Non importa di chi è la colpa in una determinata piccolissima situazione.
lunedì 31 marzo 2008
GUAI A CHI SPARGE L'ODIO!
Non importa di chi è la colpa in una determinata piccolissima situazione.
domenica 30 marzo 2008
TIFOSO PARMA MORTO, RINVIATA GARA CON JUVE
Soccorsi inutili Il giovane è stato soccorso dai sanitari del 118 e trasferito con l'eliambulanza all'ospedale di Alessandria, dove però è giunto privo di vita. Secondo le prime informazioni l' autista dopo l'incidente avrebbe percorso un tratto di autostrada, chiamando poi la polizia dopo un paio di chilometri. L'autista sostiene di non essersi non si è accorto di avere investito una persona, come ha detto agli agenti della Polizia stradale che l'hanno fermato sulla A21 qualche chilometro ad ovest rispetto all'area di servizio.Subito dopo aver appreso la notizia dell'investimento, il sindaco di Parma Pietro Vignali aveva rivolto un appello per chiedere l'annullamento della partita con la Juventus, esprimendo "cordoglio e vicinanza alla famiglia del giovane e a tutta la tifoseria crociata", e "in attesa di conoscere l' esatta dinamica dell'incidente".
La testimonianza Un tifoso del Parma ha confermato telefonicamente a un giornalista, che lo ha contattato dalla città emiliana, la versione riferita dall'autista del pullman dei tifosi juventini alla Polizia stradale, secondo la quale non si sarebbe accorto di aver investito Matteo Bagnaresi, e per questo avrebbe proseguito la marcia. "Matteo era vicino alle ruote del bus - ha raccontato il tifoso - e in retromarcia il mezzo lo ha travolto, poi è ripartito. L'autista non lo ha visto e non si è accorto di quello che era successo. Qualcuno di noi si è invece accorto subito dell'investimento e ha urlato all'autista di fermarsi, ma lui, forse impaurito e pensando che fossero minacce, ha proseguito". Secondo alcune testimonianze di tifosi parmigiani, appena il pullman juventino era giunto nell'area di servizio Crocetta Nord c'era stato qualche sfottò da parte dei tifosi 'rivali', e per questo l'autista avrebbe deciso di riprendere la marcia, con l' intenzione forse di fermarsi poi in un successivo grill sull' autostrada. Matteo Bagnaresi, a quanto si è appreso, era un tifoso dei 'Boys' del Parma. Laureato, lavorava per una cooperativa e viveva nella città emiliana con i genitori.
Lo stesso giorno della morte di Sandri La morte del tifoso del Parma è avvenuta nella stessa giornata di campionato in cui, nel girone di andata, fu ucciso nell'area di servizio Badia al Pino, il tifoso della Lazio Gabriele Sandri.
Partita rinviata in segno di lutto La Federazione italiana gioco calcio ha diramato un comunicato in cui spiega che, "pur trattandosi di una tragica fatalità, d'intesa con la Lega nazionale professionisti, le società Juventus e Parma, ha deciso di rinviare a data da destinarsi la partita Juventus-Parma, in segno di lutto, per la scomparsa del tifoso del Parma, rimasto vittima di un incidente avvenuto in un'area di servizio dell'autostrada poche prima della partita".
Lo stadio si è svuotato in silenzio Lo stadio di Torino si è svuotato, in silenzio, appena il pubblico ha avuto, dallo speaker, la notizia del rinvio. Nell'Olimpico per un pò sono rimasti soltanto, sul terreno di gioco, i ragazzini delle scuole calcio che avrebbero dovuto assistere ad una premiazione di Alessandro Del Piero. Al di fuori dello stadio il deflusso dei tifosi è stato regolare, i pullman di sostenitori del Parma non sono arrivati a Torino. Secondo quanto si è appreso ne erano in viaggio due verso Torino, entrambi fermi alla stazione di servizio Crocetta nord quando è avvenuto l'investimento, alle 12:45. San Siro, un minuto di silenzio I giocatori di Milan e Atalanta e la terna arbitrale si sono schierati al centro del campo per un minuto di silenzio in ricordo del tifoso del Parma. Il pubblico di San Siro ha sottolineato il gesto dei giocatori in campo con un caloroso applauso. Un minuto di silenzio anche allo stadio di Livorno dove gli amaranto giocano il derby con il Siena.Una "domenica triste per la morte di un tifoso". Queste le parole, apparse sul sito della Fiorentina, dell'amministratore delegato viola Sandro Mencucci, per la morte del tifoso del Parma. "Siamo naturalmente dispiaciuti" ha detto Mencucci aggiungendo che "qui a Udine abbiamo saputo poco di quel che è successo".I tifosi dell' Empoli, gemellati con quelli del Parma, hanno reso omaggio a Matteo Bagnaresi, togliendo tutti gli striscioni dallo stadio. I sostenitori azzurri hanno esposto solo un grande lenzuolo bianco con la scritta 'Ciao Matteo'. Gli ultras della squadra toscana hanno deciso di non tifare. Durante il minuto di raccoglimento nello stadio c'é stato il silenzio assoluto, solo al termine il pubblico ha applaudito.
