Chiusura delle scuole e delle università nel Nord Italia (ora anche in tutta la Liguria fino al 1° Marzo), proibizione delle manifestazioni sportive nelle zone del focolaio epidemico, cancellate tutte le manifestazioni pubbliche e gli eventi di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, tra cui anche il Carnevale a Venezia e a Ivrea, appelli lanciati a Milano ("statevene tutti a casa") a evitare ambienti affollati (l'azienda Rai ha deciso di chiudere al pubblico la presenza all'interno degli studi di "Che Tempo Che Fa"), stop ai locali dopo le 18 in Lombardia, ingressi vietati al Duomo, decaloghi su come affrontare il virus, riunioni continue e straordinarie del Governo.
Tutte misure che, anche quando le epidemie influenzali facevano "230 decessi al giorno", non si sono mai rese necessarie. Eppure il mantra di questi ultimi due giorni si snoda tra "l’unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa", "l’isteria mediatica è tale da generare fenomeni che niente hanno a che fare con la gestione del problema", "si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale", o peggio ancora "la vita prosegue nella maniera più normale" (a Milano ma anche nell’hinterland è assalto ai supermercati dopo l’ordinanza della Regione che dispone la chiusura delle scuole e dei luoghi di assembramento). .
Io stasera andrò a dormire tranquillo come ieri sera, ma forse l'argomento, la tematica è un po' più complessa di quel che si vuole far passare e non riconducibile e riducibile ai messaggi propinatici in queste ultime ore.
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