..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

domenica 29 giugno 2008

VASCO LIVE IN CONCERT

RITORNA A SETTEMBRE!
Riparte da Udine il 12 settembre il Vasco.08 Live In Concert. Sono oltre 500.000 gli spettatori che hanno partecipato alla prima parte del tour 2008 che termina proprio in questi giorni con le due date a Salerno (27 e 28 giugno) e quella di Messina (4 Luglio). Da record le quattro date consecutive a Roma e a Milano per circa 280.000 persone, le due ad Ancona per oltre 70.000, e la memorabile esibizione all’undicesima edizione dell’Heineken Jammin’ Festival al Parco San Giuliano di Venezia. Il Blasco è anche quest’anno il re indiscusso degli stadi.

Per questo a grande richiesta Milano Concerti ha il piacere di aggiungere quattro nuove date al calendario; il giro del rock’n’roll show di Vasco riprenderà a settembre e toccherà quattro città non ancora visitate nella prima parte del tour:
12 settembre UDINE Stadio Friuli
19 settembre BOLOGNA Stadio Dall’Ara
26 settembre BARI Arena Della Vittoria
4 ottobre TORINO Stadio Delle Alpi
I biglietti saranno in vendita dalle ore 22:00 di lunedì 30 giugno tramite il sito http://www.ticketone.it/ e dalle 10:00 di martedì 1° luglio nei punti vendita TicketOne e nelle prevendite autorizzate.
ATTENZIONE AI BIGLIETTI CONTRAFFATTI.
SI CONSIGLIA DI ACQUISTARLI SOLO NELLE PREVENDITE AUTORIZZATE.

Per maggiori informazioni Milano Concerti (a Live Nation company)
02 5300 6501 – info@milanoconcerti.nethttp://www.livenation.it/ – SITO UFFICIALE: http://www.vascorossi.net/
LO SPETTACOLO
E’ uno spettacolo potente, “maschio”, molto rock. Di rock duro e rigoroso come l’ultimo album. Vasco dal palco trasmette una rabbia e una forza incredibili. Trascinato anche da una band di altissimo livello, grande energia e affiatamento: una band che si diverte sul palco e fa divertire il pubblico!
Parte “Qui si fa la storia” e fin dalle prime battute si percepisce che non dà un attimo di tregua, è godimento puro e fiato sospeso dal primo all’ultimo brano. Per oltre 2 ore e mezza. Tanto dura la scaletta che si compone di più di 30 brani, inclusi due medley.
L’anima e il ritmo della scaletta sono dettati dalle nuove canzoni, che ci sono tutte, o quasi (mancano solamente “Non vivo senza te” e “Ho bisogno di te”).
Tutte sono collegate tra loro dai temi che più spesso ricorrono nelle sue canzoni: contro l’ipocrisia, l’intolleranza, i limiti alle libertà individuali, l’indifferenza.
Torna tutto: non è un caso che siano stati scelti brani come “T’immagini” e “La Noia” particolarmente attinenti a “Il mondo che vorrei”, con la differenza che oggi l’ironia della prima si è trasformata in disincanto. Senza peraltro significare rinuncia al sogno di una “Vita spericolata” che qui Vasco canta in versione acustica, pianoforte e voce.
Sono di grande attualità in questa “società così nobile e così antica” canzoni come “Non appari mai” , “L’uomo che hai qui di fronte” e “Gli spari sopra”, che dimostrano la continuità e la coerenza dell’artista.
Come sempre la scaletta prevede brani di grande intensità come “Un senso” e “Sally” e momenti di puro divertimento, tra sesso e rock’n roll, con canzoni come “Gioca con me”, il nuovo singolo.
IL PALCO, “Un mostro di ferro vero”
Il palco su cui si muove Vasco è maestoso, ricco di effetti spettacolari. Ideato dallo studio Gio Forma, è largo 70 metri, profondo 22 metri, alto 25 metri (per un totale di 903 metri quadri di piano calpestabile). Le sue principali caratteristiche sono:
- Il fondale semicircolare che si sviluppa per 42 metri, composto da circa 1000 specchi convessi che riflettono tutto quello che c’è intorno;
- 2 megaschermi ad altissima definizione di tecnologia MiStrip (barre led luminose) di metri 9 x 14 che rimandano le immagini dal palco;
- 1 gigantesco anello ellittico centrale sospeso in aria, composto da 300 barre MiStrip luminose per effetti e immagini dall’alto;
- 2 passerelle semicircolari laterali, lunghe 20 metri che entrano fra il pubblico, come per un abbraccio, facendolo sentire sul palco.
Il tocco di magia finale sarà dato dal gioco di luci, studiate dal light design Giovanni Pinna.
LA BAND, “la migliore del mondo”
- STEF BURNS - chitarra
- MAURIZIO SOLIERI - chitarra
- CLAUDIO GULINELLI - basso
- MATT LAUG - batteria
- ALBERTO ROCCHETTI - pianoforte
- FRANK NEMOLA - tastiere
- ANDREA INNESTO - sax e cori
- CLARA MORONI - cori
I NUMERI
1000 specchi circolari utilizzati per la scenografia
518 corpi illuminanti
3 mega schermi
50 bilici per il trasporto della struttura
70 auto per il trasporto della crew
210 persone al seguito
1 meteorologo
2 IT manager
4 router per altrettanti reti wireless
100 pm, stampanti e plotters

venerdì 27 giugno 2008

GIOCA CON ME - VASCO ROSSI

CHIELLINI BLINDATO. MENO MALE CHE...