BERARDELLI POULE
IN SVEZIA UN......GOING
sabato 29 marzo 2008
IL SIGNOR "C"
(Da Nero su Bianco)Durante una speciale serata organizzata ieri al Circolo Sporting di Torino, il presidente bianconero Cobolli Gigli ha affrontato a 360 gradi il tema Juve è tornato pure su Calciopoli, spiegando i motivi per i quali la società decise di non presentare più il ricorso al Tar."In tanti ci rimproverarono di non aver difeso a sufficienza la Juve e di aver addirittura ritirato il ricorso precedentemente presentato al Tar. Lo facemmo proprio per evitare guai peggiori alla Juventus, a cominciare da una quasi scontata squalifica dalle future competizioni internazionali che la Uefa avrebbe certamente decretato nei nostri confronti. Inoltre, molti accusano l’avvocato Zaccone di aver praticamente patteggiato la nostra retrocessione, ma non è così: Zaccone fu talmente abile da scongiurare il quasi certo fallimento della Juve, poiché ciò che la Giustizia Sportiva voleva inizialmente era la retrocessione in Serie C e questo ci avrebbe inevitabilmente costretto a portare i libri in Tribunale in quanto la società sarebbe sicuramente fallita.""La tifoseria juventina conta, solo in Italia, 13 milioni di tifosi i quali si ripartiscono poi ripartiti in tifosi di serie A, B e C. Chiaro che io vorrei fossero tutti di serie A, ma non è possibile. Confidiamo comunque, col tempo, che tanti si ravvedano e lo possano diventare. Dico solo che tutti i retroscena che si raccontano in giro sul nostro conto, che non ci terremmo alla Juve e avremmo concordato la sua retrocessione per nostri interessi personali, sono false, nessuno di essi corrisponde al vero."Ieri sera un utente del forum J1897 ha definito questo sproloquio "il peggiore Cobolli di sempre". Non si può che essere d'accordo con questa affermazione. In un solo intervento, il signor C riesce a condensare tutto il peggio del suo repertorio, partendo dall'esclusione dall'Europa minacciata da Blatter (una pistola ad acqua, come anche i bambini sanno), passando per la santificazione dell'avvocato Zaccone, fino ad arrivare alle patenti di juventinità per i tifosi, che sarebbero da dividere in tre categorie, di serie A, B e C. In base a quale criterio, caro signor C? I tifosi di serie B e C sono forse quelli che non si sono bevuti tutte le panzane che sono state raccontate (anche e soprattutto da Lei) in questi due anni? Se la classificazione da Lei proposta si basa su questo criterio, penso di poter dire che i membri dello Ju29ro Team sono FIERI di essere tifosi di serie C.Piuttosto, caro signor C, lei si è mai chiesto se il suo operato come presidente della Juventus sia da serie A, B o C? Forse capire questo è molto più importante della sua bizzarra classificazione dei tifosi bianconeri. Per aiutare i lettori del Blog a trovare una risposta a questa domanda, ho pensato di ripostare uno dei capolavori del signor C, e cioé l'intervista al direttore del Corriere dello Sport Stadio in cui dice tutto e il contrario di tutto. Silenzio, parla il signor C...
SARA' INFINITIF
ALTRIMENTI CI ARRABBIAMO
Durante una speciale serata organizzata ieri al Circolo Sporting di Torino, il presidente bianconero Cobolli Gigli ha affrontato a 360 gradi il tema Juve è tornato pure su Calciopoli, spiegando i motivi per i quali la società decise di non presentare più il ricorso al Tar: “Ci stavano stritolando ed erano pronti a farci fallire. L’avvocato Zaccone, seppur poi subissato da critiche ingiuste, fu talmente bravo da evitarci la retrocessione in Serie C”. Una stoccata Cobolli l’ha poi riservata pure ai tifosi della Juve perennemente critici verso l’attuale dirigenza: “Non esistono affatto i retroscena che mettono in giro sul nostro conto, ma che ci volete fare: la Juve ha 13 milioni di tifosi solo in Italia e tra loro esistono tifosi di serie A, B e C”.
È stato un Cobolli Gigli a cuore aperto quello presentatosi ieri al circolo Sporting di Torino per partecipare – insieme al presidente torinista Cairo – ad una speciale serata organizzata dal Gruppo Subalpino “Ruggero Radice”. Un paio d’ore nelle quali Cobolli ha parlato di tutto, dal futuro della squadra alla realizzazione del nuovo stadio, ma non si è sottratto nemmeno di fronte al tema più scottante e che continua ancora a tenere banco su forum e blog juventini: quello di Calciopoli.
“ In tanti – ha continuato Cobolli – ci rimproverarono di non aver difeso a sufficienza la Juve e di aver addirittura ritirato il ricorso precedentemente presentato al Tar. Lo facemmo proprio per evitare guai peggiori alla Juventus, a cominciare da una quasi scontata squalifica dalle future competizioni internazionali che la Uefa avrebbe certamente decretato nei nostri confronti. Inoltre, molti accusano l’avvocato Zaccone di aver praticamente patteggiato la nostra retrocessione, ma non è così: Zaccone fu talmente abile da scongiurare il quasi certo fallimento della Juve, poiché ciò che la Giustizia Sportiva voleva inizialmente era la retrocessione in Serie C e questo ci avrebbe inevitabilmente costretto a portare i libri in Tribunale in quanto la società sarebbe sicuramente fallita. Dobbiamo inoltre ringraziare tutti i grandi campioni che, a differenza di tanti loro ex compagni, decisero di restare alla Juventus: fossero andati via pure loro sarebbe stato ancora più difficile ricostruire una squadra sufficientemente competitiva per risalire subito in Serie A e lottare, come stiamo facendo, per i primi posti in classifica nell’attuale campionato”
Cobolli non ha risparmiato nemmeno una stoccata nei confronti dei tanti tifosi critici nei confronti dell’attuale dirigenza: “La tifoseria juventina conta, solo in Italia, 13 milioni di tifosi i quali si ripartiscono poi ripartiti in tifosi di serie A, B e C. Chiaro che io vorrei fossero tutti di serie A, ma non è possibile. Confidiamo comunque, col tempo, che tanti si ravvedano e lo possano diventare. Dico solo che tutti i retroscena che si raccontano in giro sul nostro conto, che non ci terremmo alla Juve e avremmo concordato la sua retrocessione per nostri interessi personali, sono false, nessuno di essi corrisponde al vero”.
