..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

sabato 5 ottobre 2019

Rocco Schiavone: una delle pellicole made in Italy più riuscite degli ultimi due lustri


Le prime due serie avevano fatto ampiamente comprendere la levatura. Per scrittura, interpretazione, colonna sonora. La terza, andata in onda mercoledì scorso con la prima stagionale, ha confermato a caratteri cubitali che Rocco Schiavone, sulla linea tracciata da Romanzo Criminale e Gomorra, sia di gran lunga una delle pellicole made in Italy più riuscite degli ultimi due lustri. 
Un noir ambientato nella fredda Aosta che ha esaltato una volta di più il fuoco romano che arde nelle vene di Marco Giallini, esploso al grande pubblico proprio con la serie basata sull'omonimo romanzo del giudice Giancarlo De Cataldo, Romanzo Criminale. 
Dispotico, scontroso, sarcastico, sensibile, in continua contraddizione tra il ruolo di vicequestore e le frequentazioni trasteverine con ladri e spacciatori, Rocco Schiavone è senza se e senza ma il personaggio televisivo di questo autunno-inverno 2019. 
A renderlo unico, oltre ad abitudini che si dividono tra l'indossare Loden e Clarks nonostante il clima valdostano e al fumare quotidianamente uno spinello contenuto in un apposito cassetto chiuso a chiave nella scrivania in ufficio, è l'intensa, coinvolgente e romanesca interpretazione di Marco Giallini, vero must dell'intera serie che trova il suo apice nei dialoghi struggenti e visionari con la moglie Marina (interpretata da Isabella Ragonese), morta a Roma in un attentato allo stesso Schiavone. 
Rocco e Marina si cimentano in uno spaccato di coppia che, accompagnato dalle musiche composte da Corrado Carosio e Pierangelo Fornaro, amplifica lo stato malinconico e nostalgico del telespettatore, totalmente rapito dai dialoghi al limite del surreale tra i due coniugi. 
Italo, Casella, Caterina, Deruta, Antonio, Baldi, Fumagalli, Furio, Brizio e i superlativi Costa (interpretato da Massimo Olcese), Sebastiano (interpretato da Francesco Acquaroli) e D'Intino (interpretato da Christian Ginepro), completano un cast di livello elitario che rende il personaggio immaginario di Antonio Manzini (allievo di Andrea Camilleri), come qualcosa per cui vale davvero la pena schiacciare il tasto on del televisore, senza il rischio, citando lo stesso Schiavone, di trovarsi di fronte ad una serie televisiva che abbia nel suo dna una rottura di coglioni del decimo livello.

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