L'immagine postata è la mia personalissima fotografia di gara #7. I colori di chi ha vinto, i colori di chi ha perso, le emozioni che Lebron James e Kawhi Leonard hanno saputo regalarci, la voglia che San Antonio e Miami c'hanno messo in 341 minuti di gioco, 28 quarti, un overtime, 7 incredibili, elettriche, stupefacenti partite.
Alla fine ha vinto Miami ma non ha perso San Antonio, al termine di una delle serie più incredibili mai giocate di questo meraviglioso sport targato a stelle e strisce.
I Big Three texani chiudono un'epoca, immensa, quelli della costa est, per motivazioni legate ai futuri regolamenti della Lega, forse anche, ma nella notte che decideva la storia hanno scritto l'ennesimo capitolo di una franchigia capace di accedere per tre anni consecutivi alle finali, vincendo le ultime due.
La meraviglia, e il dramma dello sport, è racchiuso in quel cordone giallo già pronto in gara #6 per festeggiare il quinto anello degli Spurs, riavvolto dal rimbalzo di Bosh e dalla tripla di Allen, che hanno spostato la serie alla settima, oltre ogni limite valicabile.
Di questa serie saranno ricordate tante cose. Dal gioiello con cui Parker ha chiuso gara #1, dal devastante Super Mario Chalmers in gara #2, da un sontuoso Tim Duncan in gara #3, dalla grandinata di punti di James, Wade e Bosh in gara #4, da un incredibile Danny Green in gara #5, dalla follia di Allen che si è consumata in gara #6.
E poi gara #7. I 37 punti dell'Mvp della serie, il tap-in più semplice della stagione sbagliato da TD21, i 23 punti e i 10 rimbalzi di Wade, i 18 punti della leggenda da Bahía Blanca, le 6 triple del redivivo Shane Battier, i disegni in tabella di Gregg Popovic e Erik Spoelstra.
Ma lo special thought della partita che ha chiuso la stagione, che ha consegnato il terzo titolo a Miami, il secondo consecutivo a Lebron, questa pagina lo dedica ad un ragazzo proveniente da Riverside, California, Stati Uniti d'America, alla sua seconda stagione da professionista, quindicesima scelta assoluta al draft NBA 2011 dagli Indiana Pacers, ma ceduto ai San Antonio Spurs in una complessa operazione per portare in Indiana George Hill.
Lui è Kawhi Leonard, classe 1991 (tra sei giorni compirà 22 anni), autore per un ragazzo della sua età della serie finale più incredibile che storia ricordi: 36.4 di minuti giocati, 51.2% dal campo, 11.1 di media rimbalzi, 14.6 di media punti. Ne sentiremo parlare di nuovo.
L'Nba 2013 va in archivio, e tra pochi giorni sarà già tempo di Draft, di scelte, di decisioni, di contratti da rinnovare, di scambi da effettuare. Sarà tempo dove gli uomini decideranno il futuro di se stessi e di chi andrà a rappresentarli, sarà la fine dell'epopea di David Stern, sarà l'inizio del nuovo che avanza.
Inizierà un'altra stagione dove alcuni non calcheranno più il perimetro, dove altri lo faranno per la prima volta, dove la Lega toccherà le terre asiatiche per proseguire un'espansione sempre più senza confini, dove i Leonard, i George, i Curry proveranno a seguire le orme dei James, degli Wade, dove ancora una volta l'Nba scriverà a chiare lettere il perché questo sport non cesserà mai di regalare quello che altri non saranno mai in grado di offrire.