
Non importa di chi è la colpa in una determinata piccolissima situazione.
Durante una speciale serata organizzata ieri al Circolo Sporting di Torino, il presidente bianconero Cobolli Gigli ha affrontato a 360 gradi il tema Juve è tornato pure su Calciopoli, spiegando i motivi per i quali la società decise di non presentare più il ricorso al Tar: “Ci stavano stritolando ed erano pronti a farci fallire. L’avvocato Zaccone, seppur poi subissato da critiche ingiuste, fu talmente bravo da evitarci la retrocessione in Serie C”. Una stoccata Cobolli l’ha poi riservata pure ai tifosi della Juve perennemente critici verso l’attuale dirigenza: “Non esistono affatto i retroscena che mettono in giro sul nostro conto, ma che ci volete fare: la Juve ha 13 milioni di tifosi solo in Italia e tra loro esistono tifosi di serie A, B e C”.
È stato un Cobolli Gigli a cuore aperto quello presentatosi ieri al circolo Sporting di Torino per partecipare – insieme al presidente torinista Cairo – ad una speciale serata organizzata dal Gruppo Subalpino “Ruggero Radice”. Un paio d’ore nelle quali Cobolli ha parlato di tutto, dal futuro della squadra alla realizzazione del nuovo stadio, ma non si è sottratto nemmeno di fronte al tema più scottante e che continua ancora a tenere banco su forum e blog juventini: quello di Calciopoli.
“ In tanti – ha continuato Cobolli – ci rimproverarono di non aver difeso a sufficienza la Juve e di aver addirittura ritirato il ricorso precedentemente presentato al Tar. Lo facemmo proprio per evitare guai peggiori alla Juventus, a cominciare da una quasi scontata squalifica dalle future competizioni internazionali che la Uefa avrebbe certamente decretato nei nostri confronti. Inoltre, molti accusano l’avvocato Zaccone di aver praticamente patteggiato la nostra retrocessione, ma non è così: Zaccone fu talmente abile da scongiurare il quasi certo fallimento della Juve, poiché ciò che la Giustizia Sportiva voleva inizialmente era la retrocessione in Serie C e questo ci avrebbe inevitabilmente costretto a portare i libri in Tribunale in quanto la società sarebbe sicuramente fallita. Dobbiamo inoltre ringraziare tutti i grandi campioni che, a differenza di tanti loro ex compagni, decisero di restare alla Juventus: fossero andati via pure loro sarebbe stato ancora più difficile ricostruire una squadra sufficientemente competitiva per risalire subito in Serie A e lottare, come stiamo facendo, per i primi posti in classifica nell’attuale campionato”
Cobolli non ha risparmiato nemmeno una stoccata nei confronti dei tanti tifosi critici nei confronti dell’attuale dirigenza: “La tifoseria juventina conta, solo in Italia, 13 milioni di tifosi i quali si ripartiscono poi ripartiti in tifosi di serie A, B e C. Chiaro che io vorrei fossero tutti di serie A, ma non è possibile. Confidiamo comunque, col tempo, che tanti si ravvedano e lo possano diventare. Dico solo che tutti i retroscena che si raccontano in giro sul nostro conto, che non ci terremmo alla Juve e avremmo concordato la sua retrocessione per nostri interessi personali, sono false, nessuno di essi corrisponde al vero”.
Con queste parole l'attuale presidente della Juventus, certo Giovanni Cobolli Gigli, è intervenuto, come avete avuto modo di leggere, ad una serata speciale indetta al Circolo Sporting di Torino.
Partiamo immediatamente da una considerazione: sono abbastanza incazzato!
Dunque, leggendo le parole espresse dal presidente, mi dovrei sentire un tifoso da serie C della Juventus? Probabilmente l'attuale presidente bianconero non sa nemmeno cosa significhi essere un tifoso, figuriamoci se poi sa cosa significhi esserlo della Juventus.
