte le telefonate, nascoste negli incartamenti e scoperte dalla difesa di Moggi al processo di Napoli, sono certo che non avrebbero condannato anche l’Inter per illecito sportivo e magari più decisamente il Milan o altri. Non avrebbero condannato nessuno. Non sarebbe successo niente, perché niente era successo: se non sul campo di gioco.
Sarebbe semplicemente crollata la chiacchiera da bar dello sport, alimentata da quelli che «nun ce volevano sta’» a perdere contro i palesemente più bravi, invece che essere elevata a teorema giudiziario pronto a crollare, sia pure in ritardo, nel momento esatto in cui le difese sono state messe in condizione di difendersi.
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