Impresa dei New York Giants che contro ogni pronostico battono gli imbattuti New England Patriots
EROE DELLA PARTITA IL PIU' PICCOLO DEI FRATELLI MANNING
NEW YORK - I New York Giants hanno vinto il Super Bowl sconfiggendo la precedentemente imbattuta squadra dei New England Patriots. Col risultato di 17 a 14, i Giganti di New York hanno impedito ai Patrioti di New England di entrare nella storia del football come l'unica squadra capace di vincere tutte le partite della stagione.
NEW YORK - I New York Giants hanno vinto il Super Bowl sconfiggendo la precedentemente imbattuta squadra dei New England Patriots. Col risultato di 17 a 14, i Giganti di New York hanno impedito ai Patrioti di New England di entrare nella storia del football come l'unica squadra capace di vincere tutte le partite della stagione.
Eroe della partita il più giovane dei fratelli Manning. Contestato dai tifosi incontentabili di New York, oggetto delle perplessità di qualche compagno e bersagliato spesso dalla stampa, Eli ha guidato i New York Giants all’impresa che nessuno - o quasi - avrebbe immaginato: arrivare contro ogni pronostico al Super Bowl e battere gli imbattuti per eccellenza, quei New England Patriots volati alla finalissima con 16 vittorie su 16 partite di regular season e due successi nei playoff. Il piccolo Manning ha vinto grazie all’appoggio di una difesa granitica. Anche. Perché nelle quattro ore in cui l’America ha distolto lo sguardo dalla corsa alle presidenziali di quest’anno, il numero 10 dei Giants ha firmato una prestazione memorabile, guidando i suoi al successo con quelle doti che nessuno gli aveva mai riconosciuto: carattere, freddezza e nervi saldi nel momento più difficile. Un copione da film per i newyorchesi, divenuti - al termine di una delle finali più appassionanti nella storia della Nfl - la seconda squadra a trionfare giocando tre turni di playoff in trasferta (i primi furono i Pittsburgh Steelers nel 2005).
LA PARTITA - Dopo l’inno, affidato alla giovane vincitrice dello show televisivo American Idol, il Super Sunday lascia finalmente spazio al Super Bowl. E l’inizio della sfida di Glendale sarebbe ancora più Super se i Giants non si limitassero a 3 punti, anziché 7, al termine del drive più lungo nei 42 anni di storia della finale della National Football League. Il primo attacco dura nove minuti e 59 secondi, ma nonostante un Manning particolarmente ispirato la difesa dei Patriots riesce a fermare l’avanzata di New York concedendo il field goal di Lawrence Tynes che vale il 3-0. New England risponde senza i giochi pirotecnici che hanno segnato la perfect season e le due vittorie ottenute nei playoff, Brady inizia fuori ritmo il suo quarto giro di danze al Grande Ballo e Randy Moss non riesce ad entrare nel radar. L’attacco della squadra di Bill Belichick riesce comunque a stampare il 7-3 sul tabellone grazie ad un touchdown di Laurence Maroney, che porta in meta il pallone piazzato a pochi centimetri dalla linea bianca dopo un decisivo fallo su Ben Watson. Le cose per New York sembrano mettersi male quando Manning incappa in un intercetto sfortunato, ma nel momento della possibile svolta sale in cattedra la difesa dei Giants, che nei primi due quarti riesce a colpire diverse volte Brady, costretto ad incassare tre sack ed a vivacchiare su statistiche mediocri. Ispirata da un esplosivo Justin Tuck, New York costringe Brady a perdere un pallone pesante a 22" dal riposo.