Con queste parole l'attuale presidente della Juventus, certo Giovanni Cobolli Gigli, è intervenuto, come avete avuto modo di leggere, ad una serata speciale indetta al Circolo Sporting di Torino.
Partiamo immediatamente da una considerazione: sono abbastanza incazzato!
Dunque, leggendo le parole espresse dal presidente, mi dovrei sentire un tifoso da serie C della Juventus? Probabilmente l'attuale presidente bianconero non sa nemmeno cosa significhi essere un tifoso, figuriamoci se poi sa cosa significhi esserlo della Juventus.
Ma costui lo sa quanta acqua mi sono preso? Ma costui lo sa quanti chilometri mi sono fatto? Ma costui lo sa quante nazioni, europee e continentali, ho toccato? Ma costui lo sa quanti soldi ho speso? Ma costui lo sa quante volte ho pianto e quante volte ho gioito? Evidentemente NO! Perchè se costui pensa che ci sono tifosi di varie categorie, lasciatemelo dire, non ci ha capito proprio nulla!
Ma partiamo dall'inizio. Secondo costui, molti tifosi bianconeri, me compreso, sono convinti che l'attuale dirigenza e di conseguenza la proprietà, non abbia difeso in maniera congrua la JUVENTUS, e che quel ricorso ritirato al TAR, precedentemente presentato, giusto per la cronaca, sia stata una scelta a dir poco sbagliata. Risposta esatta, la "NOSTRA" Juventus non è stata difesa, la "NOSTRA" Juventus è stata messa in piazza come la peggior "baldracca", la "NOSTRA" Juventus avrebbe meritato una strenua difesa, perchè, se qualcuno ancora non ne fosse al corrente, non è mai stato trovato un solo straccio di prova che potesse condarre la "vecchia Signora" alla serie B, figuriamoci alla serie C.
Ma analizziamo con pareri illustri:
CORRADO DE BIASE
Corrado De Biase, il capo dell'ufficio indagini all'epoca dello scandalo scommesse del 1980, risponde ad uno spettatore tifoso della Juventus che telefona a Rete37, emittente privata fiorentina, dove l'ex giudice era ospite, a proposito della Juventus e dell'operato di Zaccone, legale della stessa: "Non posso sapere perchè la proprietà della Juventus si sia mossa in un certo modo, ma mi sento di dire, al 99%, che la vicenda è stata abilmente pilotata dai vertici della squadra torinese, a cominciare dalla richiesta di Zaccone, che ha lasciato tutti di stucco. Zaccone non è un incompetente, come molti credono, ma è stato solo un attore di questa vicenda.
Bisogna avere, innanzitutto, il coraggio di affermare una realtà: il procedimento di questa estate ha partorito un autentico aborto giuridico. Quando parlo di "aborto giuridico" mi prendo la piena responsabilità di ciò che dico. Quando si vuole espletare in due settimane un procedimento che richiederebbe almeno 6 mesi solo per un corretto iter investigativo, non può che venir fuori un aborto giuridico.
Quando si cassa, per motivi di tempo, un grado di giudizio, quando si impedisce agli imputati di portare testimoni, dossier e filmati in loro discolpa, ma gli si concede solo 15 minuti per una arringa difensiva, non si può che parlare di aborto giuridico.
Quando non si concedono agli avvocati difensori degli imputati i testi integrali delle intercettazioni, adducendo che non sono pertinenti, si può solo parlare di aborto giuridico. Quando, infine, si disassegna un titolo ad una squadra, la Juventus, per assegnarlo ad un'altra, l'Internazionale, prima che sia pronunciato il verdetto del primo iter istruttorio, allora siamo ben oltre l'aborto giuridico. Non è un problema di giustizia ordinaria o sportiva: in ogni paese che si definisca civile eventuali pene e sanzioni devono essere comminate dopo che sia stato verbalizzato un verdetto di colpevolezza, mai prima. E non venitemi a parlare di normative UEFA o di liste da dare alla stessa per le coppe europee: i diritti degli imputati, tra cui quello di potersi difendere con i mezzi che l'ordinamento mette loro a disposizione, vengono prima di una partita di calcio. Il punto che mi fa pensare che Zaccone abbia agito su input della proprietà è un altro, e cioè il modo in cui si sono mossi i vertici dirigenziali della Juventus, con quel finto ricorso al TAR. Come, mi chiedo, tu allontani i dirigenti, praticamente dichiarandoti colpevole, poi assisti inerte ed impassibile ad uno scempio mediatico e giudiziario ai danni della tua squadra e poi minacci di ricorrere al TAR? E' il concetto di chiudere la stalla quando i buoi sono fuggiti, se ci pensate bene. Prima ti fai massacrare senza muovere un dito, ti fai disassegnare il titolo, fai stilare i calendari per i campionati e le coppe europee e poi minacci di andare al TAR, strombazzando il tutto sui giornali? Sa tanto di mossa politica per placare l'ira dei tifosi, mi pare. Se Zaccone, che è uomo di valore ed esperienza, avesse avuto il mandato di evitare il disastro si sarebbe mosso in maniera diversa, nel senso che avrebbe fatto notare queste "anomalie" nel tempo intercorso tra la fine del dibattimento e l'annuncio dei verdetti. Quello, infatti, era il momento buono per minacciare di ricorrere al TAR, quando le sentenze non erano ancora state scritte, ma andava fatto in camera caritatis, chiedendo un incontro con Ruperto, Sandulli e Palazzi, e non di fronte ai giornalisti della Gazzetta. Vi prego di notare che non sto discettando di alta strategia dell'arte forense, ma dei principi basici, dell'ABC della professione, di cose che si insegnano ai ragazzi che vengono in studio a fare praticantato: se tu, avvocato difensore, ritieni di avere delle armi da giocare, chiedi un incontro con il giudice e il PM, nel periodo che intercorre tra il processo ed il verdetto, e gli fai notare che, se il responso sarà giudicato troppo severo, le userai. E qua di armi ce ne erano in quantità industriale. Poi, di fronte al fatto compiuto, chi si prende la responsabilità di fermare una macchina che macina miliardi di euro, tanto da essere la sesta industria del paese?
