..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

mercoledì 11 giugno 2014

ABBIAMO VISTO COSE DI UN ALTRO PIANETA

Abbiamo visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare. Abbiamo visto un ragazzo nativo di Riverside (California) e proveniente da San Diego State fare cose che voi umani non potete nemmeno immaginare. Era "semplicemente" gara-3 delle Finals Nba 2014, è diventata la gara-3 delle Finals Nba più incredibile e inverosimile di ogni epoca.
Pronti via e Popovich cambia le carte in tavola. Fuori dal quintetto base Spiltter, dentro Diaw, con Green, Parker, Duncan e Leonard. Risultato: Kawhi si ritrova più libero in entrambe le fasi, attacca il ferro che è un piacere e nei primi cinque di gioco mette a referto 10 punti. San Antonio sembra volare in ogni centimetro di campo, e i 12 punti in zona pitturata nei primi 6' di gioco la dicono lunga sull'intensità proposta dalla franchigia di Gregg Popovich. Il parziale di 12-2 fissato a metà primo quarto apre la forbice tra le due squadre, risultando determinate a fine match.
Miami tiene botta con il solo LeBron James, che dall'arco infila un 2-2 in appena quaranta secondi permettendo agli Heat di rimanere agganciati alla partita: -7.
Ma San Antonio è incontenibile. La vorticosità della fase offensiva permette un continuo attacco al ferro, un giro-palla che fa venire il mal di testa a tutta Miami. Risultato: 16-4 i punti arrivati dall'area, 41-25 la chiusura dei primi dodici minuti (si avete letto bene: 41-25 la chiusura di primo quarto) e 16 punti 16 da parte di Leonard, con un fantascientifico 5-5 dal campo e 3-3 dall'arco.
Ma gli Spurs non sono solo attacco. Quel quintetto base ha permesso ai ragazzi di Gregg di ruotare in continuazione sugli accoppiamenti, mandando in confusione qualunque attacco proposto da Miami.
Ad inizio secondo quarto ci si aspetta la reazione dei padroni di casa, ma la American Airlines Arena viene travolta dall'uragano Spurs. Attacco forte, difesa fortissima, con un posizionamento sopra la linea dei tre punti che permette una pressione costante sul portatore di palla. Per Miami calano le tenebre, ed inizia lo Show Time targato San Antonio.
La transizione e la velocità impressionante di conclusione porta gli Spurs ad un siderale +22 a 8 minuti dal termine del primo tempo: 50-28.
Questa la mappatura di quanto fatto dalla compagine texana nei primi 15 minuti di gioco: 50 punti, 17-19 dal campo, 5-5 dall'arco, 11-13 dalla lunetta, 10 assist, 24 punti in zona pitturata, 16 punti provenienti dalla panchina. Mi provo a chiedere se sia tutto vero, provo a darmi un pizzicotto per comprendere se sto sognando. E' la realtà. Il terrificante spettacolo offensivo e difensivo di San Antonio rapisce chiunque abbia deciso di passare in piedi la notte. Della serie: credevo di avere visto tutto, ma evidentemente mi mancava il primo tempo di gara-3 delle Finals Nba 2014.
Leonard continua imperterrito nella sua miglior serata di sempre: 18 punti, 6-6, 3-3, 2 rimbalzi. Trascinando la squadra ad un pazzesco 19-21 dal campo.
Miami prova a scuotersi con i tiri dall'arco. Rashad Lewis 3-3 e Ray Allen 1-1 (7-13 Heat) rimettono in corsa Miami: -15.
Ma San Antonio non molla un centimetro, continua ad aggredire il match, e con Parker prima e con Diaw dopo si riporta in meno di sessanta secondi a +21.
La sirena dice che può bastare così. Il primo tempo scrive a referto questo risultato: San Antonio 71 (settantuno punti), Miami 50.
I record di ogni epoca sono rasi al suolo. Gli Orlando Magic di Haward e Lewis avevano scritto per il solo primo tempo di una gara di finale Nba un 75% dal campo, cancellato dal 76% firmato San Antonio Spurs. Con i 21 punti di scarto si segna anche il più ampio vantaggio realizzato dalla squadra in trasferta nelle finali Nba. Record appartenuto fino a ieri dai Chicago Bulls, che nel 1996 avevano dato 19 punti ai Seattle SuperSonics.
E Miami?
In una qualunque altra partita, in un qualunque altro momento, punti e percentuali avrebbero fatto domandare: di quanto stanno vincendo? Dal campo 56%, 7-14 dall'arco, 11 assist, 5-7 dalla lunetta, James con 5-6 e 14 punti. E invece il risultato dice +21 Spurs.
