Da alcuni giorni la narrativa del quadro politico italiano è mutata, cambiata, stravolta dallo stesso personaggio che come scrive questa mattina Marco Travaglio "aveva in pugno l’Italia e ora non controlla neppure il Papeete Beach". Di lui, da destra a sinistra si parla e si scrive decisamente meno; d'altronde quando si passa da bastonatore a mendicante i like diminuiscono e l'appeal mediatico non produce quei numeri che schizzavano alle stelle con la storiella dei porti chiusi; suo malgrado.
Porti che, rimanendo all'attualità, ora non sono più comandati dall'ancora inquilino del Viminale ma da un distinto signore di mezza età che nel rispetto del proprio ruolo ha saputo attraversare il mare dell'invidia e far approdare il Paese, all'apice di una crisi che avrebbe potuto portarci a fondo, nel porto più sicuro.
Non a caso, non per caso, è stato proprio Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana, ad avere occupato nell'ultima settimana la scena politica, e non solo, del Paese.
Lo ha fatto con la ricetta più semplice, lo ha detto con lo stile e la trasparenza con cui il primo giugno del 2018 si impegnò davanti agli italiani: "sarò l'avvocato del popolo".
Oggi, a distanza di un anno e mezzo dal giorno dell'incarico, riecheggiano gli editoriali schiumanti indignazione appiccicati ad un uomo che ha saputo farsi scivolare addosso "lo smidollato politico", "la marionetta", "il vicepremier dei suoi vicepremier".
L'avvocato non solo ha saputo ribaltare senza alzare mai i toni l'intera narrazione, ma è riuscito ad elevare una qualità che la politica, la politica degli ultimi venticinque anni aveva smarrito: dire sempre la verità, con trasparenza e lealtà.
Su questa base si è imposto, ha rispedito ai vari mittenti ingiurie e offese, ha fatto capire chiaramente la sua totale indifferenza alle poltrone, ha ricondotto, come evidenziato da Antonio Padellaro, "nel pieno rispetto della democrazia parlamentare una rissa da angiporto", accendendo la luce e, sorpresa sorpresa, beccandoli tutti quanti col sorcio in bocca. Ma soprattutto rimettendo in riga un guappo di cartone. Perché se l'uomo che una settimana fa o giù di lì chiedeva "pieni poteri”, adesso vaga piagnucolando pentito, cancellato da quella stessa narrativa che lo aveva idolatrato.
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