Meno male che non ci hanno fatto ridere. Giorgio Chiellini con le sue ottime prestazioni in maglia azzurra ad Euro 2008 ha quasi costretto la Juve a blindarlo subito, perchè sul difensore hanno messo gli occhi in tanti. E dire che uno dei migliori centrali in circolazione, con margini di miglioramento notevoli, è ancora alla Juventus quasi per caso, per pochi milioni. Come dimenticare la frase di Ranieri della scorsa estate, quando Chiellini era stato praticamente messo sul mercato: "Chiellini può partire se ci fanno ridere". Ranieri spiegava che il difensore poteva essere ceduto se gli acquirenti avessero offerto la cifra che la Juve chiedeva. Si vocifera che la richiesta fosse di 13 milioni e che il Manchester City si sia fermato a 10. Per fortuna della Juve!
Giorgio Chiellini, assistito dal suo agente Davide Lippi, ha firmato il rinnovo del suo contratto, prolungandolo fino al 2013, il mas­simo consentito. Una firma che lo porterà a gua­dagnare intorno ai 2 milioni di euro, circa il dop­pio del suo ingaggio precedente, una cifra che era già inadeguata al suo valore se pensiamo che guadagnerà solo ora quello che venne concesso a Boumsong o Almiron.
Giorgio ha disputato una stagione eccezionale, dopo aver già mostrato valore ed attaccamento alla maglia nel campionato di serie B. Ma meno di un anno fa le cose si erano messe in modo diverso, con Ranieri che per la fascia sinistra gli preferiva Molinaro, di cui il tecnico si è sempre dichiarato entusiasta, confinando Chiellini al ruolo di riserva anche nelle amichevoli estive. Chiellini, che già allora meritava maggior considerazione, si lamentò e si prese i rimbrotti pubblici di Ranieri. Dopo Roma-­Juve, alla quarta di campionato, Andrade si infortuna e Criscito viene bocciato da Ranieri che, senza altre soluzioni possibili, sposta Chiellini dalla fascia sinistra al centro, dove aveva già giocato con Deschamps fornendo buone prestazioni.
Ora si sa che ogni allenatore ha i suoi "pallini" ma la sottovalutazione di Chiellini, la scorsa estate, è stata grave perchè vuol dire che Ranieri non aveva piena conoscenza del valore di tutti i giocatori juventini, espressi nel campinato di B e nell'Under 21, e che la socità era pronta ad assecondare il tecnico privandosi di un ottimo giocatore, con cui ha coperto il ruolo di centrale per altri 10 anni.
Che manchi la competenza tecnica nelle scelte lo confermarono poi gli acquisti dell'estate 2007.La stagione di Giorgio è stata un fantastico crescendo che lo ha portato ad essere inserito nella lista per gli Europei, dove ha disputato tre ottime partite. Fantastica per rendimento l'ultima sfortunata gara con la Spagna, pari a quella disputata in campionato contro lo svedere "interista fin da piccolo", marcatura che è ancora negli occhi dei tifosi. Giorgio ha dimostrato, dopo una stagione intensa, una forza fisica staripante ed un netto miglioramento nel senso della posizione. La personalità, invece, l'ha avuta sempre.L'importanza di Giorgio la vedi appena manca: salta cinque partite nella Juve e la difesa prende ben sette reti, salta la prima degli Europei per scelta di Donadoni e l'Italia prende tre gol.
Queste le sue dichiarazioni dopo il rinnovo di contratto:
"Sono orgoglioso del rinnovo, ma avrei preferito essere a Vienna, a giocarmi gli Europei. Per me i successi di quest'anno non sono un traguardo, ma un punto da cui partire. Anche se so che devo fare ancora tanto, migliorarmi ancora e quindi confermarmi a questi livelli. Il bello arriva adesso".
I problemi dell'estate scorsa se li è messi alle spallle:
"Da allora sono cambiate tante cose è stata una stagione fondamentale e ho dimostrato di meritare un ruolo importante in questa società. Ora mi auguro di poter vincere qualcosa con la Juve e di fare concorrenza alle big della serie A. Inter, Milan e Roma sono un passo avanti ma a Torino stanno arrivando giocatori importanti e già lo scorso anno ci siamo avvicinati parecchio. L'obiettivo è di tornare a vincere, spero nel più breve tempo possibile".
Giorgio ribadisce la preferenza per il ruolo di centrale:
"L'ho detto da tempo che quello di centrale poteva essere il mio ruolo definitivo, anche se penso di poter ancora giocare da esterno".
ALTRE NEWS.
La Juve ha ufficializzato tre operazioni riguardanti giovani talenti del settore giovanile: Giovinco, Lanzafame e Mirante. Sebastian Giovinco torna alla Juventus perchè la dirigenza ha esercitato la propria contro-opzione. Stesso discorso con il Bari per Davide Lanzafame, uno dei migliori giocatori dell'ultimo torneo di Serie B. Antonio Mirante, invece, resta alla Sampdoria che ha esercitato il proprio diritto di opzione sul portiere campano che resterà un altro anno a Genova, a titolo definitivo con accordo di partecipazione.
Non ottimi gli "spifferi" usciti dal CDA della Juve, che doveva valutare anche lo svolgimanto della campagna acquisti e dare il suo benestare a Blanc per le operazioni in cantiere. Sembra che sia stato dato l'input a vendere e fare cassa prima di operare altri acquisti. Inoltre, sembra che nella scelta del centrocampista la società valuti positivamente l'opzione Stankovic tanto invisa ai suoi tifosi. Blanc disse: "Noi i tifosi li vogliamo coccolare" ... sembra, invece, che non li prendano in considerazione. Tutti i sondaggi sul serbo dicono che sarebbe acquisto assai sgradito ai tifosi. Il suo vantaggio rispetto a Xabi Alonso o ad altri candidati è solo nel prezzo più basso che la Juve pensa di poter pagare. L'Inter ha "bisogno" di venderlo, perchè il giocatore sembra non sia gradito a Mourinho, ma chiede 15 milioni, la Juve pensa di poterlo prendere con 8/10 milioni. La cosa grave, per i tifosi, è la sola idea di prendere in considerazione Stankovic e così fare un "favore" a Moratti, che non sarebbe neppure il primo!
Ultima considerazione: stupisce questo dover sempre passare dal CDA per ottenere il lasciapassare alle operazioni di mercato, che sia un acquisto o una semplice valutazione sull'ingaggio da riconoscere ad Amauri. Non dare indipendenza nelle scelte, neppure all'Amministatore delegato, suona come messaggio di sfiducia nella capacità e competenza tecnica di chi opera sul mercato e, inoltre, rallenta le operazioni. Dall'esterno sembra che le scelte infelici fatte nello scorso mercato, a fronte delle spese sostenute, abbiano partorito una sorta di "libertà con la condizionale".
http://www.ju29ro.com/tutto-juve/25-tutto-juve/528-chiellini-blindato-meno-male-che-.html

giovedì 26 giugno 2008

CINQUANT'ANNI ITALIANI

CALCIOPOLI, UN'INDAGINE "DEBOLE"