Il secondo tempo inizia con Miami che cerca di dare tutto quel che ha. Wade sembra essere finalmente in partita, canestro e tiro supplementare. Bosh infila dall'arco il pallone del +6 di parziale in appena 46 secondi. A Popovich non rimane altro che chiamare il time out.
A -15 Miami cerca di approfittare del leggero calo di San Antonio. Sui 28 metri di perimetro c'è maggiore intensità, soprattutto data da Wade, fantasma nei primi 24 minuti. Calano fisiologicamente le percentuali di San Antonio, aumentano quelle degli Heat. Ma le distanze rimangono pressoché invariate.
Miami continua la rincorsa, San Antonio sembra pagare quei primi 24 minuti giocati come una squadra proveniente da altra costellazione.
Wade continua a spingere, LeBron rientra in campo e sul -7 la American Airlines Arena diventa una bolgia. E' il momento del tutto o niente. O Miami rientra oppure è fatta per gli Spurs.
Cento secondi alla termine del terzo quarto. San Antonio in possesso, mentre tutta Miami grida a squarciagola "defense, defense, defense".
E' un momento particolare. Perdere palla o sbagliare il tiro significa rimettere in corsa i padroni di casa, farli rientrare, offrirgli la possibilità di mettersi a due possessi di distanza.
Il giro-palla degli Spurs mette nelle condizioni ideali di tiro un ragazzo italiano proveniente da San Giovanni in Persiceto. Ricezione, piedi in ordine, rilascio perfetto della sfera. Bang! Tripla di Marco Belinelli. San Antonio torna in doppia cifra di vantaggio. 
Il terzo quarto finisce 86-75, con un 25-15 di parziale per Miami.
Gli Heat continuano a sfornare numeri che li vedrebbero stare davanti in almeno 9 partite su 10: 53.1% dal campo, 8-17 dall'arco, 22 rimbalzi, 11 assist. Ma niente da fare, San Antonio comanda con un +11.
L'inizio dell'ultimo e decisivo quarto è in sostanziale equilibrio. C'è un po' di stanchezza, e vorrei proprio vedere, e le scelte da entrambe le parti non sono più così lucide come all'inizio.
Poi esce fuori ancora lui. Mr. Basketball California proveniente dalla Martin Luther King High School decide che il tempo di gara-3 è giunto al termine.
A 8' dalla fine prende la linea di fondo e posterizza Chris Andersen. Si va di fronte. Palla in mano a LeBron, che viene letteralmente strappata al prescelto con minuzia chirurgica. Da chi? Provate a indovinare? Si sempre lui, Kawhi Leonard. Ma non finisce qui.
Sulla transizione Diaw fa pervenire la sfera in zona pitturata a Duncan che in meno di un secondo scarica ancora, il taglio è il suo, di Leonard, che aggredendo per l'ennesima volta il ferro si guadagna i liberi: +14 Spurs.
Wade la riporta a -12, ma ancora Leonard dopo una penetrazione scarica la sfera nell'angolo dove Parker piazza la tripla del +15 Spurs.
Al termine del match Leonard sarà il mio personalissimo (e non solo) Mvp di gara-3, grazie a 29 punti, 4 rimbalzi e 2 assist, e dopo aver difeso con maestria e successo su LeBron James. Se questo non è il futuro!
La giocata che con ogni probabilità mette fine a tutto giunge pochi istanti dopo. Mills ruba palla, ma non controlla, Si tuffa e con un tocco propriamente felino manda Ginobili in campo aperto per la schiacciata del +18 con 5' da giocare sul cronometro.
Miami non ci crede più, San Antonio è ufficialmente sul gradino più alto di gara-3: +17 a 2' dalla fine e possesso.
Finisce 111-92. 
Avere avuto la fortuna di vedere un match di tali proporzioni fa pensare che questa serie finale ci regalerà ancora tanto, tantissimo. Che la prossima, ancora a Miami, vedrà i padroni di casa avvelenati come il più velenoso dei serpenti, vedrà gli ospiti concentrati e desiderosi di tornare in Texas con il massimo del vantaggio. Come finirà non è dato sapersi, e non vogliamo nemmeno saperlo.
L'unica cosa certa è che gara-3 ha incoronato Kawhi Leonard e i San Antonio Spurs, facendoci vedere cose che noi umani non potevamo nemmeno immaginare.

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