di Trillo
Guarda il filmato di "Confronti" del 25 gennaio 2008
(è un estratto della parte finale, quella pertinente con quanto ci interessa maggiormente, ovvero Farsopoli).
Pochi giorni fa avevo scritto che un'altra pera cascava dall'albero, con lo spostamento di Gigi Moncalvo dal palinsesto che conta poco a quello che non conta quasi nulla.
Moncalvo, mantenendo fede alla propria indole di persona coerente e non disponibile alla vita d'accattonaggio fuori dalle segreterie di partito, ha preferito riconsegnare le chiavi, piuttosto che avere accesso al teatro solo quando la platea non può ascoltarti perché sono già tutti a letto. Coerenza a parte, però, Moncalvo ha dato un'ultima prova di cosa dovrebbe significare essere un giornalista, qui nel paese dei lacché professionisti dalle prese di posizione Padrone-compatibili a prescindere.
Nell'ultima (ahimè) puntata di "Confronti", ha trattato la questione dell'eredità Agnelli, ospitando in studio Charles Poncet (il legale di Margherita) e Jas Gawronski, giornalista ed europarlamentare storicamente legato alla famiglia, in particolare all'Avvocato. Non è della diatriba miliardaria che mi interessa occuparmi, ovviamente, anche se la pochezza degli argomenti con i quali Gawronski ha tentato di difendere la new generation (Elkann e tutori) dalle contestazioni documentate e ineccepibili dell'avvocato svizzero, possono essere interpretate solo in due modi: o Moncalvo ha sbagliato la scelta di uno dei due ospiti, o la situazione è tale da non consentire granché al sostegno delle tesi poco convincenti degli eredi (quelli residenti in Italia). Inutile che vi dica quale delle due sia la più verosimile.
La parte più interessante per noi che ci occupiamo di farsopoli è quella finale, riportata nel filmato. E' interessante per noi, ma credo lo sia ancora di più per chi vorrebbe poter fruire di un'informazione davvero a trecentosessanta gradi, dove anche le voci fuori dal coro potessero avere uno spazio a disposizione per farsi conoscere e valutare dalla gente. E' la prima volta in diciotto mesi che sento un uomo rivolgere quelle domande in maniera così diretta, senza giri di parole o premesse salvavita utili a smentire, magari il giorno dopo, dando la colpa al solito fraintendimento di chi ascoltava. Non credo sia motivo di grande orgoglio, per un paese democratico, che quelle domande per le quali tantissime persone come me aspettano risposte da quasi due anni, non solo non ne abbiano ancora ottenute, ma, fino a ieri sera, non fossero nemmeno state rivolte a nessuno. Se la logica dell'informazione in Italia deve essere quella attuale, non fatico a capire perché un giornalista come Moncalvo sia stato messo in condizione di non nuocere prima che potesse far danni. Non fa una grinza. D'altronde "Confronti" è un suo format (di Moncalvo), costava poco, veniva prodotto direttamente dal centro di produzione Rai, non si urlava mai, veniva condotto con professionalità e neutralità, faceva ottimi ascolti (se rapporati all'orario pre-porno nel quale andava in onda, ovviamente) e malgrado tutto ciò, riusciva a trattare qualsiasi argomento in maniera esauriente senza bisogno di finire all'alba come fanno Vespa, Mentana e Giovannona Coscialunga. Probabilmente c'era il rischio che potesse finire in prima serata.
Ma che, scherziamo?
Articolo redatto da Trillo, consultabile anche su Ju29ro e su venti9
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