Quando sostengo che vivere una gara dei ragazzi all'Emirates Stadium è qualcosa di unico, la serata di ieri ha confermato questa mia tesi. In un martedì qualunque, lontano dai riflettori della grande competizione, i 60,028 presenti, più tutti coloro che erano collegati attraverso il televisore, hanno potuto assistere ad un evento che ha raccontato un sacco di cose, tutte belle e soprattutto emozionanti. Direte voi: ma se abbiamo perso! Vero, ma questo esula, e di molto, da quello che s'è potuto vivere in due ore di sport e civiltà. S'è iniziato con il ricordo a Gary Speed, un comunicato partito dallo speaker dello stadio che ha commosso tutti, seguito da un minuto di silenzio che in Inghilterra non avevo mai sentito. Nel mentre la memoria ricordava l'ex centrocampista gallese, un coro forte, unanime e sentito s'è alzato in cielo, accompagnato da un applauso da brividi sulla pelle. Mai avevo sentito il classico minuto di silenzio inglese spezzarsi per dare voce al ricordo di una persona, ancor prima che uno sportivo, entrata nei cuori di tutti, e questo m'ha dato la dimensione del dolore provato per la tragica scomparsa.
Poi s'è iniziato inevitabilmente a giocare. Da una parte noi: giovani, giovanissimi, con alcuni elementi che hanno provato il brivido di posizionarsi in un ruolo non consono seppur in una partita per certi versi importanti; dall'altra loro: ricchi, belli, arrivati a Londra con il serio intento (la formazione iniziale non lasciavi dubbi su questo) di superare il turno per accedere alla semi-finale. Il risultato (non quello finale) è stato strabiliante: li abbiamo messi sotto in tutto. Voglia, condizione, concentrazione, spirito di sacrificio, e se non fosse stato per un romeno, al secolo Costel Pantilimon, ci si sarebbe ritrovati a fine match con un risultato (questa volta sì finale) incredibile, considerando i tre, meravigliosi, interventi salva risultato con cui il giovanissimo portiere di Roberto Mancini ha rispedito al mittente le conclusioni di Ju Young Park e Alex Oxlade-Chamberlain. A tutto questo si sono avvitate le immagini proposte dalla regia di Arsène Wenger, un guerriero di sessantadue anni che ha partecipato alla prova dei suoi come se fosse una finale di Champions League, dimenandosi ad ogni occasione sventata da Pantilimon, discutendo animatamente con il quarto arbitro, incitando e dando informazioni su come e dove si sarebbe potuto far male ai citizen. In spiccioli: lui è l'anima di questi ragazzi, di questo Club, di tutti noi tifosi e appassionati di questa filosofia di sport e di vita. E i ragazzi, tutti, non hanno deluso, nemmeno quando Aguero, a sette minuti dalla fine, ha portato in vantaggio i suoi (su contropiede, che è tutto dire). Nei dieci minuti finali, compresi di tre di recupero, i ragazzi hanno messo a ferro e fuoco le velleità del City, spingendo sull'acceleratore per recuperare il gol di svantaggio. Questo non è avvenuto, purtroppo, ma il loro coraggio ha contagiato il sold-out dell'Emirates, che a gran voce non ha smesso un solo secondo di cantare: And it's Arsenal, Arsenal FC, We're by far the greatest team, The world has ever seen. Emozionante, meraviglioso, autobiografico. Come detto tutti sono stati fantastici, ma quattro di loro si sono superati, mettendo in campo personalità, qualità e tanta, tantissima voglia di Arsenal: Koscielny, Frimpong, Coquelin e Chamberlain. Il difensore fraco-polacco ha tirato fuori una prestazione da 10 in pagella, con anticipi, senso della posizione e una personalità che ha fatto ingoiare a tutti i detrattori le (brutte) parole spese dopo il suo acquisto, ritenuto ancora oggi fuori logica. Mi domando: e la logica quale sarebbe, quella di spendere quattrini (tanti) per i nomi voluti dai procuratori e dai media e non per quelli voluti da chi di calcio ci capisce e ne mastica da quando è nato? Oggi più di ieri orgoglioso di avere un manager che se ne fotte di ciò che media e procuratori vorrebbero fosse imposto, ma che va avanti per la sua strada convinto che in ogni scelta, prima di tutto, ci sia il bene del Club, il bene dell'Arsenal, e Laurent Koscielny, oggi più di ieri, non solo sarà il bene dell'Arsenal, ma con il tempo diverrà una bandiera che rimarrà a tutti noi per sempre nel cuore. Nel pre-match, quel "matto" di Frimpong (che a fine match ha dedicato qualche carezza di troppo al suo "grande amico" Samir Nasri) aveva dichiarato che il Manchester City è ricco, pieno di grandi giocatori, di talento e personalità, ma che lui e il suo compagno di reparto, Francis Coquelin, avrebbero fatto vedere a tutti chi era il più forte, il più combattivo, il migliore. Detto fatto: a centrocampo hanno dominato due ragazzi la cui età sommata tocca i quaranta, imprimendo ritmi forsennati e precisione negli scambi, rendendo sterile il centrocampo del City e obbligandolo sistematicamente a lanciare lungo e/o ripartendo in contropiede. Il futuro, ancora una volta, ci sorride. Chiusura con colui che un giorno non lontano regalerà soddisfazioni e sogni a tutta l'Inghilterra calcistica, tifosi dell'Arsenal in primis: Alex Oxlade-Chamberlain. E' partito un po' in sordina, cercando la posizione e il dialogo con i reparti, poi ha deciso che si doveva cambiare marcia e dal quel momento ha creato il panico in tutti coloro che se lo ritrovavano davanti; Zabaleta non avrà chiuso occhio. Devastante in campo aperto, tecnica sopraffina, destro e sinistro che non fanno la differenza, personalità da vendere: se quel sinistro di collo pieno scoccato nella prima frazione di gara avesse finito la sua corsa dov'era destinato, sotto l'incrocio, sarebbe sceso l'Emirates. Un giocatore vero, un talento ormai pronto ad esplodere, che anche in questa circostanza fa sorridere il nostro prossimo futuro. Il gossip della gara ha raccontato, nel suo epilogo, la storia di Samir Nasri, fischiato per tutta la gara dopo un addio che lasciato i più con l'amaro in bocca, e non tanto per una cessione che nel mondo del calcio ci sta (Kolo Toure, ad esempio, è stato applaudito prima, durante e dopo), quanto per i modi con cui il centrocampista francese ha additato noi tifosi e i programmi del Club; da qui a fine stagione ne vedremo ancora delle belle, e vedremo chi alla fine potrà sorridere. Tutto questo è stato Arsenal-Manchester City, una sfida che secondo i tabloid non avrebbe modo di esistere e che invece sul campo, quel giudice insindacabile, ha messo alla luce la distanza che secondo gli "esperti" ci separa, e cioè nessuna. Loro con i vari Dzeko, Nasri, Aguero, Kolarov, Johnson e de Jong a subire, e noi con Ignasi Miquel (proposto come terzino sinistro), Squillaci, Frimpong, Coquelin e Ju Young Park a dominare. Il 18 dicembre, all'Etihad, vedremo chi sarà il migliore: loro con Dzeko, Nasri e Aguero, e noi con il cuore Arsenal, capitanato da Robin van Persie.
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