Nell'indagine "Off Side", battezzata dai media col nome di Calciopoli, l'anomalia più evidente è data dal fatto che, sia per il processo GEA di Roma che per quello di Napoli, le indagini siano state affidate agli stessi investigatori. Ciò ha comportato che mentre veniva fatta l'inchiesta sulla GEA, contemporaneamente, veniva svolta l'inchiesta su Calciopoli.
Sembra che tra i soggetti sottoposti ad intercettazione per l'inchiesta di Napoli figurino molti esponenti della GEA fra cui Alessandro Moggi e Zavaglia (come riportato nelle ultime 200 pagine dell'informativa di aprile 2005), che erano contemporaneamente intercettati, dagli stessi investigatori, per l'inchiesta di Roma. Questo tipo di scelta induce, talvolta, a creare confusione e dubbi. Sarebbe stato sicuramente meglio avere due indagini completamente distinte e separate.
Che qualcosa nell'indagine non sia andata nel migliore dei modi sembra non essere solo un'ipotesi. Il Corriere della Sera del 10 settembre 2006 aveva scritto: "Le loro informative alla Procura di Napoli che si basavano sulle oltre diecimila telefonate intercettate durante l'anno calcistico 2004-2005 sono state ritenute figlie di una ricostruzione parziale, molto spesso lontana dalla realtà."
Su Panorama del 1 giugno 2006, in un articolo dal titolo "Calciopoli mancano le prove", Giacomo Amadori scriveva:
"Per gli inquirenti, le rivelazioni di Manfredi non valgono moltissimo e la mancanza di collaborazione di indagati e testimoni durante gli interrogatori sta ponendo un problema: come dare più peso alle informative dei carabinieri con riscontri testimoniali e prove documentali. Le 1.600 pagine di accuse stilate in quasi un anno di lavoro dai carabinieri hanno tuttavia già prodotto un risultato innegabile: una pressione mediatica che ha portato alle dimissioni di tutti i vertici del mondo del calcio (nota del Team: poi rientreranno quasi tutti!). Eppure, gli investigatori sono costretti a riconoscere che i risultati dell'indagine non sono inattaccabili.
Troppe parole, ma soprattutto troppi aggettivi hanno reso vulnerabile la pietra angolare dell'inchiesta. Titoli a effetto come «Il controllo del Palazzo», «L'asservimento della macchina amministrativa» o «I tentacoli nell'apparato della sicurezza» hanno tolto la doverosa asciuttezza alla ricostruzione. Solo nel primo dossier l'estensore del documento, il maggiore dei carabinieri Attilio Auricchio, usa 16 volte l'aggettivo «allarmante» e dieci volte «inquietante». Termini che ritornano anche nella seconda informativa. E quando si parla dell'associazione di procuratori Gea World sfuggono termini come «cupola» e «affiliati». Una scelta linguistica che tradisce un impeto accusatorio inconsueto.
Quanto al contenuto, il primo dossier prepara l'accusa di frode sportiva e associazione per delinquere, ricostruisce modi e partecipanti al «sodalizio criminale». Il secondo, scritto sette mesi dopo il primo, dovrebbe elencare gli episodi di reato annunciati nel precedente. In realtà diventa un poutpourri di notizie e nel calderone finisce persino l'ex ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu che chiede un «aiutino» per la sua Torres, che con il campionato di serie A oggetto dell'informativa non ha nulla da spartire. Una delle perplessità maggiori le suscita il capitolo che si riferisce alle presunte «Collusioni con la questura di Torino e Roma». Il titolo lascia intuire una situazione di connivenza tra la polizia e il sistema moggiano. In realtà leggendo le notizie raccolte dai carabinieri si scopre che il direttore generale della Juve, in cambio di biglietti e magliette, otteneva piccoli favori da tre-quattro agenti o ispettori (su un totale di oltre 7 mila poliziotti che operano nelle due questure). Per i magistrati è un po' poco per mostrare tanta nettezza nelle conclusioni investigative.
Ma il vero paradosso è la terza informativa, quella che monitora le telefonate di Leonardo Meani, collaboratore del Milan con il ruolo di addetto all'arbitro. Al contrario delle prime due non è un'«informativa di reato a carico» di qualcuno e non contiene le due telefonate per cui Meani è stato indagato.
È quasi un allegato che dovrebbe dimostrare «l'esclusività del potere» moggiano «al quale non corrisponde un contraltare». Insomma la dimostrazione dell'inutilità di Meani. Poi, però, il documento cambia direzione e prende di mira l'amministratore delegato del Milan Adriano Galliani per i rapporti con Meani. Fra le righe spunta la presunta prova di colpevolezza del dirigente rossonero: «Approfitta della telefonata per chiedere a Meani se abbia parlato con i designatori».
Non molto per quello che dovrebbe essere uno dei «burattinai» del calcio italiano. Poi il rapporto sottolinea la preparazione di un incontro riservato tra Galliani e l'arbitro Pierluigi Collina dimenticando di scrivere che quel rendez-vous non c'è mai stato e che i due non si contattano neppure per telefono. Inoltre, sembra che il famoso «dossier» dell'arbitro Gianluca Paparesta non sia altro che una newsletter per la promozione di un carburante ecologico, il biodiesel.
Le divergenze di opinione tra investigatori e pm sono confermate anche nell'elenco dei 41 indagati stilato dalla procura di Napoli: tiene conto solo parzialmente dei 58 nomi a carico dei quali è stata preparata l'«informativa di reato». I pm hanno eliminato dalla lista degli «avvisati» 26 persone che i carabinieri avevano messo nel mirino: dall'avvocato Luigi Chiappero, legale storico della Juventus, al giornalista Tony Damascelli. Dunque le informative che hanno fatto detonare lo scandalo potrebbero essere il punto debole dell'inchiesta sul calcio."
Amadori mette in rilievo debolezza e alcune stranezze delle informative ma ce n'è una ancora più grande che sembra essere sfuggita a tutti i media. Noi non conosciamo gli atti processuali e non sappiamo se in questi è contenuta la risposta ai nostri dubbi: ce lo dirà il processo, o almeno lo speriamo. Da lettori possiamo formulare ipotesi e avanzare dubbi derivanti dalla lettura di quelle informative e dagli articoli della stampa. Distratti dal gettito di intercettazioni "fuggite" alla segretezza dell'indagine, e dal clamore generato da quelle informative, probabilmente, molti hanno fatto poca attenzione ad un particolare che acquisterà maggior rilievo ad aprile 2007, quando vengono resi pubblici i famosi "specchietti delle sim svizzere". Ma le "utenze riservate", se sono il filo conduttore della seconda informativa del novembre 2005, fanno la loro comparsa già nella prima informativa di aprile 2005. Alle pagine 20, 228, 286 e 298 della prima informativa, nonchè a pagina 93 della seconda di novembre 2005 è riportato, copiato ed incollato, il seguente passo:
"In particolare, dalle indagini è emerso l’utilizzo di speciali e sicuri canali di comunicazione da parte dei membri più strategici impegnati nello specifico contesto dei sorteggi arbitrali, ovvero la disponibilità da parte dei designatori BERGAMO e PAIRETTO e di MOGGI di utenze cellulari che, oltre a non essere nominativamente a loro riconducibili, risultano addirittura utenze di gestori stranieri e nella fattispecie della SWITZERLAND MOBILE SUNRISE.
Tali utenze, infatti, risultano utilizzate assolutamente a ragion veduta, ovvero solo tra loro e quando l’argomento trattato lo richiede (distintamente MOGGI con i due designatori arbitrali).
Accertamenti mirati, anche tramite gli uffici collegati svizzeri, hanno consentito di verificare che sull’utenza internazionale 0041-76 (gestore SVIZZERLAND MOBILE SURISE) individuata essere nella disponibilità di Luciano MOGGI, nel periodo compreso tra l’1.11.2004 e il 7.02.2005 vi era traffico telefonico verso il territorio italiano, avendo attivato ponti italiani dei gestori TIM e VODAFONE, in entrata ed in uscita soltanto da altre due utenze dello stesso gestore straniero: 00417 e 00417
Anche su quest’ultime due utenze si è rilevato un traffico italiano e, quasi esclusivamente, per contatti reciproci e verso l’utenza in uso a MOGGI, il quale come emerso e documentato in più occasioni ha fornito ai due designatori - proprio in quel periodo - i codici occorrenti per ricaricare utenze cellulari, che con ogni probabilità sono serviti per caricare le suddette utenze, atteso il traffico intercorso.
Le tre utenze svizzere, inoltre, risultano essere intestate tutte alla stessa persona: DE CILLIS Arturo, nato a Carovigno (BR) il 30.08.1924, residente a Cernobbio (CO) via Matteotti nr. 8, il cui figlio Cristino, nato a Carovigno il 26.06.1965 e residente a Cernobbio (CO), risulta titolare di una struttura alberghiera in Cernobbio, denominata “Giardino” sita in Cernobbio, via Regina n. 73. L’espletamento di specifica attività informativa ha consentito, altresì, di appurare che la citata struttura alberghiera è spesso utilizzata per l’alloggiamento riservato di esponenti del mondo calcistico (la stessa Cernobbio è crocevia di convegni e di attività anche di calciomercato)."
Quindi ad aprile 2005 gli investigatori già conoscevano tre numeri di sim svizzere.
Leggendo l'informativa si può pensare che non abbiano avuto tempo o modo di intercettare quelle sim, appena conosciuti i numeri. Però da "accertamenti mirati, anche tramite gli uffici collegati svizzeri" gli investigatori ricavano la conoscenza dell'intestatario di quei numeri.
Anche senza essere lettori di libri gialli, o amanti dei film polizieschi, la cosa più logica da aspettarsi è che gli investigatori procedano ad ascoltare l'intestatario delle schede straniere, Arturo De Cillis. Se fosse stato interrogato avrebbe potuto negare la proprietà delle schede? E come? Come credergli, dato che la scheda era intestata a lui? Avrebbe potuto nascondere di avere un figlio, Teodosio, con un negozio di telefonia a Chiasso? Perchè non si è seguita, come sembra, questa pista per pervenire all'intercettazione delle relative conversazioni?
Altra stranezza: ancora nell'informativa del novembre 2005 gli investigatori riportano il nome di Cristino De Cillis e mai quello del fratello Teodosio. Se fate una ricerca su Google ed inserite come chiave di ricerca "De Cillis Cernobbio" vedrete che compaiono, in testa alla pagina, almeno 5 link al ristorante di Cristino De Cillis di Cernobbio: è quello che i carabinieri hanno citato nelle informative. A leggere le informative, gli investigatori si fermano a Cernobbio, "crocevia di attività anche di calciomercato", quindi, anche "compatibile" con le ipotesi investigative.
Arturo e Cristino non sono il De Cillis "giusto". Sembra strano che una "squadra speciale" di ben 12 uomini non indaghi sul nucleo familiare di Arturo De Cillis, non scopra che ha anche un altro figlio, Teodosio, residente a San Fermo della Battaglia (Como), con un negozio di telefonia a Chiasso, pochi chilometri da Cernobbio.
Non sappiamo se agli atti c'è un verbale d'interrogatorio del De Cillis risalente ai primi mesi del 2005 (ricordiamo che le informative sono solo un sommario riassunto degli atti allegati). L'ipotesi che non abbiano interrogato nessuno dei De Cillis, oltre che da quanto scritto nelle informative, è generata da quello che accade dopo, ad aprile 2007, quando tutta la stampa riferisce che a maggio 2006 Teodosio De Cills si presenta spontaneamente a rilasciare una deposizione e consegna agli inquirenti l'elenco dei numeri, intestati ai suoi familiari, che erano stati acquistati per conto di Moggi. Solo da quel momento, 26 maggio 2006, l'indagine sulle schede straniere sembra trovare il filo per arrivare a quegli schemi di attribuzione delle sim svizzere che oggi rappresenterebbe il puntello cercato per irrobustire l'ipotesi d'accusa.
Quindi, secondo quanto detto dalla stampa, si conosce solo a maggio 2006 quello che era possibile sapere già da febbraio 2005. Ecco come alcuni mezzi di stampa hanno presentato la deposizione spontanea di De Cills:
29 giugno 2006 - Gazzetta dello Sport - di Vernazza Sebastiano
Decine di schede telefoniche «straniere», alcune intestate a un (ignaro?) papà di 75 anni. [...] per sfuggire alle intercettazioni Luciano Moggi foraggiava i suoi compari d'orecchio con speciali sim. Le comprava in Svizzera, a Chiasso, un passo oltre il confine, nel negozio di Teodosio De Cillis, 46 anni nato a Carovigno (Brindisi) e residente a San Fermo della Battaglia (Como). «Le schede che sono state acquistate da me le ho vendute a persone di fiducia di Luciano Moggi», spiega De Cillis, il 26 maggio 2006, ai carabinieri di via In Selci a Roma. «Colui che diverse volte ha fatto questo genere di acquisti per conto del dirigente della Juventus è tale Giancarlo Bertolini (un osservatore della Juve, ndr), il quale, nella prima occasione in cui è venuto da me, credo nel mese di giugno del 2004, mi chiese di acquistare 3/4 carte sim del gestore Sunrise (svizzero, ndr) e se le stesse potevano essere "non intestate"». Così De Cillis attribuì quelle schede al padre, Arturo De Cillis, nato nel 1929.
15 aprile 2007 - Gazzetta dello Sport - di Pelucchi Roberto
"Ma che Moggi si rifornisse di schede «sicure» a Chiasso, i carabinieri lo hanno verificato già da tempo, registrando il 26 maggio 2006 a Roma la deposizione di colui che gliele vendeva, Teodosio De Cillis."
27 aprile 2007 - Gazzetta dello Sport - di Pelucchi Roberto
".... Arturo De Cillis è il padre di Teodosio, titolare di un negozio di telefonia a Chiasso. Il suo nome esce sui giornali e lui decide di presentarsi dai carabinieri di Como per rendere una dichiarazione spontanea."
19 aprile 2007 - www.ilgiornale.it
"Dai tabulati di quel numero saltano fuori le chiamate ad altre due sim svizzere. Gli inquirenti le attribuiscono a Bergamo e Pairetto, ma sono intestate a un certo Arturo De Cillis. Suo figlio Teodosio è titolare di un negozio di telefonia a Chiasso, in Svizzera. Quando i giornali a maggio scorso (ndr. 2006) parlano di quei «telefoni elvetici» di Moggi, si presenta dai carabinieri a Como e racconta di aver venduto a collaboratori del ds bianconero altre schede svizzere intestate a suoi familiari e altre, anonime, del gestore Ring Mobile del Liechtenstein."
maggio 2007 - La Nazione
"Gli inquirenti le attribuiscono a Bergamo e Pairetto, ma sono intestate a un rivenditore di Chiasso, Arturo De Cillis, padre di Teodosio, il negoziante di telefonia. E’ lui che, spaventato, si presenta dai carabinieri, e racconta il meccanismo delle intestazioni di comodo (anche al padre ndr) e del ruolo chiave di Bertolini, il «corriere» di Moggi che, interrogato, confermerà tutto."
I giornali danno diverse versioni sul luogo della deposizione (chi scrive a Roma e chi a Como) ma concordano sulla data e sulla motivazione che ha spinto il De Cillis a deporre. Solo La Stampa offre una versione diversa affermando che De Cillis "inizialmente" aveva negato (ma quando? nel 2005 o ad inizio interrogatorio nel maggio 2006?) ed indica nel 7 giugno 2006 la data della deposizione (per tutti gli altri è il 26 maggio):
19 aprile 2007 - http://www.lastampa.it/
"Teodosio De Cillis, detto Teo, è il commerciante che le ha vendute a Moggi. Inizialmente aveva negato tutto. Ma il 7 giugno 2006, all’esplosione dello scandalo, davanti ai carabinieri, ammette: «Le schede sono state acquistate presso il mio negozio, le ho vendute personalmente a persone di fiducia di Luciano Moggi, tale Bertolini Giancarlo"
Un'ultima annotazione: c'era una ipotizzata associazione a delinquere in azione, tanto che i pm scrivono ancora nella chiusura indagini che ci sono "altre persone in corso di identificazione" , c'era ancora da scoprire (a causa della stranezza investigativa su ipotizzata) e, possibilmente, intercettare il giro delle schede svizzere che vengono acquistate fino ad aprile 2006, eppure, alla sempre ben informata stampa, non risulta esserci indagine o intercettazioni sulla stagione calcistica 2005/6, come del resto dichiarato dal procuratore aggiunto di Napoli, Roberti, il 18 maggio 2006: "Dalle indagini di Napoli non ci sono elementi per potere allo stato investigare sul campionato 2005-2006". Cosa era cambiato? Nel mondo del calcio, ipotizzato in mano alla "cupola", solo i designatori sostituiti da Mattei. Ci sembra poco per giustificare la sospensione dell'indagine investigativa che poi riprenderà, con nuove intercettazioni, alla fine del 2006.