GIULIANO PISAPIA (avvocato)
«Nessuno ha sottolineato che qui i giudici decidono solo sugli atti portati in aula dalla pubblica accusa. Leggo l'articolo 37 del codice: "Il dibattimento si svolge in contraddittorio tra la procura federale e le parti... Al termine del dibattimento il rappresentante della procura formula le proprie richieste". Bene, qui il dibattimento non c'è stato. Perché il dibattimento è il luogo dove si verifica la tesi accusatoria e si forma la prova». Alle difese non è stato consentito di produrre prove, di citare testimoni (come anche ammetterebbe lo stesso art. 37). E la pubblica accusa ha formulato le sue richieste di condanna ancor prima che iniziava il dibattimento! Come succedeva in Unione Sovietica...
FRANCESCO COSSIGA (senatore)
Cossiga ha avuto parole durissime per la Caf. "L'altro giorno – ha detto - mi sono vergognato per quella parodia della giustizia che è la commissione di appello federale: mi ha molto meravigliato che un serio giurista sia sceso così in basso da andare a presiederla. Il che vuol dire che lo pagano bene perché altra giustificazione non l'avrebbe".
ENZO BIAGI (giornalista)
"Una sentenza pazzesca, e non perchè il calcio sia un ambiente pulito.
Una sentenza pazzesca perchè costruita sul nulla, su intercettazioni difficilmente interpretabili e non proponibili in un procedimento degno di tal nome, una sentenza pazzesca perchè punisce chi era colpevole solo di vivere in un certo ambiente, il tutto condito da un processo che era una riedizione della Santa Inquisizione in chiave moderna.
E mi chiedo: cui prodest? A chi giova il tutto? Perchè tutto è uscito fuori in un determinato momento? Proprio quando, tra Laziogate di Storace, la lista nera di Telecom, poi Calciopoli, poi l'ex Re d'Italia ed ora, ultimo ma non ultimo, la compagnia telefonica Vodafone che ha denunciato Telecom per aver messo sotto controllo i suoi clienti.
Vuoi vedere che per coprire uno scandalo di dimensioni ciclopiche hanno individuato in Luciano Moggi il cattivo da dare in pasto al popolino?"
Enzo Biagi, tratta da un'intervista al Tirreno del 16 agosto.
CRISTIAN ROCCA (giornalista)
Al Bar dello Sport sotto casa non avrebbero saputo fare di meglio. La Juventus è stata condannata per non aver commesso il fatto, cioè per non aver comprato o aggiustato o taroccato nessuna partita, nemmeno una (pagina 76). La Caf guidata da Cesare Ruperto ha spiegato che nel calcio italiano non c’era nessuna cupola (pag. 74), che il sistema Moggi è un’invenzione della Gazzetta dello sport (pag. 74), che i sorteggi non erano truccati (pag. 83), che la balla delle ammonizioni mirate per favorire preventivamente la Juventus era, appunto, una balla grande così (pag. 103). Cinque, praticamente sei, arbitri su otto sono stati assolti e i due condannati non sono stati puniti per le partite della Juventus. Ma se è così, ed è così, come mai la Juventus e le altre (tranne il Milan) sono state condannate a uno, due o forse quattro anni di B? La tesi colpevolista è questa: i rapporti stretti tra i dirigenti della Juventus e i designatori arbitrali, anzi uno solo: Paolo Bergamo, hanno creato “un’atmosfera inquinata, una insana temperie avvolgente il campionato di serie A” per cui è stata lesa la terzietà, l’autonomia e l’indipendenza del settore arbitrale.
Come e dove e con quali arbitri, per i giudici non è importante, perché si tratta di una specie di concorso esterno in campionato di calcio, per cui è sufficiente provare il rapporto di contiguità tra Moggi e un designatore per essere certi che gli arbitri fossero comunque condizionati, anche se non ce n’è prova di alcun tipo. Il problema è che questo reato nel codice sportivo non esiste.
Tirando qualche conclusione, anche un certo Senatore dal nome Francesco Cossiga si deve sentire un uomo da serie C, anche un giornalista di fama nazionale come Cristian Rocca si deve sentire un uomo da serie C, anche un giornalista di fama mondiale come Enzo Biagi si deve sentire un uomo da serie C, anche un avvocato di fama nazionale come Giuliano Pisapia si deve sentire un uomo da serie C, anche un ex capo ufficio indagini come Corrado De Biase si deve sentire un uomo da serie C?