Ma costui lo sa quanta acqua mi sono preso? Ma costui lo sa quanti chilometri mi sono fatto? Ma costui lo sa quante nazioni, europee e continentali, ho toccato? Ma costui lo sa quanti soldi ho speso? Ma costui lo sa quante volte ho pianto e quante volte ho gioito? Evidentemente NO! Perchè se costui pensa che ci sono tifosi di varie categorie, lasciatemelo dire, non ci ha capito proprio nulla!
Ma partiamo dall'inizio. Secondo costui, molti tifosi bianconeri, me compreso, sono convinti che l'attuale dirigenza e di conseguenza la proprietà, non abbia difeso in maniera congrua la JUVENTUS, e che quel ricorso ritirato al TAR, precedentemente presentato, giusto per la cronaca, sia stata una scelta a dir poco sbagliata. Risposta esatta, la "NOSTRA" Juventus non è stata difesa, la "NOSTRA" Juventus è stata messa in piazza come la peggior "baldracca", la "NOSTRA" Juventus avrebbe meritato una strenua difesa, perchè, se qualcuno ancora non ne fosse al corrente, non è mai stato trovato un solo straccio di prova che potesse condarre la "vecchia Signora" alla serie B, figuriamoci alla serie C.
Ma analizziamo con pareri illustri:
CORRADO DE BIASE
Corrado De Biase, il capo dell'ufficio indagini all'epoca dello scandalo scommesse del 1980, risponde ad uno spettatore tifoso della Juventus che telefona a Rete37, emittente privata fiorentina, dove l'ex giudice era ospite, a proposito della Juventus e dell'operato di Zaccone, legale della stessa: "Non posso sapere perchè la proprietà della Juventus si sia mossa in un certo modo, ma mi sento di dire, al 99%, che la vicenda è stata abilmente pilotata dai vertici della squadra torinese, a cominciare dalla richiesta di Zaccone, che ha lasciato tutti di stucco. Zaccone non è un incompetente, come molti credono, ma è stato solo un attore di questa vicenda.
Bisogna avere, innanzitutto, il coraggio di affermare una realtà: il procedimento di questa estate ha partorito un autentico aborto giuridico. Quando parlo di "aborto giuridico" mi prendo la piena responsabilità di ciò che dico. Quando si vuole espletare in due settimane un procedimento che richiederebbe almeno 6 mesi solo per un corretto iter investigativo, non può che venir fuori un aborto giuridico.
Quando si cassa, per motivi di tempo, un grado di giudizio, quando si impedisce agli imputati di portare testimoni, dossier e filmati in loro discolpa, ma gli si concede solo 15 minuti per una arringa difensiva, non si può che parlare di aborto giuridico.
Quando non si concedono agli avvocati difensori degli imputati i testi integrali delle intercettazioni, adducendo che non sono pertinenti, si può solo parlare di aborto giuridico. Quando, infine, si disassegna un titolo ad una squadra, la Juventus, per assegnarlo ad un'altra, l'Internazionale, prima che sia pronunciato il verdetto del primo iter istruttorio, allora siamo ben oltre l'aborto giuridico. Non è un problema di giustizia ordinaria o sportiva: in ogni paese che si definisca civile eventuali pene e sanzioni devono essere comminate dopo che sia stato verbalizzato un verdetto di colpevolezza, mai prima. E non venitemi a parlare di normative UEFA o di liste da dare alla stessa per le coppe europee: i diritti degli imputati, tra cui quello di potersi difendere con i mezzi che l'ordinamento mette loro a disposizione, vengono prima di una partita di calcio. Il punto che mi fa pensare che Zaccone abbia agito su input della proprietà è un altro, e cioè il modo in cui si sono mossi i vertici dirigenziali della Juventus, con quel finto ricorso al TAR. Come, mi chiedo, tu allontani i dirigenti, praticamente dichiarandoti colpevole, poi assisti inerte ed impassibile ad uno scempio mediatico