Ci ritroviamo al suo interno dal primo momento in cui veniamo alla luce, e ci accompagna, puntuale e inesorabile, sino al momento dell'ultimo saluto, a quando lasceremo ad altri e poi ad altri ancora il suo scorrere.
Evanescente ed ineludibile passa nel momento in cui lo menzioniamo, per non tornare mai più e senza fermarsi mai.
Il tempo fa esattamente l'opposto di ciò che vogliamo: lento e annoiato quando rimaniamo in attesa, quando l'evento prossimo è posizionato, veloce e senza un freno nel mentre assaporiamo il desiderio, quando godiamo l'attimo.
Infatti non veniamo mossi da eventi avvenuti nel passato ma attratti da eventi che devono ancora accadere.
La lentezza interiore rimane quindi l'unica arma a disposizione per non perderne l'essenza, l'unica in grado di farci stupire, di farci meravigliare, di ri-conoscere ogni volta il mondo che ci circonda e farlo nuovo.
Il sentire muovere dentro lo scandire di ogni attimo vissuto intensamente la variabile che determina la voglia di fermarlo, di bloccarlo, di transare la materia: da liquido a solido. Come fermare quegli istanti, appunto, nel tempo.
Quando la sospensione temporanea ti porta a comprendere quanto importante sia lo stare insieme, ecco che l'assenza successiva produce un buco, una mancanza, un intervallo impossibile da colmare.
E se da un lato c'è la consapevolezza che il futuro lo riempirà nuovamente, dall'altro la forzatura del distacco rende fragili, dentro.
E allora non rimane che aggrapparsi a Noi, unica entità in grado di fermare lo scandire del tempo.
Nessun commento:
Posta un commento