Presidente, facciamo una bella cosa, quando si sentirà pronto, ci faccia una cortesia, ritiri quelle dichiarazioni con un comunicato ufficiale, perchè deve sapere che per noi JUVENTINIVERI (che siamo tutti quanti tifosi, e senza categorie) gli scudetti rimangono sempre 29, perchè per noi JUVENTINIVERI quel ricorso andava portato avanti, perchè per noi JUVENTINIVERI la "NOSTRA" Juventus andava difesa e non abbandonata, perchè per noi JUVENTINIVERI le categorie di serie A, B e C le abbiamo sempre individuate nelle persone che hanno resa gloriosa questa società, e se l'AVVOCATO GIANNI AGNELLI e il DOTTORE UMBERTO AGNELLI, per noi sono sempre stati fuori categoria, beh Lei...................
venerdì 28 marzo 2008
E ADESSO ROCK AND ROLL
IL MONDO CHE VORREI
(T.Ferro - V.Rossi)
Arrangiato da Guido Elmi
Batteria: Vinnie Colaiuta
Basso: Paul Bushnell
Chitarre elettriche: Michael Landau, Tim Pierce
Chitarra solo: Michael Landau
Chitarre acustiche: Dean Parrks
Filicorno solista, programmazione e tastiere: Frank Memola
Cori: Silvio Pozzoli, Moreno Ferrari
Chitarre addizionali e cembalo: Guido Elmi
Archi scritti da Frank Memola, diretti da Celso Valli
VIENI QUI
(T.Ferro - V.Rossi)
Arrangiato da Guido Elmi
Batteria: Vinnie Colaiuta
Basso: Paul Bushnell
Chitarre elettriche: Michael Landau, Tim Pierce
Chitarra solo: Tim Pierce
Programmazione e tastiere: Frank Memola
Cori: Silvio Pozzoli, Moreno Ferrari
Cembalo: Guido Elmi
Archi scritti da Frank Memola, diretti da Celso Valli
GIOCA CON ME
(T.Ferro, G.Elmi - V.Rossi)
Arrangiato da Guido Elmi
Batteria: Matt Laugh
Basso: Tony Franklin
Chitarre: Slash
Tastiere: Alessandro Cortini
Cori: Simone Sello e Luciano Palermo
E ADESSO TOCCA A ME
(V.Rossi, G.Curreri, A.Fornili - V.Rossi, G.Curreri, A.Fornili)
Arrangiato da Celso Valli
Batteria: Paolo Valli
Basso e programmazzione elettronica: Luca Bignardi
Chitarre: Massimo Varini
Pianoforte e tastiere: Celso Valli
Archi scritti e diretti da Celso Valli
DIMMELO TE
(T.Ferro, G.Elmi - V.Rossi)
Arrangiato da Guido Elmi
Batteria: Vinnie Colaiuta
Basso: Tony Franklin
Chitarre elettriche: Tim Pierce
Programmazione e tastiere: Frank Memola
Cori: Silvio Pozzoli, Moreno Ferrari
Cembalo: Guido Elmi
COSA IMPORTA A ME
(T.Ferro, G.Elmi - V.Rossi)
Arrangiato da Guido Elmi
Batteria: Joey K
Basso: Corey C
Chitarre elettriche: Rafael Moreira, Tim Pierce
Chitarra solo: Rafael Moreira
Programmazione e tastiere: Frank Memola
Cori: Silvio Pozzoli, Moreno Ferrari
NON VIVO SENZA TE
(V.Rossi, G.Curreri, A.Fornili - V.Rossi, G.Curreri, A.Fornili)
Arrangiato da Celso Valli
Batteria: Vinnie Colaiuta
Basso e programmazzione elettronica: Luca Bignardi
Chitarre: Massimo Varini
Pianoforte e tastiere: Celso Valli
Cori: Antonella Pepe, Alessia Raisi, Gaetano Curreri e Giordano Mazzi
QUI SI FA LA STORIA
(T.Ferro, G.Elmi - V.Rossi)
Arrangiato da Guido Elmi
Batteria: Vinnie Colaiuta
Basso: Tony Franklin
Chitarre elettriche: Tim Pierce, Stef Burns
Programmazione e tastiere: Frank Memola
Cori: Silvio Pozzoli, Moreno Ferrari
COLPA DEL WHISKY
(V.Rossi, R.Casini, - V.Rossi, R.Casini)
Arrangiato da Guido Elmi
Batteria: Vinnie Colaiuta
Basso: Lee Sklar
Chitarre elettriche e solo finale: Michael Landau
Programmazione e tastiere: Frank Memola
NON SOPPORTO
(V.Rossi)
Arrangiato da Guido Elmi
Batteria: Joey K
Basso: Corey C
Chitarre elettriche: Rafael Moreira, Tim Pierce
Programmazione e tastiere: Frank Memola
HO BISOGNO DI TE
(V.Rossi)
Arrangiato da Guido Elmi
Batteria: Vinnie Colaiuta
Basso: Lee Sklar
Chitarre elettriche e acustiche: Michael Landau
Programmazione e tastiere: Frank Memola
BASTA POCO
(V.Rossi)
Arrangiato da Guido Elmi
Batteria: Lele Melotti
Basso: Max Gelsi
Chitarre: Stef Burns
Programmazione e tastiere: Frank Memola
di Cirdan
giovedì 27 marzo 2008
VASCO IN USCITA
Vasco «rinnega» la vita spericolata
«Bisogna anche saper frenare... Rivaluto le illusioni che aiutano a vivere»
«Vita spericolata» spiazzata da «Vita tranquilla» come quella ipotizzata recentemente da Tricarico? Non esageriamo. Non è una scelta, ma una resa alla realtà della vita e delle cose. Dice Vasco: «La realtà che vedo mi fa schifo, è triste e odiosa. Per questo ho rivalutato i sogni e le illusioni che aiutano a vivere meglio: credere in un amore, una donna, un rapporto, avere una fede, magari non vera o sbagliata. L'importante è crederci. Vivi meglio».
