In quella riunione tra consiglieri togati e l’ex sottosegretario di Matteo Renzi "non c’era nessuna casualità". Anzi: appare di "cristallina evidenza la preventiva e sicura consapevolezza da parte di tutti i consiglieri presenti, della presenza di Luca Lotti, oltre che del dottor Palamara e del dott. Ferri che ne erano i promotori". "Ciascuno dei componenti – continua il procuratore generale – sapeva esattamente e preventivamente chi sarebbe intervenuto e di cosa si sarebbe discusso". E in tale riunione "furono stabiliti accordi e deliberati in dettaglio strategie, modalità e tempi della pratica inerente la nomina del futuro procuratore della Repubblica di Roma". Per Fuzio il comportamento dei consiglieri "appare certamente idoneo a influenzare in maniera occulta l’attività funzionale dell’Organo di autogoverno, in ragione del dirimente rilievo che, alla programmata riunione in questione, sono stati non solo invitati soggetti completamente estranei all'attività consiliare ma, di più ne è stato accettato e recepito il contributo consultivo, organizzativo e decisorio anche in relazione a una pratica (nomina del procuratore della Repubblica di Roma), di diretto e diverso interesse personale per almeno due di essi".
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