mercoledì 25 giugno 2008

IN BIANCONERO LADRONI, IN AZZURRO CAMPIONI

"Solo rubare, sapete solo rubare". Questa la hit più ascoltata del calcio italiano e ha accompagnato ciascuno di noi dai tempi delle figurine Panini fino a quelli della playstation. Ce lo hanno gridato in tutti i modi. Famose le battute di Prisco sulle dita della sua mano o quelle sugli arbitri arrivati a piedi allo stadio e tornati in auto a casa. La hit più ascoltata del calcio italiano ha attraversato indenne gli anni di Boniperti e quelli della Triade, fino ad arrivare all’odierna Juve del sorriso non risparmiata anch’essa, incredibilmente, dalle ingiurie più becere e scontate.
Ed è così che indimenticabile resta il remix cantato durante Genoa – Juve di serie B, dove i secondi vi si trovavano per le note vicende legate alla farsa delle intercettazioni e i primi per aver dimenticato 250.000 euro in una valigetta. La cosa strana è che a cantare siano proprio i supporter genoani, ma ciò non dovrebbe stupire se si considera che i più abili esecutori del pezzo che domina le classifiche da decenni si trovano a Milano dove i rapporti con la merce rubata è cosa arcinota.Se c’è però un momento in cui tutti i fratelli di Mameli dimenticano le oscure origini bianconere di alcuni dei suoi figli, questo è il momento in cui, con cadenza biennale, gli Schillaci o i Bettega di turno vestono la maglia della nazionale.
La maglia azzurra bacia i nostri rospi che da ladroni, diventano improvvisamente campioni e quindi se il tifoso del Bar Sport lincia il Del Piero di turno se deve cercare un capro espiatorio delle disfatte azzurre, poi è pronto a salire sul carro del vincitore quando gli stessi bianconeri si rivelano determinanti per i successi del bel paese.
Sin dalla notte dei tempi del calcio la maglia azzurra vive una dolcissima maledizione: tutti i suoi obiettivi e tutti i suoi successi passano per le maglie bianconere.
La prima nazionale vincente che la storia ricordi è infatti pesantemente condizionata dallo strapotere juventino. Viene troppo spesso dimenticato che l’ossatura della Nazionale campione del 1934 era la Juve del quinquennio d’oro, quella capace di stravincere cinque scudetti consecutivi dal 1930/31 al 1934/35 e che, incredibilmente, non è mai passata alla storia come la "Grande Juve", attributo riservato all’unico Torino vincente della storia e a una delle poche Inter vincenti del centenario. "Eroici" e "grandi" sono invece i giocatori bianconeri campioni del mondo in maglia azzurra, trattasi di Combi, Bertolini, Ferrari, Monti e Orsi, oltre l’interista Allemandi che aveva giocato nella Juve in passato (1925/27). A questi vanno aggiunti Borel e Rosetta che giocarono una sola gara a testa e Caligaris che, pur non giocando nessuna gara, con 59 presenze, rimase dal febbraio 1934 fino al 1971 recordman di presenze in azzurro.
Ancora eroici sono i nazionali nel 1938 e ad alzare la coppa del mondo per la seconda volta ci sono i bianconeri Foni e Rava, i due esterni difensivi che raccolgono l’eredità di Rosetta e Caligaris. Per ritrovare un’altra vittoria della nazionale bisogna aspettare che le scelte della Juve, che nel frattempo si è deliziata soprattutto con campioni stranieri tipo Charles e Sivori, si concretizzino sui giocatori italiani e bisogna, quindi, fare un salto di trent’anni. Agli Europei del 1968 è decisivo Anastasi che vestirà la maglia della Juve, mentre nella rosa della Nazionale troviamo i bianconeri Bercellino, Castano e Salvadore.
Dieci anni dopo, passando per i mondiali del 70 memorabili solo per quell’Italia Germania 4 a 3, si arriva ai Mondiali argentini del 78 e va in scena la più bella nazionale di sempre. Neanche a dirlo, si tratta di un ItalJuve che si fa spazio tra mille polemiche. Otto undicesimi degli azzurri sono bianconeri e a conquistare il quarto posto troviamo Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli, Causio, Benetti e Bettega, tutti titolari inamovibili.
Anche il trionfale campionato del mondo del 1982 è preceduto da mille polemiche, ma pure qui l’ossatura della nazionale è costituita da sei juventini (Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli, Rossi) su undici e solo per caso a conquistare il titolo al Bernabeu non ne troviamo un settimo. Quel Roberto Bettega, pupillo di Bearzot e nefasto (ndr. per gli altri) protagonista della dirigenza bianconera vent’anni dopo, cui sostanzialmente si deve la qualificazione ai mondiali, è infatti fermato qualche mese prima da un grave infortunio.
La nazionale del 1986 è invece figlia di una grande rivoluzione e non ci sono bianconeri a fare miracoli.Neanche a dirlo quella nazionale non va lontano, mentre quella del 1990 è straordinariamente aggrappata al bianconero Totò Schillaci. L’attaccante della Juve, fresco di convocazione in nazionale, paga in modo sorprendente il suo essere juventino: ad attenderlo al raduno azzurro di Coverciano vi è una folla di esagitati, soprattutto fiorentini, che lo omaggiano con insulti e sputi. Il siciliano non ha colpe particolari se non quella di essere juventino. L’inconsistente Italia di Vicini, che dovrebbe avere "ner Principe" Giannini il suo predestinato e mediatico trascinatore, va avanti solo grazie agli occhi spiritati di Totò che dedica i suoi gol proprio a quei contestatori, augurandosi testualmente "di averli fatti saltare dalla sedia ad ogni marcatura".
Ai mondiali statunitensi del 1994 l’Italia è invece "Baggiodipendente". Le sue sorti, più che al noioso gioco del nuovo vate del calcio, sono legate a doppio filo ai due bianconeri Roberto e Dino Baggio che tirano giù più volte dall’aereo il Conte Eiacula.
Ma l’apoteosi si raggiunge nel 2006, nel pieno dell’estate più calda che il calcio italiano ricordi.In Italia imperversa lo scandalo di Calciopoli e a più riprese viene chiesto il ritiro dei bianconeri dalla truppa azzurra. I più attaccati sono il ct Lippi e il capitano Cannavaro, rei di essere troppo "vicini" al Boss di Monticiano, capoclan dell’omonimo Sistema. Pesanti critiche le riceve anche Buffon per il coinvolgimento in alcune scommesse sul calcio estero. Ma l’italietta beota e giustizialista dimentica in fretta e, ammirando i suoi figli prediletti, gioisce a squarciagola per un titolo mondiale conquistato in un crescendo rossiniano che porta a una finale che sembra giocata a Villar Perosa. I bianconeri schierati sono i migliori in campo: Buffon, Cannavaro, Zambrotta, Camoranesi e Del Piero, oltre alla chioccia Peruzzi e a Ciro Ferrara. Dall’altra parte annotiamo invece Vieira, Trezeguet e Thuram, senza dimenticare Henry, Zidane, Perrotta, Inzaghi e naturalmente l’allenatore campione del Mondo, quel Marcello Lippi che incarna il simbolo della Juve più ladrona della storia, quella della Triade. Fortuna vuole che a vincere sia la Juve A, quella che parla italiano, e non la B, quella che parla francese.
L’Italia odierna, quella del 2008, dopo le polemiche dimissioni del bianconero Lippi, è affidata a un discepolo di Sacchi, l’inconsistente Donadoni che però esce, soffrendo, ai quarti. Il putto di Sacchi viene tirato giù dall’aereo prima da Buffon, che para un giusto rigore assegnato alla Romania, e poi da un sontuoso Chiellini, timidamente bacchettato per aver fatto fuori Cannavaro in allenamento, ma riesce ugualmente a prenderle di santa ragione da Olanda, Romania e Spagna. Ma non c'è motivo di preoccuparsi, la dolce maledizione continua e l’Italia tornerà protagonista non appena la Juve riprenderà a rubare con convinzione.
http://www.ju29ro.com/tutto-juve/25-tutto-juve/524-in-bianconero-ladroni-in-azzurro-campioni.html