Rassegnato? «Per carità, più inquieto che mai. La realtà è veramente pessima: non solo mortifica moltissimo le aspirazioni umane, ma non pone limiti alla sofferenza. Lo so, è una presa di coscienza un po' amara. Bisogna accontentarsi. A me la cosa non piace per niente. L'uomo normale non ha scelta, soffre, l'artista si ribella all'idea di non poter spiccare il volo. Io spero solo che alla fine della corsa ci sia un angelo o un rock and roll ben riuscito».
Da cosa era nato il sogno di una «Vita spericolata»? «Dall'idea di volare sempre senza tempi morti come nei film, dove si vedono solo cose belle e importanti e mai banali. I miei genitori sognavano per me una vita sicura, il posto in banca o in comune o statale. Io sognavo invece un avventuroso precariato, una esistenza non garantita. Però neppure io posso vivere come un cartone animato, ma d'altra parte sono insofferente ai limiti che la natura dà all'uomo. E allora ecco che ritorniamo alla rivalutazione dei sogni, i protagonisti di questo disco».
C'è una canzone, «E adesso che tocca a me», che sembra un richiamo alla spiritualità. «In verità mi accorgo che non abbiamo bisogno di cose, oggetti, ma di situazioni "dentro". Ed eccomi qui a ringraziare il cielo e le chitarre. Se stai bene dentro è ok anche una modesta capanna, ma se vivi in una villa grandissima e il tuo riferimento è Bill Gates, sei finito».
Altra canzone fortemente concettuale è «Cosa importa a me» «Dimenticare non è facile, ma perdonare, almeno per me, è impossibile. Gesù Cristo proclamava la necessità del perdono. Ma è qualcosa che sono costretto a lasciare agli uomini grandi. Quelli piccoli come me si sforzano di dimenticare perché a perdonare non ce la fanno».
C'è una canzone, «Ho bisogno di te», che ripete all'infinito queste uniche quattro parole affidando il resto del messaggio a diverse intonazioni e alla musica.
«Si, ogni tanto — confessa Vasco — cerco di fare testi minimalisti, usando meno parole. In realtà mi accorgo che nella vita non sono capace di chiedere aiuto quando ne ho veramente bisogno. Perché mi sento prigioniero. Le principali prigioni sono le dipendenze. Da un amore, da una persona, da un vizio, dal fatto di voler essere più ricco e potente.
M. L. F.
L'ALTRA VERITA'
Omicidio di Robert Kennedy, l'altra verità
Si riapre il dibattito sull'assassinio del fratello di Jfk: la balistica smentisce la ricostruzione ufficiale
WASHINGTON – C’è un’altra verità, come tanti sospettano, dietro l’uccisione di Robert F.Kennedy, avvenuta in un hotel di Los Angeles nel giugno del 1968? Alcuni periti balistici pensano di sì. Kennedy, sostengono, sarebbe stato colpito da una seconda persona appostata alle sue spalle e non da Shiran Shiran, l’uomo condannato all’ergastolo per il delitto.
La teoria – non nuova - è stata illustrata durante un congresso svoltosi nel Connecticut. Un perito balistico, Robert Joling, che ha indagato per 40 anni sull’attentato, è giunto alla conclusione che il colpo fatale non poteva venire dalla pistola di Shiran che si trovava davanti al bersaglio e che, stando alle testimonianze, non si sarebbe mai avvicinato alla vittima. E’ invece più probabile che un secondo tiratore abbia sorpreso il senatore sparando da una posizione defilata e alle spalle. L’autopsia ha infatti confermato che tre colpi hanno raggiunto Kennedy da dietro con una traiettoria dal basso verso l’alto e da destra verso sinistra. Inoltre il proiettile fatale sarebbe stato esploso vicino all’orecchio: infatti ha lasciato una traccia di bruciatura.
Un altro esperto, Philip Van Praag, esaminando un nastro registrato da un giornalista canadese al momento dell’agguato, ha determinato che sarebbero stati esplosi almeno 13 colpi mentre l’arma di Shiran ne poteva contenere solo otto. Van Praag ha aggiunto che la seconda arma poteva appartenere ad un agente della scorta, il quale interrogato aveva fornito una versione poco plausibile. Le ricostruzioni dei due «tecnici» potrebbero riaccendere le polemiche sull’indagine. La tesi ufficiale del coinvolgimento del solo Shiran non ha mai convinto del tutto e ciò ha alimentato molte teorie su chi avesse organizzato il complotto: dalla mafia agli avversari politici. Un mistero fitto quanto quello dell’assassinio del fratello John a Dallas. Anche nell’uccisione del presidente è probabile che i killer fossero diversi, appostati in modo da poter aprire il fuoco su ogni lato del corteo.
Guido Olimpio
27 marzo 2008
martedì 25 marzo 2008
PREMIO PADOVANELLE
domenica 23 marzo 2008
DOVE ERAVAMO RIMASTI?
LA CORAZZATA MANCINI E' UNA..............
