Nessuno, e sottolineo nessuno, avrebbe scommesso che questi Play-Off potessero essere così incerti e spettacolari. Non c'è stata una nottata NBA che abbia deluso, non c'è stata una singola gara che abbia allontanato attenzioni ed emozioni fino al fischio finale della sirena.
Nella notte appena passata abbiamo assistito a quattro match autentici. Per dinamismo, per incertezza, per l'adrenalina che questo meraviglioso sport è in grado di regalare.
A Washington si sono aperte le danze, con i Wizard impegnati contro Noah e compagni. Un match spartiacque per entrambe le franchigie, una partita che avrebbe potuto segnare (quasi) definitivamente la serie o offrirle un nuovo finale.
Da una parte è scesa in campo una squadra che in questa stagione ha potuto schierare il meglio della propria rosa, trovandosi in questi Play-Off con la possibilità di rotazioni valide e con il morale a mille. Dall'altra una franchigia ancora orfana della sua stella e con un dinamismo che rispetto a dodici mesi fa è andato a scemare.
Il risultato finale (98-89 per i padroni di casa) è stato principalmente figlio dei primi 6 minuti di gioco, dove uno straordinario Trevor Ariza (30 punti e 8 rimbalzi) ha letteralmente spaccato il match in due, rendendo praticamente impossibile la rimonta dei Bulls. Ci sono stati momenti in cui gli uomini di Thibodeau sarebbero anche potuti rientrare, ma la sensazione di supremazia territoriale da parte dei Wizard in tutti i 48 di gioco non ha lasciato scampo ai finalisti di Conference della passata stagione.
Ora la serie vede Washington avanti per 3-1. A Chicago il 30 aprile si andrà per gara-5.
Ad Oakland andava in scena il match più interessante e sentito della serata. Una partita, una serie, macchiata da quanto sta accadendo al proprietario dei Clippers, reo, secondo alcune intercettazioni telefoniche, di dichiarazioni e comportamenti razzisti, sottolineati nella giornata di ieri anche dal presidente Obama. Ma qui non ci occupiamo né di leggi né tanto meno di giudicare l'operato morale delle persone. Alle sedi competenti il compito di valutare.
Avanti 2-1, i ragazzi di Doc Rivers dovevano confermare quanto di buono fatto in gara-2 e in gara-3, ma i conti senza l'oste erano dietro l'angolo.
Il pandemonio della Oracle Arena ha messo benzina nelle gambe e nella testa dei Warriors, ed il primo quarto è stato qualcosa per cui valeva davvero la pena collegarsi con la città californiana: 39-24 per i padroni di casa.
In quei dodici minuti di pura adrenalina un solo uomo è stato al comando, dominando e disintegrando tutto quello che aveva di fronte. I numeri, più d'ogni altra cosa, confermano quanto scritto: in 8 minuti, gli ultimi del quarto, Stephen ha scritto a referto 17 punti, 3 rimbalzi e 2 assist, disegnando poesia cestistica.
La partita naturalmente non finiva li, ma quello scarto, la serata straordinaria del ragazzo di Akron e la voglia di pareggiare la serie da parte di Mark Jackson sono state condizioni che hanno mantenuto Golden State sempre sul pezzo, fino al meritato e conclusivo 118-97.
Sul due pari si torna allo Staple Center, in una gara-5 a dir poco imperdibile.
Al Barclays Center i Nets avevano la possibilità di andare sul 3-1, e all'inizio dell'ultimo e decisivo quarto le chance di farcela stavano per concretizzarsi. Passata la debacle dei primi dodici minuti, dove Lowry e compagni avevano messo a referto un pesantissimo 35-22, il secondo e il terzo quarto avevano visto i ragazzi di Jason Frederick Kidd concedere appena 32 punti ai padroni di casa.
L'inerzia del match era nella mani di Paul Pierce e Deron Williams, ed un recupero mentale da parte dei Raptors sembrava utopia.
Ma prima Vasquez dall'arco e poi Lowry con un parziale di 4-0 hanno messo fine ai sogni dei New Yorkers.
Il 30 aprile si torna a Toronto sul 2-2.
A chiudere la nottata c'hanno pensato Portland e Houston a far vivere 53 minuti di autentico spettacolo.
I ragazzi di Kevin McHale dopo aver perso le prime due partite al Toyota Center erano riusciti a tener viva la serie andando ad espugnare in gara-3 il Moda center di Portland, consapevoli che solo con un'altra vittoria avrebbero potuto riequilibrare la serie.
Ma vincere due gare consecutive a Portland, in questo momento della stagione, è compito impossibile quasi per chiunque. Ed infatti i Trail Blazers non hanno sbagliato.
Ci mancherebbe, c'è voluto un supplementare per mettere (probabilmente) fine ai sogni di gloria dei Rockets, ma i 25 di Batum, i 29 di Aldridge, i 21 di Matthews e i 23 di Lillard hanno messo al tappeto il "Barba" e compagni.
Il primo maggio, con Portland avanti 3-1, si va a Houston.
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