domenica 22 giugno 2008

DONINGTON - GP D'INGHILTERRA

Ha vinto Stoner!
Dominando nella tre giorni anglosassone su tutti e tutto, avversari, pioggia e asciutto.
Una gara perfetta, velocissimo al via, e imprendibile nel "T4", dove dava regolarmente dai 3 ai 4 decimi a chi lo seguiva.
Arrivo in completa solitaria con 6 secondi di vantaggio su Valentino Rossi, che ha provato in tutti i modi a non far scappare il pilota australiano, ma nulla ha potuto e allora ha pensato bene di mantenere la seconda posizione guadagnando altri 4 punti mondiali sul più diretto avversario in classifica Daniel Pedrosa, terzo sul traguardo.
L'altra gara l'ha vinta Colin Edwards, quarto sul percorso, con una gara attenta e diligente.
Quinto posto per uno straordinario e mai domo Andrea Dovizioso.
Partito, sesto in griglia, come un ossesso, si è ritrovato addirittura secondo durante il primo giro, con un sorpasso da urlo proprio su Valentino Rossi, ha tenuto botta per 4/5 giri con Daniel Pedrosa, si è ritrovato quarto a battagliare con Hayden, alla fine si è solo arreso ad un regolarissimo Edwards.
Attualmente si ritrova sesto nella classifica generale, e con una moto "clienti" sta disputando un mondiale, il primo in Moto GP, straordinario.
Completiamo l'ordine d'arrivo con un ritrovatissimo Jorge Lorenzo.
Partito 17° in griglia, ha fatto una rimonta d'altri tempi, inanellando giri veloci e sorpassi.
Ritrovando, dopo le cinque "tronate" prese che hanno indiscutibilmente lasciato il segno, serenità e testa, sarà ancora uno dei grandi protagonisti di questo Motomondiale.
Prossimo appuntamento ad Assen, sabato 28 giugno.
Nella Classe 125 "l'italianmoto" poteva togliersi una grande soddisfazione con Iannone, caduto a pochi giri dal termine quando era in testa, mentre nella 3/4 di litro Marco Simoncelli, con un errore ad un giro dalla fine, ha compromesso, terminando comunque ottimo secondo, una vittoria, che visto l'ultimo giro record della pista era ampiamente alla sua portata.
di Cirdan

sabato 21 giugno 2008

QUOTA 200


Donington (Inghilterra)
E' una delle sue piste preferite, dove ha gia' vinto sette volte, e il pubblico e' tutto dalla sua. Valentino Rossi domenica corre a Donington, circuito magico per lui, con l'obiettivo di respingere gli assalti di Dani Pedrosa che lo incalza in classifica a sette lunghezze di distacco. Lo scorso anno il pilota della Yamaha ottenne il quarto posto.
"Senza dubbio, Donington e' uno dei miei circuiti preferiti di tutto il mondo e di esso conservo bellissimi ricordi, inclusa ovviamente la mia prima vittoria in 500 nel 2000, quando vinsi una fantastica battaglia con Jeremy McWilliams e Kenny Roberts. E' una pista molto completa: e' veloce e filante, ma anche tecnica, mentre come molti altri non sono molto entusiasta dell'ultima parte! Correre in Inghilterra e' sempre speciale per me perche' vi ho vissuto per lungo tempo e, nonostante ora sia tornato a vivere nuovamente in Italia, mi piace pensarla ancora come una seconda casa e spero che il pubblico continui a supportarmi come ha sempre fatto. L'anno scorso ero molto dispiaciuto per aver mancato il podio, che a Donington e' sempre qualcosa di speciale, percio' l'obiettivo e' risalirci quest'anno".
Anche Davide Brivio, team manager della squadra di Rossi, si e' posto come obiettivo il podio perche' il vantaggio di Valentino sui rivali non e' incolmabile. Brivio e' certo che sara' una lotta a quattro: "Abbiamo dei grandi ricordi di Donington Park, un circuito tradizionalmente favorevole per Valentino, per cui siamo fiduciosi in vista di questo fine settimana- ha detto- Arriviamo al comando del campionato, ma Pedrosa e' molto vicino dietro di noi, percio' prevedo una battaglia incerta ed eccitante. Considerando la situazione in classifica, Dani sembra essere al momento il rivale piu' pericoloso, ma Lorenzo e Stoner sono ancora in lotta. Stoner e' quarto, ma ha soltanto 50 punti di distacco, un gap non impossibile da recuperare in undici gare: per questo motivo il nostro obiettivo rimane quello di salire sempre sul podio".
E domenica, nel circuito inglese, Valentino Rossi toccherà quota 200 GP disputati in carriera.
Nel suo maestoso palmares vanta su 199 GP disputati 91 vittorie, la prima sul circuito di Brno nel Gran Premio della Repubblica Ceca, (di cui 65 in Moto GP), 141 podi mondiali, 51 pole position e 73 giri veloci in gara.
Dall'esordio, anno domini 1996, ad oggi, il pilota pesarese ha vinto 7 titoli mondiali, 4 in Moto GP, uno in Classe 500, uno in Classe 250 e uno in Classe 125.
di Cirdan

