E' probabilmente una delle serie finali della Eastern Conference più deludenti. Per un numero infinito di motivi. Male entrambe nelle due fasi. Indiana quando non riesce ad attaccare in avvicinamento a canestro è prevedibile e poco concreta, e se le percentuali, come ieri sera e in gara-2, non l'assistono la fine diventa scontata. In difesa con un Roy Hibbert attivo per soli tre periodi e un quintetto che nella fase calda non riesce ad offrire quelle rotazioni indispensabili per coprire i lati del campo, risulta vulnerabile e facilmente battibile. Miami non ha il ritmo della passata stagione e l'inizio shock di ieri notte (4 punti nei primi 9 minuti) lo testimonia ampiamente. Male in difesa principalmente per una questione mentale: troppe distrazioni, poca attenzione nelle spaziature, intensità prossima allo zero; quando hanno intensificato hanno cambiato l'inerzia del match. Male in attacco, dove in troppe circostanze si opta per la scelta sbagliata.
Solo quando i Pacers si sono ritrovati sulle gambe e quando la difesa ha aumentato il ritmo si sono viste le differenze.
Ancora una volta sono stati gli "evergreen" a dare la scossa e a decidere gara-3.
Con un 4-4 dall'arco ha spezzato in due il match (con molte responsabilità di Vogel), mettendo Miami con un piedino in finale.
Gara-3 non sarà certo ricordata come una bella partita e la sensazione è che quelle in divenire non saranno meglio di quella vista ieri notte.
Stanotte ad Oklahoma si andrà per gara-3 della finale della Western Conference.
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