Quanto accaduto nell'ultima conferenza dell'eurogruppo ha fatto gettare la maschera a burocrati e politici dell'Unione Europea, esibendo quella totale mancanza di sovranazionalismo che i padri fondatori collocarono nella filosofia storico-politica dell'Unione stessa.
I continui ritardi in decisioni e coordinamento, le deflagranti e volute dichiarazioni della neo presidente della Banca centrale europea, l'assenza totale di piani di emergenza nonostante i molteplici e inascoltati appelli redatti negli ultimi lustri da sanità e ricerca, la messa in discussione di Schengen e il conseguente blocco nelle dogane dei presidi ospedalieri destinati a chi ne necessitava più di altri, e non ultima la controversia sugli eurobond, tema su cui l'Europa si è letteralmente spaccata tra Nord e Sud, le colpe di un sistema crollato giorno dopo giorno sotto l'incedere della pandemia. Il Covid, oltre ad avere messo a dura prova sistemi sanitari, governi e popolazioni, è stato un vero e proprio stress test per l'intera comunità europea, evidenziando scompensi sotto tutti i punti di vista e come sottolineato da Giuseppe Conte prima e Sergio Mattarella poi, facendo da una parte mancare quella solidarietà perno centrale del progetto dell'unificazione europea e dall'altra proseguendo a proporre vecchi schemi ormai fuori dalla realtà. Poco aggiunge quindi la sospensione del patto di stabilità, anzi. Dopo l'epoca dell'austerity, dopo aver contingentato per anni lo sviluppo dei propulsori economici di un intero continente, lo sbloccare solo adesso la pompa che inietta denaro nel sistema mette nero su bianco gli enormi errori commessi dalle politiche liberali e pseudo progressiste, quelle che oggi, corruzioni interne comprese, hanno messo a nudo l'intero sistema sanitario.
E se Primo Levi, nell'opera memorialistica scritta tra il dicembre 1945 ed il gennaio 1947, testimoniava su chi lavorava nel fango, su chi non conosceva pace, su chi lottava per mezzo pane, su chi moriva per un si o per un no, viene al tempo stesso spontaneo pensare a chi oggi lotta contro una malattia epidemica, a chi oggi non conosce la fine temporale della pandemia, a chi oggi sta cercando nella solidarietà e negli aiuti economici il futuro da offrire ai propri cittadini. E se allora quello non poteva essere un uomo, oggi questa non può più considerarsi l'Europa.
Un'idea, una filosofia che se tra una settimana non troverà un definitivo punto d'incontro e di partenza crollerà definitivamente, seppellita per sempre sotto i colpi del coronavirus.
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