Nel mentre parte del nostro governo s'è raccolto in meditazione nei pressi di Siena, Saccomanni, l'inquilino di Palazzo delle Finanze, ha presenziato in quel di Londra, al vertice dei capi di governo delle sette nazioni più industrializzate del mondo.
L'incontro nelle segrete della capitale del Regno Unito non ha portato buone notizie, sia in ambito mondiale che in quello nazionale.
Partendo da quel che succede a livello globale s'è espresso più di un malumore, riguardante la politica monetaria del Giappone e lo status quo della Germania.
Che per ora si accetti tacitamente l'immissione di denaro nipponico nel vecchio continente è spiegabile con i buoni risultati che la finanza europea sta vivendo da quasi due mesi. Ma è la politica del primo ministro Shinzo Abe, indirizzata alla svalutazione dello yen, che non piace, soprattutto per la volatilità fra i vari tassi di cambio che potrebbero portare ad un'ennesima bolla speculativa. Sul fronte teutonico il problema è legato all'export e alle accuse lanciate dagli Stati Uniti, ma tra una campagna elettorale alle porte e la convinzione che l'austerità sia la strada maestra, la Germania non vuole sentire ragioni. E poi c'è il capito Italia. Il viaggio del ministro dell'Economia ha ribadito i concetti che tanto piacciono al di la delle Alpi: mantenere gli accordi rispettando gli impegni.
In pratica non ci saranno deroghe e la paventata chiusura della procedura di infrazione potrebbe già essere stata archiviata. Manterremo il margine, e cioè il 3%, con possibilità di movimento prossime allo zero. Bruxelles ci ha praticamente detto che il favore è già stato concesso, non chiedendoci di rispettare i numeri di avvicinamento al pareggio di bilancio, cosa che accadrà anche il prossimo anno. Il nostro problema sarà immettere risorse nel mondo del lavoro, senza poter fare debito debito, con il risultato di lasciare inalterati i numeri della disoccupazione e del prodotto interno lordo, senza poter competere sui mercati dell'economia reale.
Saccomanni informa che oggi alla riunione dell'Eurogruppo, Bruxelles vorrà avere informazioni chiare sui progetti italiani di medio termine, perché ormai la sovranità ce la siamo giocata e non ci rimane altro che obbedire alle volontà europee.