giovedì 19 giugno 2008

ANCHE LA JUVE PATTEGGIA

La notizia sui giornali online è stata riportata così:
La Juventus ha patteggiato la condanna davanti alla Disciplinare nazionale della Figc per il deferimento per Calciopoli 2, che non era stato oggetto di giudizio nel primo processo sportivo. La Juventus verserà 300.000 euro in tre rate annuali da 100.000 euro, che andranno al settore giovanile e scolastico della Figc. "Non e' un'ammissione di colpa - ha detto Franzo Grande Stevens, avvocato della Juve -. Diciamo che è un atto di generosità verso il settore giovanile e scolastico della Figc".
GLI ALTRI. Gianluca Paparesta e suo padre Romeo hanno patteggiato: 20 mesi per il padre, arbitro fuori quadro, e 2 mesi per Gianluca, arbitro della Can ora sospeso, con l'obbligo dei servizi socialmente utili. L'arbitro pugliese, che vorrebbe tornare al più presto in campo, dovrà infatti partecipare a 4 incontri educativi da stabilire da parte della federazione.Ha patteggiato anche il Messina con una multa di 60.000 euro e sospensioni per i tesserati coinvolti. Sei mesi di inibizione sono stati inflitti al presidente Pietro Franza e altrettanti a Mario Bonsignore, ex dirigente dei messinesi. Fabiani invece non ha patteggiato e il giudizio è stato rinviato.
Per gli altri imputati il processo invece non si chiude. Rinviato (probabilmente al mese prossimo) a nuovo ruolo il procedimento a carico di Luciano Moggi (all'epoca dei fatti contestati direttore generale della Juve), Mariano Fabiani (ex dirigente del Messina) e gli arbitri Tiziano Pieri, Salvatore Racalbuto, Stefano Cassarà, Antonio Dattilo, Paolo Bertini, Marco Gabriele, Massimo De Santis, Marcello Ambrosino (assistente). Tutti, compresi i Paparesta, erano stati deferiti il 23 aprile scorso: all'epoca dei fatti erano tesserati Aia e sono accusati di "avere utilizzato schede telefoniche di gestori stranieri e per essersi, cosi', avvalsi del sistema di comunicazioni riservate costituito dal Moggi e dal Fabiani"
Quindi, la Juve patteggia. Lo aveva previsto Luciano Moggi, in un articolo su Libero di ieri 17 giugno, ed è puntualmente accaduto, anche se molti tifosi ieri si auguravano che andasse diversamente, con una diversa voglia di combattere contro l'ennesima ingiustizia sportiva. Questo patteggiamento è stato vissuto molto male oggi sui forum juventini, perchè non si comprende come si possa patteggiare, in pratica dichiarandosi colpevoli degli addebiti mossi, e poi dichiarare come fatto dall'avvocato Grande Stevens che "Non si tratta di un'ammissione di colpa ma di un atto di generosità".
In tanti sui forum hanno fatto rilevare che se vuoi fare un atto di generosità lo puoi sempre fare senza accettare di dichiararti colpevole. Marmas scrive: "Dunque, un luminare del foro come Grande Stevens introduce nell'ordinamento giuridico sportivo una nuova forma di patteggiamento: il "patteggiamento per generosità". Dopo la distruzione di una Juventus che rappresentava un modello tecnico-gestionale da imitare, l'avvocato della nuova Juve, nonchè ex presidente della vecchia, si avventura in una nuova scelta che fa strame della ragione e del buon senso". Altri, come Furino1945 hanno chiesto: "Certo che come logica prima bisognava sentenziare su Moggi. Come fa la Juve ad aver patteggiato su un'accusa addebbitata al suo direttore se prima non ci si pronuncia su questa accusa? Grande Stevens ha patteggiato "sulla fiducia", sperando che abbia ragione Palazzi?". MarioIncandenza faceva notare: "Notate che il Messina ha fatto la stessa identica cosa della Juve: la società ha patteggiato, il dirigente incriminato, Fabiani, non ha patteggiato. Quanto agli arbitri, ormai è chiaro: Paparesta, scagionato a Napoli, ha patteggiato anche lui "senza ammettere colpe", come Grande Stevens."
Non ci piace la risposta di Grande Stevens, perchè non ci piace l'arrampicarsi sugli specchi, e diciamo chiaro che un patteggiamento è sempre un'ammissione di colpa, come lo erano state quelle di Inter e Milan per lo scandalo delle plusvalenze fittizie e dei bilanci "imbellettati" della scorsa settimana. La differenza è ancora una volta la sproporzione delle misure adottate dalla giustizia sportiva: alla Juve una multa tripla di quella inflitta all'Inter, cioè a chi non avrebbe potuto iscriversi al campionato nel 2005/6, quello dello scudetto di cartone.
La Stampa e la Gazzetta, aggiungono alla risposta dell'avvocato della Juve Grande Stevens, all'epoca dei fatti contestati Presidente della società bianconera, la stessa considerazione: "in linea con il nuovo codice etico della società di corso Galileo Ferraris". Mah.
Segnaliamo inoltre una valutazione collettiva della stampa che ci sembra molto superficiale, poco approfondita da parte di chi deve informare per mestiere.
La Gazzetta.it e La Stampa.it scrivono entrambe "...Calciopoli 2, il secondo filone dello scandalo che due estati fa ha travolto il mondo del pallone legato alle schede telefoniche svizzere trovate dopo la prima sentenza."
Quello che noi ci chiediamo è se davvero si tratta di Calciopoli 2, se davvero le schede svizzere potevano essere trovate solo dopo la prima sentenza sportiva e non sono, invece, una stranezza investigativa della fase 1. Palazzi ha sfruttato la "novità" delle schede svizzere per deferire ed arrivare a questo secondo processo. Ma è davvero una "novità"?
A Napoli si andrà ad un unico processo penale che avrà come ipotesi d'accusa l'utilizzo di schede telefoniche sia italiane che straniere. Nella giustizia sportiva, invece, visto che Palazzi non ha aspettato il pronunciamento della giustizia ordinaria come ha fatto nel caso plusvalenze, i processi sono diventati due: quello frettoloso del 2006 e quello di oggi.
La giustizia sportiva, come scrisse Bucchioni "la peggior giustizia possibile per gli accusati", ha così celebrato due processi per lo stesso campionato 2004/5: nel primo Paparesta interpretava il ruolo della "vittima" rinchiusa nello stanzino da Moggi e nel secondo, invece, è diventato un "carnefice" del campionato ed affiliato alla cupola.
Ma le "utenze riservate" sono citate anche nelle sentenze della giustizia sportiva del 2006, perchè di schede straniere i carabinieri parlano già nella prima informativa dell'aprile 2005 (uno degli atti dati a Borrelli e usati da Ruperto e Sandulli per giudicare).A pagina 20 e poi, copiato ed incollato, anche a pagina 286 della prima informativa leggiamo:
In particolare, dalle indagini è emerso l’utilizzo di speciali e sicuri canali di comunicazione da parte dei membri più strategici impegnati nello specifico contesto dei sorteggi arbitrali, ovvero la disponibilità da parte dei designatori BERGAMO e PAIRETTO e di MOGGI di utenze cellulari che, oltre a non essere nominativamente a loro riconducibili, risultano addirittura utenze di gestori stranieri e nella fattispecie della SWITZERLAND MOBILE SUNRISE.Tali utenze, infatti, risultano utilizzate assolutamente a ragion veduta, ovvero solo tra loro e quando l’argomento trattato lo richiede (distintamente MOGGI con i due designatori arbitrali).
Accertamenti mirati, anche tramite gli uffici collegati svizzeri, hanno consentito di verificare che sull’utenza internazionale 0041-76 (gestore SVIZZERLAND MOBILE SURISE) individuata essere nella disponibilità di Luciano MOGGI, nel periodo compreso tra l’1.11.2004 e il 7.02.2005 vi era traffico telefonico verso il territorio italiano, avendo attivato ponti italiani dei gestori TIM e VODAFONE, in entrata ed in uscita soltanto da altre due utenze dello stesso gestore straniero: 00417 e 00417
Anche su quest’ultime due utenze si è rilevato un traffico italiano e, quasi esclusivamente, per contatti reciproci e verso l’utenza in uso a MOGGI, il quale come emerso e documentato in più occasioni ha fornito ai due designa- tori - proprio in quel periodo - i codici occorrenti per ti- caricare utenze cellulari, che con ogni probabilità sono serviti per caricare le suddette utenze, atteso il traffico intercorso.Le tre utenze svizzere, inoltre, risultano essere intestate tutte alla stessa persona: DE CILLIS Arturo, nato a Carovigno (BR) il 30.08.1924, residente a Cernobbio (CO) via Matteotti nr. 8, il cui figlio Cristino, nato a Carovigno il 26.06.1965 e residente a Cernobbio (CO), risulta titolare di una struttura alberghiera in Cernobbio, denominata “Giardino” sita in Cernobbio, via Regina n. 73. L’espletamento di specifica attività informativa ha consentito, altresì, di appurare che la citata struttura alberghiera è spesso utilizzata per l’alloggiamento riservato di esponenti del mondo calcistico (la stessa Cernobbio è crocevia di convegni e di attività anche di calciomercato)."
Come è visibile, già ad aprile 2005 gli investigatori hanno i numeri di almeno 3 sim svizzere ed il nome dell'intestatario, il De Cillis.La stranezza è che, dalle notizie lette sulla stampa, il De Cillis, che fornirà i numeri delle altre sim straniere, non viene sentito nei primi mesi del 2005 ma si presenta spontaneamente a deporre dai carabinieri di Como solo nel 2006, dopo aver letto il suo nome sui giornali quando vengono pubblicate le informative.
Lo ricordano i giornali ad aprile 2007:
Il Giornale - "Quando i giornali a maggio scorso parlano di quei «telefoni elvetici» di Moggi, si presenta dai carabinieri a Como e racconta di aver venduto a collaboratori del ds bianconero altre schede svizzere intestate a suoi familiari e altre, anonime, del gestore Ring Mobile del Liechtenstein."
La Gazzetta - "Ma che Moggi si rifornisse di schede «sicure» a Chiasso, i carabinieri lo hanno verificato già da tempo, registrando il 26 maggio 2006 a Roma la deposizione di colui che gliele vendeva, Teodosio De Cillis."
In pratica se De Cillis fosse stato "sentito" nel 2005, come logica conseguenza di quanto riportato nella prima informativa, gli investigatori avrebbero potuto iniziare l'analisi dei tabulati delle schede straniere (gli specchietti pubblicati da Repubblica) da subito e lo studio dei tabulati avrebbero potuto far parte degli atti dati a Borrelli nel 2006. Avremmo avuto una sola Calciopoli e non la 1 e la 2. Avremmo visto Paparesta in un solo ruolo e non in due opposti. Palazzi non avrebbe avuto la "novità" per mandare in onda Calciopoli 2. La Juve sarebbe stata giudicata una volta sola per lo stesso campionato.
Ma su questa stranezza delle indagini, così come ce le ha raccontate la stampa, torneremo ad occuparci nel Dossier sul processo di Napoli.
http://www.ju29ro.com/farsopoli/1-farsopoli/517-anche-la-juve-patteggia.html

