..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

sabato 26 gennaio 2008

L'ARMA NON CONVENZIONALE

E adesso basta! Basta con i processi mediatici, basta continuare ad assistere a processi che si svolgono al di fuori delle aule di tribunale, che ostacolano il giudizio e la serenità della giustizia. Con queste parole, Vincenzo Carbone, primo presidente della Cassazione, ha aperto l’anno giudiziario presso la Corte Suprema. Ma i magistrati, e' la sferzata del primo presidente devono essere "pronti a reagire contro attacchi gratuiti, pretestuosi, spropositati, intimidatori, che vogliono in qualche modo interferire, per qualsiasi fine, sul rapporto tra il giudice e la legge, alla quale solo e' soggetto".Ma i processi in Italia continuano ad essere lenti, lentissimi, nella classifica della Banca mondiale sulla durata dei processi l'Italia si colloca al cinquantacinquesimo posto su 178.Una lentezza radicata, che trova sempre più difficoltà nell’essere estirpata.La cassa di risonanza, con cui sono proposti all’opinione pubblica, determinati processi, falsano in senso opposto, le tempistiche e gli esiti finali degli stessi.
Calciopoli ne è stato l’esempio lampante.

Carbone fa riferimento alla fuga di notizie, ci vuole massima attenzione perché questo non accada.

Ora si fa leva sui media, sempre più titolati nell’esporre capi d’accusa e quant’altro, come fossero il solo male della giustizia in Italia. Io li chiamerei la "prima linea", la "seconda linea", quella che si manda al fronte per attuare pulizia dopo il primo scontro, in un qualche modo è proprio la Magistratura.

Non pare possibile, che un qualunque quotidiano nazionale, possa avere la possibilità di avere certe pubblicazioni, se queste non sono fatte, in qualche modo, passare. E allora dove si può riporre la terzietà, l’imparzialità, la durata, quantomeno ragionevole, di un processo, se poi il cittadino comune, si ritrova a dover essere giudicato prima da una pagina di giornale e successivamente da un giudizio che è stato già emesso dall’opinione pubblica e che invece dovrebbe essere trasparente solo all’interno delle sedi di competenza. Nell’ultimo decennio, le fughe di notizie, le intercettazioni telefoniche, e la conseguente pressione di una spada poggiata sul collo di chi pubblicava e/o giudicava, hanno portato in aule di tribunale decine di persone, che non hanno sicuramente avuto, a prescindere dalla loro innocenza/colpevolezza, la possibilità di un giudizio sereno. La presunzione di innocenza è caduta irrimediabilmente, l’inchiostro ha portato le “sue” prove, il martello giudicante ha dovuto seguire il volere della gente.

Calciopoli appunto, è stato citato precedentemente; siamo all’interno della giustizia sportiva, ma sempre giustizia, che non ha potuto lavorare come invece avrebbe dovuto, incalzata prima dalla gogna mediatica, e successivamente si è dovuta allineare al volere dell’idea che si era fatta l’opinione pubblica, senza tenere conto dei principi fondamentali del diritto dell’uomo.

Tutti quanti all’interno dello stesso pentolone, oggi a me e domani a te, chiunque, in questo marasma, potrebbe ritrovarsi a difendere il proprio operato in una piazza, fomentata dal potente di turno, che arma a piacere ed a interessi, i propri mezzi.

Stiamo parlando della vita delle persone, della loro dignità, dei loro figli, dei loro amici, del proprio lavoro e del proprio futuro, oscurato senza potere avere una giusta giustizia.

Chi si cela dietro a tutto questo rimane il mistero occulto di questi tempi; potere, economia, salotti buoni, o chissà cos'altro, in un termine solo “la nuova cosa nostra”, capace di fare pendere in un senso o nell’altro le sorti di un intero Paese.

Dice bene Vincenzo Carbone, anzi benissimo, peccato che tutto questo miete vittime a non finire, e guardando cento passi più in la sembra non essere ancora finita, anzi.

Un governo è appena caduto, le cause da trovare possono essere molteplici, sta di fatto che ci sono nomine imminenti. A primavera con una tornata di nomine impressionante ci sarà il ricambio dei vertici di tutti i grandi gruppi ancora partecipati dallo Stato, attraverso il ministero del Tesoro, Eni, Enel, Finmeccanica, Terna, Poste, Tirrenia, e solo allora si vedrà chi giocherà da protagonista quel grande risiko economico, nel quale si intreccia ancora il potere politico dei partiti e quello dell’economia. Entro maggio scadono sei presidenti, alcuni vicepresidenti, sei amministratori delegati e più di cinquanta consiglieri, in ballo ci sono (secondo alcune stime attendibili) quasi 600 poltrone aziendali per ridisegnare il potere di quello che è stato il capitalismo di Stato. Quelle aziende sono state privatizzate e in Borsa capitalizzano 210 miliardi. Una coincidenza, il fato? Difficile ipotizzarlo, se pensiamo che l’arma che ha portato al collasso l'ormai ex-governo, in un momento così importante, ha fumato da una procura.
Approfondimenti ulteriori, visto il clima che si è venuto a creare in questi giorni, si potranno trovare qui, con le dichiarazioni susseguenti all'apertura dell'anno giudiziario presso la Corte Suprema, dal procuratore capo di Torino, Marcello Maddalena, a Francesco Saverio Borrelli, ex procuratore capo di Milano al tempo di "mani pulite", al vicepresidente del CSM, Nicola Mancino, che ha rilasciato dichiarazioni inerenti al caso di Sandra Lonardo Mastella.

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