e giudiziario ai danni della tua squadra e poi minacci di ricorrere al TAR? E' il concetto di chiudere la stalla quando i buoi sono fuggiti, se ci pensate bene. Prima ti fai massacrare senza muovere un dito, ti fai disassegnare il titolo, fai stilare i calendari per i campionati e le coppe europee e poi minacci di andare al TAR, strombazzando il tutto sui giornali? Sa tanto di mossa politica per placare l'ira dei tifosi, mi pare. Se Zaccone, che è uomo di valore ed esperienza, avesse avuto il mandato di evitare il disastro si sarebbe mosso in maniera diversa, nel senso che avrebbe fatto notare queste "anomalie" nel tempo intercorso tra la fine del dibattimento e l'annuncio dei verdetti. Quello, infatti, era il momento buono per minacciare di ricorrere al TAR, quando le sentenze non erano ancora state scritte, ma andava fatto in camera caritatis, chiedendo un incontro con Ruperto, Sandulli e Palazzi, e non di fronte ai giornalisti della Gazzetta. Vi prego di notare che non sto discettando di alta strategia dell'arte forense, ma dei principi basici, dell'ABC della professione, di cose che si insegnano ai ragazzi che vengono in studio a fare praticantato: se tu, avvocato difensore, ritieni di avere delle armi da giocare, chiedi un incontro con il giudice e il PM, nel periodo che intercorre tra il processo ed il verdetto, e gli fai notare che, se il responso sarà giudicato troppo severo, le userai. E qua di armi ce ne erano in quantità industriale. Poi, di fronte al fatto compiuto, chi si prende la responsabilità di fermare una macchina che macina miliardi di euro, tanto da essere la sesta industria del paese?
GIULIANO PISAPIA (avvocato)
«Nessuno ha sottolineato che qui i giudici decidono solo sugli atti portati in aula dalla pubblica accusa. Leggo l'articolo 37 del codice: "Il dibattimento si svolge in contraddittorio tra la procura federale e le parti... Al termine del dibattimento il rappresentante della procura formula le proprie richieste". Bene, qui il dibattimento non c'è stato. Perché il dibattimento è il luogo dove si verifica la tesi accusatoria e si forma la prova». Alle difese non è stato consentito di produrre prove, di citare testimoni (come anche ammetterebbe lo stesso art. 37). E la pubblica accusa ha formulato le sue richieste di condanna ancor prima che iniziava il dibattimento! Come succedeva in Unione Sovietica...
FRANCESCO COSSIGA (senatore)
Cossiga ha avuto parole durissime per la Caf. "L'altro giorno – ha detto - mi sono vergognato per quella parodia della giustizia che è la commissione di appello federale: mi ha molto meravigliato che un serio giurista sia sceso così in basso da andare a presiederla. Il che vuol dire che lo pagano bene perché altra giustificazione non l'avrebbe".
ENZO BIAGI (giornalista)
"Una sentenza pazzesca, e non perchè il calcio sia un ambiente pulito.
Una sentenza pazzesca perchè costruita sul nulla, su intercettazioni difficilmente interpretabili e non proponibili in un procedimento degno di tal nome, una sentenza pazzesca perchè punisce chi era colpevole solo di vivere in un certo ambiente, il tutto condito da un processo che era una riedizione della Santa Inquisizione in chiave moderna.
E mi chiedo: cui prodest? A chi giova il tutto? Perchè tutto è uscito fuori in un determinato momento? Proprio quando, tra Laziogate di Storace, la lista nera di Telecom, poi Calciopoli, poi l'ex Re d'Italia ed ora, ultimo ma non ultimo, la compagnia telefonica Vodafone che ha denunciato Telecom per aver messo sotto controllo i suoi clienti.
Vuoi vedere che per coprire uno scandalo di dimensioni ciclopiche hanno individuato in Luciano Moggi il cattivo da dare in pasto al popolino?"
