Non sarà di certo un dramma e probabilmente nemmeno un'attesa che lascerà gli attori protagonisti arroccati al nonsenso della vita umana. Per chi scrive, però, la votazione online per decidere se tutto il lavoro portato avanti nelle ultime settimane dal Presidente della Repubblica, dal Presidente del Consiglio incaricato, dai capi politici, dai capigruppo e da tutti coloro che hanno imbastito tavoli e discussioni legati ai partiti interessati alla nascita del nuovo Governo assomiglia, e non vagamente, al teatro dell'assurdo.
Portando senza se e senza ma rispetto per gli iscritti della base pentastellata (ognuno ha facoltà di scegliere e decidere come organizzarsi internamente per decidere e fare scelte), la (mia) logica porta a credere che se oggi il Movimento 5 Stelle detiene la maggioranza relativa, e di conseguenza ha avuto per ben due volte da parte del Capo dello Stato la possibilità di formare una maggioranza, lo deve solo ed esclusivamente a quegli 11 milioni di elettori che nel marzo del 2018 impressero la mina della matita sul logo del partito, e non certo alle poche decine di migliaia di iscritti che oggi avranno l'opportunità di decidere il futuro di un Paese intero.
E questo a prescindere da un esito che, Rousseau o Godot permettendo, arriverà oggi e farà nascere un esecutivo domani.
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