« Sabato 22 marzo 2008, alle ore 20 e 30, in telecronaca diretta da Milano, Inter-Juventus, valevole per l'undicesima giornata di ritorno del campionato italiano di Serie A, Fabio aveva un programma formidabile: Calze, mutande, vestaglione di flanella, tavolinetto davanti al televisore, frittatona di cipolle per la quale andava pazzo, familiare di Peroni gelata, tifo indiavolato e rutto libero! »
............................ma non è andata proprio così!
Come il ragionier Fantozzi Ugo, un impegno improrogabile, non ha consentito a Fabio di vivere in pieno tifo da stadio quel formidabile programma. E allora via agli espedienti. In tempi moderni e con le nuove tecnologie un cellulare con la sola vibrazione in linea diretta con amici e tifosi e un auricolare collegato ad una micro radiolina super professionale, sono diventati gli amici, parenti, compagni di una notte che difficilmente si potrà dimenticare. Tutto studiato, tutto programmato per non poter perdere nella maniera più assoluta una partita che comunque sia non si può considerare come le altre.
Il luogo "sacro" e silenzioso nel quale è stato trascinato Fabio, non poteva consentirgli di vivere quell'evento con la tranquillità dovuta (se mai eventi del genere possono essere vissuti in tranquillità). Il primo tempo scivolava via, con poche emozioni, almeno questo era il racconto che veniva vissuto attraverso la "mitica" radiolina (ad un certo punto a Fabio, sembrava di essere tornato bambino, quando la domenica pomeriggio, "tutto il calcio minuto per minuto" era un compagnio imprescindibile) se non una conclusione del capitano Alex Del Piero, che nella serata pre-pasquale festeggiava il record di presenze (in concomitanza con il compianto Gaetano Scirea) toccando quota 552 gare, che lo faceva sospirare nell'indifferenza generale dei presenti.
Una breve pausa, qualche minuto per ritornare con la testa nel luogo dove era presente, e poi giù, di nuovo nella scala del calcio, immaginando colori, ascoltando cori, vivendo con passione la trasferta "possibile" di quelle maglie. Pochi secondi e un primo brivido, con l'immaginazione quel tiro del "biondo" (così lo chiamava il padre di Fabio) era ancora più bello di quello che le immagini mostravano, parato! Si va avanti. Ancora qualche minuto e ............ Mauro German Camoranesi, colui che aveva ristabilito il risultato all'andata, porta in vantaggio la Juventus sulla verticalizzazione di Molinaro. Una statua, una pietra, Fabio rimaneva immobile, goduto ma immobile. Lo stile Juventus gli aveva insegnato questo (gli aveva, perchè la Juventus di Gianni e Umberto era uno stile), sapeva che mancava ancora molto, che il calcio è strano, e che prima di saper vincere bisogna saper perdere, ingoiare cocenti delusioni, avere rispetto e stima degli avversari, pur sempre consapevoli della propria forza. Il commento radiofonico raccontava di un fuorigioco sul passaggio in verticale, ma questa è un'altra storia.
L'Inter provava una reazione, ma con poca convinzione, e nella mente di Fabio i minuti passavano con moderata sofferenza. Ventesimo minuto del secondo tempo, le parole del radiocronista citavano una verticalizzazione di Camoranesi nel cuore dell'area di rigore, Del Piero di prima faceva giungere un assist a David Trezeguet, che di sinistro, al volo, gonfiava ancora una volta la rete. 0-2! A quel punto Fabio avrebbe voluto esplodere tutta la sua gioia (e in un certo senso lo ha fatto), gridando al mondo intero che i campioni dell'Italia erano loro.
Un brivido silenzioso è corso lungo tutto il suo corpo, ha pensato a suo padre, che con lui aveva vissuto trent'anni di bianconero, ha pensato agli abbracci, alle lacrime, agli urli di gioia che per decenni quelle maglie gli avevano fatto vivere. E poi ancora compostezza, le partite finiscono sempre quando arbitro fischia, citava un tecnico che ai tempi allenava in terra di Liguria. Le possibilità di dilagare continuavano ad essere molteplici, le parate del portiere della squadra di Onestopoli continuavano a tenere a galla un risultato che poteva assumere dimensioni ciclopiche. Ed infatti a pochi minuti dal termine la partita veniva riaperta, ma nella mente di Fabio tutto rimaneva sotto controllo, conosceva quegli uomini, conosceva il loro carattere, sapeva benissimo che erano abituati a sopportare le pressioni, sapeva benissimo, che chi aveva vinto giocando sul campo e non in una stanza federale, sapeva come arrivare in fondo portando a casa il risultato.
Triplice fischio finale, 1-2, vittoria alla scala del calcio, vittoria contro l'Inter, quella squadra e quella società che aveva indossato lo scudetto della Juventus di Fabio.
Il ragionier Fantozzi Ugo, quella notte del 14 novembre 1973, aveva dovuto rinunciare alla gara che per la prima volta aveva visto vincere la Nazionale italiana di calcio nel tempio del calcio, Wembley, gara giocata in memoria del trentanovesimo anniversario della battaglia di Highbury, contro i rivali eterni dell'Inghilterra, e a segnare, a pochi minuti dal termine fu proprio un Fabio, Fabio Capello, colui che il 12 febbraio del 2006 aveva espugnato, con la Juventus, per l'ultima volta il campo di San Siro, risultato?...............1-2! Coincidenze? Questo Fabio non lo sa, ma mentre si accingeva alla sua auto, finita la partita e la serata a cui non avrebbe potuto non essere presente, ha rivisto il ragionier Fantozzi, in quella sala di proiezione in cui aveva dovuto assistere alla "Corazzata Potemkin", e con un urlo liberatorio ha esclamato: LA CORAZZATA MANCINI E' UNA................................