Enzo Biagi, tratta da un'intervista al Tirreno del 16 agosto.
CRISTIAN ROCCA (giornalista)
Al Bar dello Sport sotto casa non avrebbero saputo fare di meglio. La Juventus è stata condannata per non aver commesso il fatto, cioè per non aver comprato o aggiustato o taroccato nessuna partita, nemmeno una (pagina 76). La Caf guidata da Cesare Ruperto ha spiegato che nel calcio italiano non c’era nessuna cupola (pag. 74), che il sistema Moggi è un’invenzione della Gazzetta dello sport (pag. 74), che i sorteggi non erano truccati (pag. 83), che la balla delle ammonizioni mirate per favorire preventivamente la Juventus era, appunto, una balla grande così (pag. 103). Cinque, praticamente sei, arbitri su otto sono stati assolti e i due condannati non sono stati puniti per le partite della Juventus. Ma se è così, ed è così, come mai la Juventus e le altre (tranne il Milan) sono state condannate a uno, due o forse quattro anni di B? La tesi colpevolista è questa: i rapporti stretti tra i dirigenti della Juventus e i designatori arbitrali, anzi uno solo: Paolo Bergamo, hanno creato “un’atmosfera inquinata, una insana temperie avvolgente il campionato di serie A” per cui è stata lesa la terzietà, l’autonomia e l’indipendenza del settore arbitrale.
Come e dove e con quali arbitri, per i giudici non è importante, perché si tratta di una specie di concorso esterno in campionato di calcio, per cui è sufficiente provare il rapporto di contiguità tra Moggi e un designatore per essere certi che gli arbitri fossero comunque condizionati, anche se non ce n’è prova di alcun tipo. Il problema è che questo reato nel codice sportivo non esiste.
Tirando qualche conclusione, anche un certo Senatore dal nome Francesco Cossiga si deve sentire un uomo da serie C, anche un giornalista di fama nazionale come Cristian Rocca si deve sentire un uomo da serie C, anche un giornalista di fama mondiale come Enzo Biagi si deve sentire un uomo da serie C, anche un avvocato di fama nazionale come Giuliano Pisapia si deve sentire un uomo da serie C, anche un ex capo ufficio indagini come Corrado De Biase si deve sentire un uomo da serie C?
Presidente, facciamo una bella cosa, quando si sentirà pronto, ci faccia una cortesia, ritiri quelle dichiarazioni con un comunicato ufficiale, perchè deve sapere che per noi JUVENTINIVERI (che siamo tutti quanti tifosi, e senza categorie) gli scudetti rimangono sempre 29, perchè per noi JUVENTINIVERI quel ricorso andava portato avanti, perchè per noi JUVENTINIVERI la "NOSTRA" Juventus andava difesa e non abbandonata, perchè per noi JUVENTINIVERI le categorie di serie A, B e C le abbiamo sempre individuate nelle persone che hanno resa gloriosa questa società, e se l'AVVOCATO GIANNI AGNELLI e il DOTTORE UMBERTO AGNELLI, per noi sono sempre stati fuori categoria, beh Lei...................