sabato 14 giugno 2008

DAVANTI AD UN MURO


Anno domini 2008, mese di giugno.

Ventiquattro mesi prima.

Non conoscevo nessuno, ma proprio nessuno delle molte persone che conosco oggi. Stavo vivendo una di quelle stagioni che mai avrei immaginato potessero rimanere nel tempo scolpite come la lava scolpisce le roccie dopo la sua calata a fondo valle. Stava nascendo, quasi incosapevolmente, qualcosa che mi rimmarà dentro per sempre, perchè come ha scritto una di quelle persone che non conoscevo, è ciò che resta di un'estate che non ho capito, anzi si!

Ventiquattro mesi dopo, oggi.

Di sentenze, informative, capi di imputazione, ricorsi e quant'altro ne sono passati a decine sotto i miei occhi, sotto la mia voglia di capire, di analizzare, di scrivere, di leggere e rileggere. Per quel che riguarda l'ovatatto e a volte, per non dire spesso, reticente mondo del calcio, di quell'aborto giuridico che si è denominato "calciopoli" non ne è scaturita una sola condanna, che successivamente i tribunali giuridici ed amministrativi hanno giudicato. Eppure siamo ancora qui, a sentire da ogni dove che la Juventus rubava, comprava arbitri, gestiva il mercato dei calciatori, gestiva addirittura le griglie dei designatori, e per non farsi mancara nulla ma proprio nulla, aveva dirigenti che avevano la capacità di chiudere dentro stanzini più o meno fatiscenti chiunque si opponesse al loro volere.

Da un articolo pubblicato in data odierna da un giornalista, Davide Giacalone, che con il calcio non ha mai avuto un grosso feeling e sopratutto un grosso interesse (in alcune conversazioni personali il suo verbo verso il calcio è stato di tenore simile), recuperiamo la notizia che il processo sulle spiate illegali, di cui si resero protagonisti settori di Telecom Italia, con molta probabilità andra a morire, pur non essendo in realtà mai nato. Già morto - come scrive Giacalone - perché, se si farà, servirà a giudicare un passato remoto, mentre sul fenomeno vivo hanno agito gli arresti cautelari e le notizie diffuse nel corso delle indagini, confermando la triste condizione di una giustizia che s’amministra usando tutto, tranne che le sentenze.

In parole povere i coinvolti nelle indagini sono liberi e sopratutto da considerarsi innocenti.

E ci mancherebbe, per me che ho sempre sostenuto la tesi del garantismo e non quella del giustizialismo spiccio è il minimo, senza un processo degno di tale nome è giusto che sia così. Siamo nei giorni in cui si dibatte sul nuovo decreto legge inerente le intercettazioni telefoniche, il quale dovrà passare attraverso l'iter di Parlamento e Senato per poi giungere definitivamente al Presidente della Repubblica. E le montagne di dossier, spiate, pedinamenti, accumulo di materiale a scopo diffamatorio, tentativi di condizionare chi liberamente scriveva? Fermi! Fermi nell'attesa che la Corte Costituzionale faccia sapere come deve essere interpretata la legge che impone la distruzione di tutta quella roba.

E se si distrugge, tra un rinvio ed un attesa, su cosa si faranno mai questi eventuali processi? Il tempo incalza, direbbe qualcuno, ma qui oltre che i processi non si vedono neppure dei rinvii a giudizio e la prescrizione sta prendendo il sopravvento, nell'attesa che Tizio aspetti Caio e Caio attenda Sempronio. E tutto questo potrebbe inevitabilmente servire solamente a non rendere più perseguibile un gigantesco intreccio di politica, affari e spie private.

Il compianto Enzo Biagi, all'epoca dello scandalo di "calciopoli" esternò questa frase, riportata in un'edizione del Tirreno in data 16 agosto 2006 riguardante proprio il mondo del pallone: "Una sentenza pazzesca, e non perchè il calcio sia un ambiente pulito. Una sentenza pazzesca perchè costruita sul nulla, su intercettazioni difficilmente interpretabili e non proponibili in un procedimento degno di tal nome, una sentenza pazzesca perchè punisce chi era colpevole solo di vivere in un certo ambiente, il tutto condito da un processo che era una riedizione della Santa Inquisizione in chiave moderna. E mi chiedo: cui prodest? A chi giova il tutto? Perchè tutto è uscito fuori in un determinato momento? Proprio quando, tra Laziogate di Storace, la lista nera di Telecom, poi Calciopoli, poi l'ex Re d'Italia ed ora, ultimo ma non ultimo, la compagnia telefonica Vodafone che ha denunciato Telecom per aver messo sotto controllo i suoi clienti. Vuoi vedere che per coprire uno scandalo di dimensioni ciclopiche hanno individuato in Luciano Moggi il cattivo da dare in pasto al popolino?"E guarda caso, in quei faldoni ormai impolverati giacciono da tempo immemore dossier inerenti proprio il mondo del pallone.Nel 2006 destra e sinistra votarono per la distruzione, in modo che degli innocenti non fossero calunniati. Peccato che fosse già tutto (o quasi) sui giornali.E come non ricordarlo, con il senno di poi e senza una condanna, che i presunti innocenti finirono sui giornali grazie alle intercettazioni.Furono presi di mira dall'intera opinione pubblica, perchè era proprio sulle basi di "opinioni" che la gente giudicava e giustiziava, proprio come le parole scritte da Enzo Biagi: "hanno individuato in Luciano Moggi il cattivo da dare in pasto al popolino".

