..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

sabato 2 febbraio 2008

FILIPPO RACITI

Il 2 febbraio è stato un gran brutto giorno. Uno di noi non ce l'ha fatta a tornare a casa dal servizio. Morire è sempre ingiusto ma in quel modo è anche assurdo. Era solo una partita. Ora il calcio si ferma ma la Polizia no. Non può e non deve, c'è del lavoro da fare.
"Senza di te la vita non sarà più facile. Perché tu eri bravo in tutto, soprattutto nel fare il papà". Piange Fabiana, la figlia adolescente di Filippo che non riesce a pensare a una vita senza il suo "papino" ma che trova lo stesso la forza e il bisogno di dirgli "sono fiera di essere tua figlia". Parole commoventi e lacrime sul viso di una ragazza di appena 15 anni che vive tutto il suo dolore in modo composto, mentre Alessio - che di anni ne ha 8 - indossa una divisa accompagnando con orgoglio la bara del padre. Sono le immagini tristi e sconcertanti, che hanno commosso l'Italia intera, dei funerali di Filippo Raciti, l'ispettore capo della Polizia di Stato ucciso negli scontri del derby Catania-Palermo del 2 febbraio.
Lacrime e rabbia
Migliaia di poliziotti, cittadini, rappresentanti delle altre forze dell'ordine e delle istituzioni si sono riversarti fuori e dentro il duomo di Catania per portare l'ultimo saluto all'uomo e al poliziotto. La città intera si è fermata e lunghi applausi hanno accompagnato, in un abbraccio simbolico, il feretro di Filippo Raciti nel suo tragitto.
Una bara avvolta nella bandiera tricolore con sopra un'unica rosa rossa. Accanto alla vedova Marisa Grasso molti poliziotti, in divisa e in borghese, uniti in un cordone formato per proteggerla. Dall'altra lato della chiesa le autorità, tutte. E il dolore è evidente sui volti di tutti, anche su quello del capo della Polizia Giovanni De Gennaro che non è riuscito a trattenere la commozione. Nel corso della cerimonia De Gennaro ha letto il messaggio del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, un messaggio di cordoglio in cui si auspicano comunque decisioni severe affinché ritorni la serenità su campi di calcio.
"La violenza fa male, troppo male"Occhi lucidi e un profondo silenzio. Parla un amico e collega di Filippo: "voglio che qualcosa cambi, non voglio perdere altri amici, altri fratelli", e a nome di tutti i colleghi che ogni giorno rischiano la vita ha voluto aggiungere un forte e significativo "Noi ci crediamo ancora!" Alla fine è stata la moglie Marisa a voler ricordare il marito "educatore alla vita" perché possa essere anche un "educatore nella morte". Con coraggio e convinzione la donna ha rivolto anche un messaggio ai ragazzi "perché riflettendo capiscano che la sportività è una cosa bella, la violenza fa male, troppo male. Essere grandi si dimostra con il rispetto!"
Anche il papa Benedetto XVI ha ribadito in un telegramma la sua "ferma condanna per ogni gesto di violenza che macchia il gioco del calcio" e nel frattempo si è concluso a Palazzo Chigi il vertice per mettere a punto un piano antiviolenza e studiare nuove misure di sicurezza. Le indagini in atto hanno portato per ora al fermo di numerosi tifosi, fermo convalidato dal gip per 19 persone, tra cui 8 minorenni.
5 febbraio 2007 - Da una nota dal sito della Polizia di Stato
E' passato un anno da quella tragica scomparsa, è morto un uomo, un cittadino comune, come tanti, un padre di famiglia, una persona che lavorava.
Non l'uomo con la divisa.
E oggi, nel nuovo calcio pulito, nel calcio del terzo tempo, nel calcio dello "smile", sui tre quotidiani sportivi nazionali nemmeno un cenno, una nota, un piccolo trafiletto per ricordare la memoria di Filippo.
Mi auguro che almeno le società calcistiche di serie A e serie B, in questa giornata che si appresta a cominciare, lo ricordino con il lutto al braccio, per dare un significato a quella sua morte assurda.
Per il rispetto che devono avere la moglie e i figli di Filippo, un rispetto da parte di chi questo mondo, questo spettacolo continua a farlo andare avanti.
I morti nel mondo del pallone sono tanti, troppi, chi da una parte chi dall'altra, non importa se con una divisa addosso o con una sciarpa, Gabriele e Filippo, come Ermanno Licursi, dirigente sportivo della Sammartinese, tre persone completamente diverse tra loro, ognuno con un ruolo, ognuno con la sua storia, ognuno con un destino che li ha accomunati e che deve rimanere nella memoria di chi li ha "usati" per scrivere editoriali e falsi moralismi.
Uomini, con una dignità, che non deve essere dimenticata, sopratutto dai mezzi di informazione, sopratutto per le generazioni future.
Oggi di Balotelli, Trezeguet, Lippi, Sissoko, si sarebbe potuto anche parlare all'interno dei quotidiani, senza che nessuno si scandalizzasse, ma Filippo, meritava quelle prime pagine che lo videro malauguratamente protagonista una sera di un anno fa.
di Cirdan

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