IL MONDO CHE VORREI
(T.Ferro - V.Rossi)
Arrangiato da Guido Elmi
Batteria: Vinnie Colaiuta
Basso: Paul Bushnell
Chitarre elettriche: Michael Landau, Tim Pierce
Chitarra solo: Michael Landau
Chitarre acustiche: Dean Parrks
Filicorno solista, programmazione e tastiere: Frank Memola
Cori: Silvio Pozzoli, Moreno Ferrari
Chitarre addizionali e cembalo: Guido Elmi
Archi scritti da Frank Memola, diretti da Celso Valli
VIENI QUI
(T.Ferro - V.Rossi)
Arrangiato da Guido Elmi
Batteria: Vinnie Colaiuta
Basso: Paul Bushnell
Chitarre elettriche: Michael Landau, Tim Pierce
Chitarra solo: Tim Pierce
Programmazione e tastiere: Frank Memola
Cori: Silvio Pozzoli, Moreno Ferrari
Cembalo: Guido Elmi
Archi scritti da Frank Memola, diretti da Celso Valli
GIOCA CON ME
(T.Ferro, G.Elmi - V.Rossi)
Arrangiato da Guido Elmi
Batteria: Matt Laugh
Basso: Tony Franklin
Chitarre: Slash
Tastiere: Alessandro Cortini
Cori: Simone Sello e Luciano Palermo
E ADESSO TOCCA A ME
(V.Rossi, G.Curreri, A.Fornili - V.Rossi, G.Curreri, A.Fornili)
Arrangiato da Celso Valli
Batteria: Paolo Valli
Basso e programmazzione elettronica: Luca Bignardi
Chitarre: Massimo Varini
Pianoforte e tastiere: Celso Valli
Archi scritti e diretti da Celso Valli
DIMMELO TE
(T.Ferro, G.Elmi - V.Rossi)
Arrangiato da Guido Elmi
Batteria: Vinnie Colaiuta
Basso: Tony Franklin
Chitarre elettriche: Tim Pierce
Programmazione e tastiere: Frank Memola
Cori: Silvio Pozzoli, Moreno Ferrari
Cembalo: Guido Elmi
COSA IMPORTA A ME
(T.Ferro, G.Elmi - V.Rossi)
Arrangiato da Guido Elmi
Batteria: Joey K
Basso: Corey C
Chitarre elettriche: Rafael Moreira, Tim Pierce
Chitarra solo: Rafael Moreira
Programmazione e tastiere: Frank Memola
Cori: Silvio Pozzoli, Moreno Ferrari
NON VIVO SENZA TE
(V.Rossi, G.Curreri, A.Fornili - V.Rossi, G.Curreri, A.Fornili)
Arrangiato da Celso Valli
Batteria: Vinnie Colaiuta
Basso e programmazzione elettronica: Luca Bignardi
Chitarre: Massimo Varini
Pianoforte e tastiere: Celso Valli
Cori: Antonella Pepe, Alessia Raisi, Gaetano Curreri e Giordano Mazzi
QUI SI FA LA STORIA
(T.Ferro, G.Elmi - V.Rossi)
Arrangiato da Guido Elmi
Batteria: Vinnie Colaiuta
Basso: Tony Franklin
Chitarre elettriche: Tim Pierce, Stef Burns
Programmazione e tastiere: Frank Memola
Cori: Silvio Pozzoli, Moreno Ferrari
COLPA DEL WHISKY
(V.Rossi, R.Casini, - V.Rossi, R.Casini)
Arrangiato da Guido Elmi
Batteria: Vinnie Colaiuta
Basso: Lee Sklar
Chitarre elettriche e solo finale: Michael Landau
Programmazione e tastiere: Frank Memola
NON SOPPORTO
(V.Rossi)
Arrangiato da Guido Elmi
Batteria: Joey K
Basso: Corey C
Chitarre elettriche: Rafael Moreira, Tim Pierce
Programmazione e tastiere: Frank Memola
HO BISOGNO DI TE
(V.Rossi)
Arrangiato da Guido Elmi
Batteria: Vinnie Colaiuta
Basso: Lee Sklar
Chitarre elettriche e acustiche: Michael Landau
Programmazione e tastiere: Frank Memola
BASTA POCO
(V.Rossi)
Arrangiato da Guido Elmi
Batteria: Lele Melotti
Basso: Max Gelsi
Chitarre: Stef Burns
Programmazione e tastiere: Frank Memola
di Cirdan
WASHINGTON – C’è un’altra verità, come tanti sospettano, dietro l’uccisione di Robert F.Kennedy, avvenuta in un hotel di Los Angeles nel giugno del 1968? Alcuni periti balistici pensano di sì. Kennedy, sostengono, sarebbe stato colpito da una seconda persona appostata alle sue spalle e non da Shiran Shiran, l’uomo condannato all’ergastolo per il delitto.
