..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

sabato 12 gennaio 2008

HENRY, NON COSI'

Thierry Henry a 360°.
Intervistato da Sky per il programma «i signori del gol», dedicato ai più grandi cannonieri europei in attività, rivela un particolare sconosciuto sul suo periodo in bianconero, quando la Juventus aveva in squadra quello che poi all’Arsenal sarebbe diventato uno dei più grandi attaccanti del mondo.
Alla domanda sui suoi trascorsi a Torino, "Titì" tira fuori il rospo: «Quando arrivai alla Juve avevo un problema alla schiena, ma volevo giocare subito. Non giocai le prime tre partite con Marcello Lippi, lui voleva che giocassi attaccante. Poi, lui lasciò ed arrivò Ancelotti, e io cominciai a giocare tutte le partite. All’inizio non benissimo ma, dopo il match di Roma, cominciai a segnare, fare assist. Poi accadde qualcosa con Moggi , non voglio entrare nei dettagli, che non mi piaceva. Qui uscì il mio carattere, perché io sono un ragazzo onesto e, per me, si trattava di una cosa irrispettosa. Probabilmente, se non fosse stato per questo, avrei continuato a giocare per la Juventus, ma dopo quella mancanza di rispetto, dissi loro che non volevo più giocare lì, e così lasciai».
Se non ricordo male, da buon juventino, la stagione citata è quella del 1998/99, quasi un decennio fa. Un decennio in cui l'attacante francese, trasferitosi a Londra, per giocare con i "gunners", (oggi gioca con le casacche blaugrana del Barcellona) diede il via ad una strepitosa carriera, 226 reti segnate, otto anni passati ad "Highbury", il mitico stadio dell'Arsenal, la vittoria di 3 FA cup, 2 Comunity Shield e di una Premier League (il campionato inglese), il tutto con il secondo posto ottenuto in Europa nella finale della Uefa Champion League proprio contro il Barcellona, quello dell'annata fantastica di Ronaldinho, nella stagione 2005/2006.
In nazionale, Thierry si è tolto innumerevoli soddisfazioni, quelle che riescono a pochi eletti del calcio mondiale. Il mondiale del 1998 (anche se non da titolare), l'europeo del 2000, e le Confederetion Cup del 2001 e 2003, condite, dal 1997, da 44 goal in 97 apparizioni.
Innumerevoli, inoltre, le apparizioni nei primi posti della classifica finale del pallone d'oro, culminata con l'amaro terzo posto, dietro a Cannavaro, vincitore, e Buffon alla piazza d'onore, relativo alla stagione 2006, quella dei mondiali di Germania.
E oggi, appunto dopo 10 anni, tira fuori un episodio alquanto insignificante sulla sua breve apparizione alla Juventus.
E tirando fuori quale nome? Scontato ci verrebbe da dire, Luciano Moggi.
Peccato che ogni qual volta si faccia riferimento all'ex Direttore generale della squadra di Torino, chiunque ci lasci con qualche pezzo mancante, che si tratti di un'informativa, di una telefonata, di una supposizione, o, come in questo caso, di un qualcosa che non piaceva al francese.
Lui dice: "non voglio entrare nei dettagli", e perchè non farlo, prima scaglia una pietra (e di queste nell'ultimo periodo ne sono arrivate come se grandinasse) e poi nasconde la mano.
Un campione (calcistico) come lui, poteva onestamente evitarsela, o perlomeno glissare, e tornando per un attimo all'onestà, non ci pare proprio il caso, di tirare fuori il carattere di un ragazzo "onesto", come a dire, o far capire che lui lo era, a differenza di altri.
Noi diciamo semplicemente, "cose di calcio", ne sono successe, ne succedono e sempre ne succederanno, dissapori tra allenatori e giocatori, tra dirigenti ed allenatori e così via, non vogliamo propriamente "ammonire" Henry, lui in fin dei conti, avrà probabilmente risposto a delle domande.
Domande, che almeno nel nostro bel Paese, sono sempre e comunque "studiate" a far dire, o parlare male, dell'uomo di Monticiano (Siena), e che ogni quotidiano, sportivo "rosa" e non, tende sempre a mettere in prima pagina, come a dover giustificare, quello che è accaduto 18 mesi fa.
Qui non si tratta di essere juventini o meno, ma il malcostume di continuare ad evidenziare, in ogni sfumatura, l'operato di un uomo, sia dal punto di vista sportivo che da quello di cittadino, comincia a stancare, e mette ancora una volta in risalto, come se c'è nè fosse bisogno, il solito modo di rendersi, in negativo, molto italiani.
di Cirdan

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