Gentile signor Moggi, le scrivo per commentare l'ennesima perla di giornalismo dell'ex direttore della Gazzetta, Candido Cannavò. Il giorno 23-01-2008 l'esimio giornalista ha scritto un editoriale dal titolo "Inter sotto tiro - Arbitri deboli ma senza schede". Il signor Cannavò, dunque, sostiene nel suddetto articolo che vi sia un accanimento mediatico contro l'Inter per i presunti errori arbitrali a favore della stessa. Rileva, inoltre, che la classe arbitrale odierna commette tali errori perché vittima della cosiddetta "sudditanza psicologica" verso la squadra più forte.
A tale arguta disamina, però, il giornalista premette una discriminante decisiva: "Oggi gli arbitri non hanno in tasca le schede telefoniche straniere illegali e clandestine. Doni gentili e non disinteressati che, nelle passate gestioni, contaminavano gli errori degli arbitri e li sottraevano alla fatalità". Invita poi gli arbitri a liberarsi dalla sudditanza, facendo giungere loro il messaggio che la Gazzetta li difenderà sempre senza schede telefoniche. Rivolgendosi, infine, all'amico Massimo Moratti scrive: "Quanto a Moratti, comprendo la rabbia ed indignazione nel vedere la sua Inter bersagliata. Ma è quello che lui sognava da oltre un decennio...".
Tra l'altro credevo che il signor Cannavò conoscesse in modo approfondito le stesse decisioni della Caf e della Corte Federale.
Mi sbagliavo.
Ho provato, quindi, a rileggere le delibere che hanno condannato e smantellato la Cupola che infestava il mondo del calcio, nella speranza di trovare, tra le motivazioni, traccia delle famigerate schede telefoniche straniere. Nulla.
Com'è possibile che un giornalista preparato ed integerrimo possa aver commesso tale errore?
In quale Sentenza definitiva della Suprema Corte di Cassazione è stato sancito che Luciano Moggi regalava schede straniere agli arbitri?
A me, umile cittadino italiano, hanno insegnato che i giornalisti devono, nell'esercizio della loro professione, riportare fatti e circostanze corrispondenti al vero ed hanno il dovere di conoscere le leggi e la Costituzione.
Sulla linea difensiva nei confronti dell'attuale classe arbitrale, diretta da Collina, mi piace ricordare all'onesto Cannavò che nel più grande scandalo calcistico del secolo (prendo in prestito le sue parole) ha avuto piena cittadinanza anche l'attuale designatore per le sue frequentazioni in ristoranti nei giorni di chiusura. Restando in tema, inoltre, sarebbe interessante conoscere il parere di Cannavò sulle cene a casa Bergamo dei dirigenti dell'Inter. Mi auguro che anche in questo caso non si tratti di mere circostanze legate al fato. Per quanto riguarda, infine, la rabbia e l'indignazione del signor Moratti nel vedere la sua Inter bersagliata, ritengo che anche in questo caso le circostanze dicano altro: non è pervenuta, in questi giorni, alcuna dichiarazione del signor Moratti che lasci presagire rabbia ed indignazione.
Quando invece imperversavano le fantomatiche schede telefoniche ed Ibrahimovic giocava nella Juventus, il signor Moratti era sempre davanti alle telecamere a gridare la sua indignazione e a lodare le mirabolanti imprese di giocatori clandestini (Tribunale di Udine - Sentenza definitiva) con passaporti acquisiti nei mercati sudamericani.
AVV. ANTONIO MOLENTINO
--------------------------------
Stavolta la gestazione è stata lunga: Cannavò ha aspettato il mercoledì per scendere in campo. Evidentemente aveva bisogno di tempo per pensare, per trovare una giustificazione verosimile atta a difendere la causa nerazzurra. Meglio far sbollire i bollori, avrà pensato.
Et voilà , tre giorni dopo trova la soluzione. Ma sì, la sudditanza è riaffiorata e con essa "la cagnara" (ma che brutta eleganza, signor Cannavò) "scaturita anche dall'ingiustizia espressa dal risultato" (alla buonora). Ma l'importante - aggiunge - non viene da queste cose, ma dalle schede telefoniche che non ci sono più.
Ecco la chiave trovata da "fatemi capire". Cannavò non dice che l'Inter aveva Telecom al suo fianco, anzi nel suo Cda, addirittura con gli stessi personaggi che duplicavano, dall'una e dall'altra parte, le cariche societarie. Al Candido tutto questo non interessa: lui è quello delle crociate a senso unico e delle spiegazioni di comodo. Il rigore non accordato? Il doppio errore di Gervasoni e dell'assistente Lanciano? Si tratta di un semplice "caso diabolico, non un furto".
E poi ecco la classica chiusura allo zucchero dedicata a Moratti; Cannavò comprende la sua "rabbia e indignazione nel vedere l'Inter bersagliata. Ma è quello che lui sognava: prendersi finalmente le gioie, le collere, le invidie che confluiscono sulla squadra che domina. Perché il potere attrae, ma non gli si perdona nulla". Che immagine sconvolgente. Peccato che non l'abbia attribuita a suo tempo alla Juve. Già, la situazione che vive oggi Moratti è esattamente la stessa che viveva la Juve: una squadra che dominava per la sua superiorità tecnica e che veniva sempre messa all'indice ad ogni errore arbitrale. La differenza (per la "Gazzetta") è che oggi sono errori, allora erano furti.
Rimando Cannavò alle dichiarazioni di Vieri. Domanda: "La Juve di Vieri era più forte perché aveva alle spalle il "mondo Moggi"? Risposta, secca e tagliente: "No. Era più forte perché aveva i giocatori più forti. Se Ibra e Vieira fossero ancora a Torino la Juve continuerebbe a vincere". Agli interisti che adesso si sentono offesi per essere paragonati a quella Juve, dico che per capire cosa si prova dovevano evidentemente diventare più forti. Comunque hanno tutto il tempo per chiedere scusa...
E ancora: leggo che Moratti è "amareggiato per la veemenza di certe reazioni e che la sua Inter intende vincere senza alcun tipo di aiuto". Questo può essere l'intento, ma i fatti sono altri e la Gazzetta, a denti stretti, ha dovuto ammetterli. E allora prima leggiamo della "legge del più forte", che era esattamente quella della Juve, e poi degli "inevitabili errori arbitrali", ma imprimendovi qui la "parola magica", la chiamano proprio così, scoprendola nella "casualità". Chiaro dunque il raffronto-scontro: i favori di oggi all'Inter sono "casuali", quelli alla Juve erano... altro. Sarebbe il caso di chiedere un po' più di serietà (e anche serenità), anche se riconosco le difficoltà di chi prova ad arrampicarsi sugli specchi per evitare che quelli dell'Inter possano "essere confusi con il sistema di ieri".
Si noti la parola "sistema", mentre sarebbe stato assai più serio dire che gli errori ci sono oggi come c'erano ieri.
LUCIANO MOGGI
Pagina da leggere anche su Ju29ro
Nessun commento:
Posta un commento