ROCK E CHITARRE - Break per le due finaliste, non per la grande macchina del Super Bowl. Il clou dell’Halftime Show è affidato a Tom Petty, che regala un quarto d’ora di rock sobrio e americanissimo: suoni puliti, giochi pirotecnici limitati all’essenziale e le immagini della Monument Valley sullo sfondo dell’ultimo brano. Con i proverbiali tempi da record il palcoscenico, modellato sulla sagoma di una enorme chitarra elettrica, scompare scoprendo nuovamente il rettangolo verde dello stadio dell’Università di Phoenix. Iniziano gli ultimi 30 minuti e New England, nonostante il punteggio favorevole, mastica ancora amaro. La difesa dei Giants continua a fare miracoli, costringendo Brady ad incassare il quarto sack della serata dall’incontenibile Michael Strahan. Con lo score inchiodato sul 7-3 la palla torna ai Giants, che eseguono il copione alla perfezione fino a quando non si tratta di scaricare il jackpot. Brandon Jacobs e Ahmad Bradshaw si alternano bene nel ruolo di running back ed il tandem Manning-Amani Toomer va che è un piacere. L’unico neo, quello che frena i Giants, sta nelle difficoltà che incontra l’acciaccato Plaxico Burress a divincolarsi da una costante marcatura doppia. Insomma, come spesso accade la notte più importante sembra voltare le spalle alle star più attese. Dopo tre quarti di partita Moss e Burress hanno una ricezione a testa, neanche un terzo di quanto messo insieme dal coriaceo e rapidissimo Wes Welker, unica ancora di salvezza di un Brady a tratti irriconoscibile. I Giants iniziano l’ultimo quarto con una scossa. Manning frusta un pallone chirurgico tra le braccia di Kevin Boss per 45 yard, poi centra Steve Smith portando i suoi a 12 metri dalla linea di meta. Il sorpasso è maturo. Bradshaw corre 7 yard, poi una finta di corsa sbilancia la difesa dei Patriots: ne approfitta David Tyree, che riceve in piena endzone un altro bel lancio di Manning per il 10-7. Il sogno inizia a profumare di realtà, anche perché la difesa di New York continua a dominare. Fino a quando il Super Bowl non entra nella zona-Brady, ovvero in quei minuti finali in cui il quarterback dei Patriots ha costruito le vittorie valse i primi tre anelli della franchigia del magnate Robert Kraft. Otto completi su undici lanci e passaggio da touchdown per Moss, che riporta avanti New England per 14-10 con 2’42" da giocare. Manning torna in campo per il drive che vale una carriera e ad un minuto dal termine compie il miracolo: evita un placcaggio fatto, arretra e trova un acrobatico Tyree per 32 yard. A 24 metri dalla storia il quarterback dei Giants strappa un altro primo down centrando Smith, poi arriva il lob del trionfo per Burress, incredulo e stralunato a fine partita. New York è avanti 17-14 con 35 secondi sul cronometro. E ci resta, grazie alla difesa, fino al doppio zero che lascia cadere in campo una pioggia di coriandoli. Il Vince Lombardi Trophy torna nella Grande Mela e per il secondo anno consecutivo porta inciso il nome dei predestinati. Quello dei Manning.
Guarda le immaginiROCK E CHITARRE - Break per le due finaliste, non per la grande macchina del Super Bowl. Il clou dell’Halftime Show è affidato a Tom Petty, che regala un quarto d’ora di rock sobrio e americanissimo: suoni puliti, giochi pirotecnici limitati all’essenziale e le immagini della Monument Valley sullo sfondo dell’ultimo brano. Con i proverbiali tempi da record il palcoscenico, modellato sulla sagoma di una enorme chitarra elettrica, scompare scoprendo nuovamente il rettangolo verde dello stadio dell’Università di Phoenix. Iniziano gli ultimi 30 minuti e New England, nonostante il punteggio favorevole, mastica ancora amaro. La difesa dei Giants continua a fare miracoli, costringendo Brady ad incassare il quarto sack della serata dall’incontenibile Michael Strahan. Con lo score inchiodato sul 7-3 la palla torna ai Giants, che eseguono il copione alla perfezione fino a quando non si tratta di scaricare il jackpot. Brandon Jacobs e Ahmad Bradshaw si alternano bene nel ruolo di running back ed il tandem Manning-Amani Toomer va che è un piacere. L’unico neo, quello che frena i Giants, sta nelle difficoltà che incontra l’acciaccato Plaxico Burress a divincolarsi da una costante marcatura doppia. Insomma, come spesso accade la notte più importante sembra voltare le spalle alle star più attese. Dopo tre quarti di partita Moss e Burress hanno una ricezione a testa, neanche un terzo di quanto messo insieme dal coriaceo e rapidissimo Wes Welker, unica ancora di salvezza di un Brady a tratti irriconoscibile. I Giants iniziano l’ultimo quarto con una scossa. Manning frusta un pallone chirurgico tra le braccia di Kevin Boss per 45 yard, poi centra Steve Smith portando i suoi a 12 metri dalla linea di meta. Il sorpasso è maturo. Bradshaw corre 7 yard, poi una finta di corsa sbilancia la difesa dei Patriots: ne approfitta David Tyree, che riceve in piena endzone un altro bel lancio di Manning per il 10-7. Il sogno inizia a profumare di realtà, anche perché la difesa di New York continua a dominare. Fino a quando il Super Bowl non entra nella zona-Brady, ovvero in quei minuti finali in cui il quarterback dei Patriots ha costruito le vittorie valse i primi tre anelli della franchigia del magnate Robert Kraft. Otto completi su undici lanci e passaggio da touchdown per Moss, che riporta avanti New England per 14-10 con 2’42" da giocare. Manning torna in campo per il drive che vale una carriera e ad un minuto dal termine compie il miracolo: evita un placcaggio fatto, arretra e trova un acrobatico Tyree per 32 yard. A 24 metri dalla storia il quarterback dei Giants strappa un altro primo down centrando Smith, poi arriva il lob del trionfo per Burress, incredulo e stralunato a fine partita. New York è avanti 17-14 con 35 secondi sul cronometro. E ci resta, grazie alla difesa, fino al doppio zero che lascia cadere in campo una pioggia di coriandoli. Il Vince Lombardi Trophy torna nella Grande Mela e per il secondo anno consecutivo porta inciso il nome dei predestinati. Quello dei Manning.
Dal Corriere della Sera
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