SIGNORI SI NASCE
Con questa dichiarazione, l'allenatore della squadra degli onesti, degli indossatori di scudetti altrui, ha analizzato il match di cartello dell'undicesima giornata di ritorno che è andata in scena alla scala del calcio tra Inter e Juventus.
E proprio come diceva il compianto Totò: "Signori si nasce e io lo naccqui". Dimenticandosi, probabilmente, il "mancio" di una partita dominata in lungo e in largo dai bianconeri (chiedere a Julio Cesar), con una supremazia di gioco e di atleticità che hanno steso un'Inter tornata ai livelli che da sempre le competono. Il gol in fuorigioco? Stendiamo un velo pietoso, è meglio.
Sono passati oramai 2 anni da quel 12 febbraio 2006...
sabato 22 marzo 2008
Il deserto dei TARtari
PINNE, FUCILE ED OCCHIALI
ROBERTO BECCANTINI
Guido Rossi consulente Ifil è uno schiaffo ai tifosi juventini. Fra tutti gli avvocati d’affari c’era proprio bisogno di scegliere l’ex commissario straordinario di Calciopoli? John Elkann poteva evitare lo sfregio. I complottisti hanno ripreso vigore: scommettiamo che la consulenza era in atto già dal maggio 2006? Sciocchezze. A ognuno il suo referente: il professore per Gabetti, Lucianone per Alessio Secco. Altro che sindrome di Stoccolma. Siamo decisamente oltre il ritorno d’affetto (ed effetto) tra la finta vittima e il simil carnefice. Siamo di fronte a un’operazione di chirurgia plastica che ha soddisfatto il paziente e indisposto i parenti stretti, che saremmo poi noi.
100 VOLTE DAGUET RAPIDE
venerdì 21 marzo 2008
SCACCO AL "RE"
Non per niente Puri Negri affianca all'incarico di amministratore delegato della holding quello di presidente di Pirelli Re sgr. Come dire: i conti vengono regolati in famiglia. Per evitare corto circuiti la legge fissa una serie di regole a tutela degli investitori. Ad esempio, un comitato consultivo, composto da esperti del settore indipendenti dai soci di controllo, deve esprimere un parere preventivo su tutte le operazioni rilevanti. A cominciare, ovviamente, da quelle in potenziale conflitto d'interessi.La documentazione raccolta dalla Consob non segnala stop o perplessità sulla doppia Opa da parte dei comitati consultivi di Tecla e Berenice, forti di cinque membri ciascuno. Tra questi troviamo l'ex rettore dell'Università Bocconi, Roberto Ruozi (Berenice) e Giovanna Trazza, già direttore della Consob (Tecla). I tre consiglieri indipendenti (su cinque amministratori) di Pirelli Re sgr (Giulio Lanciotti, Nicholas Van Ommen e Alberto Giovannini) si sono invece limitati ad alcune richieste di chiarimenti.Via libera, dunque. E a fine maggio diedero l'ok anche Deutsche Bank e Lazard, i due advisor scelti, come detto, con la fattiva collaborazione di alcuni manager della controparte. "Il prezzo è congruo", stabilirono gli esperti delle banche d'affari. Gamma re era pronta a sborsare 590 euro per ogni quota di Berenice e 540 per quelle di Tecla. Offerte di gran lunga inferiori al valore netto degli immobili in portafoglio ai fondi. Come dire, c'erano ampi margini per un rilancio. Che infatti puntualmente arriva. Tempo tre settimane ed ecco il colpo di scena. Il primo di una lunga serie. Il gruppo Caltagirone, alleato con gli americani di Goldman Sachs, mette sul piatto 650 euro per entrambi i fondi. Si apre un'asta al rialzo che si chiude nel pieno dell'estate. Gamma re vince su Tecla a 690 euro lasciando Berenice ai rivali che però, prima di festeggiare, sono costretti a un nuovo rilancio per battere la concorrenza di un terzo incomodo, la finanziaria Usa Merrill Lynch. L'offerta vincente tocca addirittura i 913 euro. Ovvero il 55 per cento in più del prezzo che poche settimane prima era stato ritenuto congruo dagli advisor Deutsche Bank e Lazard. Per Tecla invece il rialzo rispetto alla valutazione di partenza supera il 25 per cento. Alla fine quindi, grazie all'Opa, i risparmiatori guadagnarono alla grande. Per i quotisti fu un affare doppiamente fortunato, visto che di lì a poco, trascinato al ribasso dalla crack dei mutui subprime americani, anche il mercato immobiliare italiano ha subito un brusco stop.Alla Consob, però, interessano poco i dati di mercato. L'authority di Borsa punta il dito contro quella che viene definita "una sistematica e pervasiva ingerenza di esponenti di Pirelli Re nelle attività di pertinenza di Pirelli Re sgr". L'iter del procedimento amministrativo è ancora lungo. Messo di fronte a queste contestazioni, il gruppo guidato da Puri Negri cercherà di far valere le proprie ragioni. Nel frattempo la Procura di Milano, che ha aperto un fascicolo contro ignoti, dovrà valutare se ci sono gli estremi per un'inchiesta penale. Strada facendo, però, alcuni manager di Pirelli re sono già scivolati su una buccia di banana. Rispondendo alle domande degli ispettori Consob hanno negato con decisione una serie di circostanze per poi essere contraddetti dalle loro stesse email finite agli atti dell'indagine. Nasce da qui una nuova accusa: ostacolo all'attività di vigilanza.