La teoria – non nuova - è stata illustrata durante un congresso svoltosi nel Connecticut. Un perito balistico, Robert Joling, che ha indagato per 40 anni sull’attentato, è giunto alla conclusione che il colpo fatale non poteva venire dalla pistola di Shiran che si trovava davanti al bersaglio e che, stando alle testimonianze, non si sarebbe mai avvicinato alla vittima. E’ invece più probabile che un secondo tiratore abbia sorpreso il senatore sparando da una posizione defilata e alle spalle. L’autopsia ha infatti confermato che tre colpi hanno raggiunto Kennedy da dietro con una traiettoria dal basso verso l’alto e da destra verso sinistra. Inoltre il proiettile fatale sarebbe stato esploso vicino all’orecchio: infatti ha lasciato una traccia di bruciatura.
Un altro esperto, Philip Van Praag, esaminando un nastro registrato da un giornalista canadese al momento dell’agguato, ha determinato che sarebbero stati esplosi almeno 13 colpi mentre l’arma di Shiran ne poteva contenere solo otto. Van Praag ha aggiunto che la seconda arma poteva appartenere ad un agente della scorta, il quale interrogato aveva fornito una versione poco plausibile. Le ricostruzioni dei due «tecnici» potrebbero riaccendere le polemiche sull’indagine. La tesi ufficiale del coinvolgimento del solo Shiran non ha mai convinto del tutto e ciò ha alimentato molte teorie su chi avesse organizzato il complotto: dalla mafia agli avversari politici. Un mistero fitto quanto quello dell’assassinio del fratello John a Dallas. Anche nell’uccisione del presidente è probabile che i killer fossero diversi, appostati in modo da poter aprire il fuoco su ogni lato del corteo.
Guido Olimpio
27 marzo 2008
« Sabato 22 marzo 2008, alle ore 20 e 30, in telecronaca diretta da Milano, Inter-Juventus, valevole per l'undicesima giornata di ritorno del campionato italiano di Serie A, Fabio aveva un programma formidabile: Calze, mutande, vestaglione di flanella, tavolinetto davanti al televisore, frittatona di cipolle per la quale andava pazzo, familiare di Peroni gelata, tifo indiavolato e rutto libero! »
............................ma non è andata proprio così!
Come il ragionier Fantozzi Ugo, un impegno improrogabile, non ha consentito a Fabio di vivere in pieno tifo da stadio quel formidabile programma. E allora via agli espedienti. In tempi moderni e con le nuove tecnologie un cellulare con la sola vibrazione in linea diretta con amici e tifosi e un auricolare collegato ad una micro radiolina super professionale, sono diventati gli amici, parenti, compagni di una notte che difficilmente si potrà dimenticare. Tutto studiato, tutto programmato per non poter perdere nella maniera più assoluta una partita che comunque sia non si può considerare come le altre.
Il luogo "sacro" e silenzioso nel quale è stato trascinato Fabio, non poteva consentirgli di vivere quell'evento con la tranquillità dovuta (se mai eventi del genere possono essere vissuti in tranquillità). Il primo tempo scivolava via, con poche emozioni, almeno questo era il racconto che veniva vissuto attraverso la "mitica" radiolina (ad un certo punto a Fabio, sembrava di essere tornato bambino, quando la domenica pomeriggio, "tutto il calcio minuto per minuto" era un compagnio imprescindibile) se non una conclusione del capitano Alex Del Piero, che nella serata pre-pasquale festeggiava il record di presenze (in concomitanza con il compianto Gaetano Scirea) toccando quota 552 gare, che lo faceva sospirare nell'indifferenza generale dei presenti.
Una breve pausa, qualche minuto per ritornare con la testa nel luogo dove era presente, e poi giù, di nuovo nella scala del calcio, immaginando colori, ascoltando cori, vivendo con passione la trasferta "possibile" di quelle maglie. Pochi secondi e un primo brivido, con l'immaginazione quel tiro del "biondo" (così lo chiamava il padre di Fabio) era ancora più bello di quello che le immagini mostravano, parato! Si va avanti. Ancora qualche minuto e ............ Mauro German Camoranesi, colui che aveva ristabilito il risultato all'andata, porta in vantaggio la Juventus sulla verticalizzazione di Molinaro. Una statua, una pietra, Fabio rimaneva immobile, goduto ma immobile. Lo stile Juventus gli aveva insegnato questo (gli aveva, perchè la Juventus di Gianni e Umberto era uno stile), sapeva che mancava ancora molto, che il calcio è strano, e che prima di saper vincere bisogna saper perdere, ingoiare cocenti delusioni, avere rispetto e stima degli avversari, pur sempre consapevoli della propria forza. Il commento radiofonico raccontava di un fuorigioco sul passaggio in verticale, ma questa è un'altra storia.
L'Inter provava una reazione, ma con poca convinzione, e nella mente di Fabio i minuti passavano con moderata sofferenza. Ventesimo minuto del secondo tempo, le parole del radiocronista citavano una verticalizzazione di Camoranesi nel cuore dell'area di rigore, Del Piero di prima faceva giungere un assist a David Trezeguet, che di sinistro, al volo, gonfiava ancora una volta la rete. 0-2! A quel punto Fabio avrebbe voluto esplodere tutta la sua gioia (e in un certo senso lo ha fatto), gridando al mondo intero che i campioni dell'Italia erano loro.
Un brivido silenzioso è corso lungo tutto il suo corpo, ha pensato a suo padre, che con lui aveva vissuto trent'anni di bianconero, ha pensato agli abbracci, alle lacrime, agli urli di gioia che per decenni quelle maglie gli avevano fatto vivere. E poi ancora compostezza, le partite finiscono sempre quando arbitro fischia, citava un tecnico che ai tempi allenava in terra di Liguria. Le possibilità di dilagare continuavano ad essere molteplici, le parate del portiere della squadra di Onestopoli continuavano a tenere a galla un risultato che poteva assumere dimensioni ciclopiche. Ed infatti a pochi minuti dal termine la partita veniva riaperta, ma nella mente di Fabio tutto rimaneva sotto controllo, conosceva quegli uomini, conosceva il loro carattere, sapeva benissimo che erano abituati a sopportare le pressioni, sapeva benissimo, che chi aveva vinto giocando sul campo e non in una stanza federale, sapeva come arrivare in fondo portando a casa il risultato.
Triplice fischio finale, 1-2, vittoria alla scala del calcio, vittoria contro l'Inter, quella squadra e quella società che aveva indossato lo scudetto della Juventus di Fabio.
Il ragionier Fantozzi Ugo, quella notte del 14 novembre 1973, aveva dovuto rinunciare alla gara che per la prima volta aveva visto vincere la Nazionale italiana di calcio nel tempio del calcio, Wembley, gara giocata in memoria del trentanovesimo anniversario della battaglia di Highbury, contro i rivali eterni dell'Inghilterra, e a segnare, a pochi minuti dal termine fu proprio un Fabio, Fabio Capello, colui che il 12 febbraio del 2006 aveva espugnato, con la Juventus, per l'ultima volta il campo di San Siro, risultato?...............1-2! Coincidenze? Questo Fabio non lo sa, ma mentre si accingeva alla sua auto, finita la partita e la serata a cui non avrebbe potuto non essere presente, ha rivisto il ragionier Fantozzi, in quella sala di proiezione in cui aveva dovuto assistere alla "Corazzata Potemkin", e con un urlo liberatorio ha esclamato: LA CORAZZATA MANCINI E' UNA................................