E oggi, come ciliegina sulla torta, si manda a processo l’ex capo dei servizi segreti statali. Riprendendo l'articolo di Giacalone; nel migliore dei casi, un ridicolo paradosso.

Allora adesso mi chiedo: è giunto il momento di voltare per sempre pagina? Non lo so e non lo voglio nemmeno sapere. Di certo l'ottimismo, quel gran bel profumo della vita citato in un noto spot pubblicitario, sembra arrivato al capolinea della sua essenza. E a noi che ci resta? Come dice il buon Trillo, precedentemente citato, ci resta un'estate, quella del 2006, che non abbiamo capito, anzi si, e poco altro.

Continueremo sicuramente nella nostra "povera" ma sincera informazione, continueremo a ribattere i contenuti di tutto ciò che siamo riusciti ad estrapolare dalle pagine delle sentenze, delle informative che abbiamo avuto in nostro possesso, ma credo che dopo questo, il film è giunto ad elencare i titoli di coda, con sempre gli stessi nomi e cognomi, che ancora una volta, chiuso il sipario, rimarranno dietro a pagine come questa: “Nella valutazione del materiale probatorio la Commissione (la Caf, ndr) si limiterà ad indicare quegli elementi di sicura valenza, che non si prestano ad interpretazioni equivoche, perché già solo dall’analisi di taluni fatti incontrovertibili emerge a chiare lettere ciò che era nella OPINIONE di tutti coloro che gravitavano nel mondo del calcio, e cioè il condizionamento del settore arbitrale da parte della dirigenza della Juventus”.

Non vuole essere una resa o quant'altro, e neppure uno scietticismo dilagante da infondere a chi ha seguito passo passo le vicende dal primo giorno del loro lungo e inesorabile cammino. Ma la realtà di oggi dice che si è sciolto un governo e ne è entrato un'altro, si sono consumati alcuni ricorsi al Tar con gli esiti che tutti sappiamo, è di pochi giorni la notizia del "patteggiamento", si sempre quell'ammetere le proprie colpe, dell'Inter sul caso Bilanciopoli, e tutto è finito in una bella "multina" come direbbe il buon Giacomino di Aldo, Giovanni e Giacomo al controllore di tram che verificava i documenti al disperato Ajejeje Brazov, e sul caso Telecom ora questo, con la concreta possibilità che i primi che potranno usufruire di tale decreto legge saranno proprio coloro che hanno il loro nome spiccicato sui faldoni di dossier ormai impolverati, per non dire della sparizione di tutti i propositi bellicosi della Kroll di qualche mese orsono. E allora credo che sia giusto mettere un punto, andare a capo e proseguire con la corretta informazione che è sempre stata proposta, senza ideologie di sorta, ma prendendo sempre e comunque in esame le notizie che, approfondite e verificate, sono state messe sotto gli occhi di tutti, perchè daltronde e purtroppo, come dice Giacalone, si ha avuta la conferma della triste condizione di una giustizia che s’amministra usando tutto, tranne che le sentenze.

di Cirdan

VIDEO SETTIMANALE

Inauguriamo oggi la rubrica "VIDEO SETTIMANALE".

Ogni settimana pubblicheremo un video in base ad un compleaano, ad un evento, insomma a un qualcosa che rappresenti con una canzone, con immagini, o altro, l'artista, il personaggio, il momento storico che andremo a pubblicare.
Questo primo appuntamento è dedicato a Gianna Nannini, cantautrice "rocker" italiana che oggi compie 52 anni. Auguri!


CE LO RITROVEREMO NEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE?

Avevo nel mio guardaroba un paio di sciarpe bianche. Ho imparato ad odiarle in quella strana estate. Vedevo questo uomo che a luglio, girava con questa sciarpetta bianca e l’aria un pò fru-fru.Ben presto le due mie sciarpette bianche finirono in garage, dove ancora oggi mi consentono, con soddisfazione, di pulire l’asticella dell’olio della mia macchina dopo averne misurato il livello.
Chissà perché ma nella mia vita con tutti quelli che si chiamano Guido non vado mai d’accordo.Lo trovo un nome presuntuoso. Racchiude in cinque lettere tutta la presunzione di voler essere a tutti i costi un leader. Una guida appunto. E l’indossatore estivo di sciarpette arrivò in FIGC proprio con l’atteggiamento di chi era pronto ad organizzare un bel viaggetto per Cobolli e per suo fratello Gigli. Ovviamente a Crotone e Caltagirone.
Lo avevamo visto nel frattempo a Berlino, sempre con la sua sciarpetta bianca, esultare per il mondiale vinto dopo una finale disputata tra la Juventus di Moggi e la Francia di Moggi.Buffon, Zambrotta, Cannavaro, Del Piero, Camoranesi, Lippi, Ferrara, più Perrotta ed Inzaghi da un lato.Zidane, Henry, Trezeguet, Viera e Thuram dall’altra. Sembrava di essere a Villar Perosa. Eppure il portatore sano di sciarpette bianche era lì, sul prato dello stadio di Berlino, in mezzo alle paillettes, circondato dalle truppe del Generale che aveva appena contribuito a esiliare.
Forse si era montato un po’ la testa. E’ vero, era un grande avvocato d’affari milanese, ma prima del maggio 2006 Giudo Rossi in Italia lo conoscevano solo pochi addetti ai lavori. In pochi giorni si cominciò a parlare di lui non più nelle ovattate stanze della finanza ma nei retrobottega dei peggiori bar di Caracas. I tifosi di tutta Italia, tra un caffè Borghetti e una Spuma nel vino con annesso rutto libero, ne parlavano ormai quasi come si parla di un fratello. Questa deriva verso la popolarità ne alimentò il delirio di onnipotenza e, come sempre accade, smarrì il senso della misura assegnando in maniera assolutamente arbitraria lo scudetto 2005-2006, quello di cartone per intenderci, alla squadra che è specializzata in dossier e pedinamenti, falsi in bilancio, ricettazione e falsificazione di documenti e che a tempo perso gioca anche al calcio con risultati a tavolino molto brillanti.
Quello scudetto di cartone fu la sua condanna; anche il Palazzo dello Sport, che fino al allora lo aveva sostenuto e spronato a fare come Attila sulla prateria, capì che era opportuno sbarazzarsene al più presto, in quanto volevano far effettivamente vincere alcuni scudetti al petroliere ambientalista, ma la regia del film prevedeva la partecipazione degli arbitri e dei guardalinee del produttore Gussoni e non scene di fantascienza in cui le classifiche si alteravano automaticamente senza alterare le partite.
Per questo motivo ben presto il nostro sciarpetta-man fu rispedito al mittente. Il marito di AFEF, obtorto collo, fu costretto a riprenderselo dopo averlo, ovviamente, ripulito dell’ultima paillette della notte magica di Berlino, dove aveva raccontato a tutti che LUI aveva vinto il mondiale.
Il suo allontanamento dalla scena del crimine tuttavia non ci lasciava tranquilli. Sapevamo che in ossequio a un vecchio proverbio napoletano (che citerò ai più golosi in privato) il signor Rossi avrebbe continuato ad avere rapporti privilegiati con i suoi pari grado torinesi.
Ed infatti, dopo quasi due anni dall’invenzione dello scudo cartonato ecco che nella primavera del 2008, dalle segrete stanze del potere torinese arriva la notizia che Guido Rossi sarà uno dei consulenti della famiglia Elkann per le problematiche di tipo societario.
Per la cronaca mi piace riportare il commento di uno dei più accaniti giornalisti anti-Moggi, Roberto Beccantini de LA STAMPA:
Quei Rossi a buon mercato
ROBERTO BECCANTINI
Guido Rossi consulente Ifil è uno schiaffo ai tifosi juventini. Fra tutti gli avvocati d’affari c’era proprio bisogno di scegliere l’ex commissario straordinario di Calciopoli? John Elkann poteva evitare lo sfregio. I complottisti hanno ripreso vigore: scommettiamo che la consulenza era in atto già dal maggio 2006? Sciocchezze. A ognuno il suo referente: il professore per Gabetti, Lucianone per Alessio Secco. Altro che sindrome di Stoccolma. Siamo decisamente oltre il ritorno d’affetto.Siamo di fronte a un’operazione di chirurgia plastica che ha soddisfatto il paziente e indisposto i parenti stretti, che saremmo poi noi.
Conosco Beccantini. Se scrive queste cose è perché lo hanno fatto incazzare sul serio.Dopo il lampo di marzo in questi giorni è arrivato il tuono:
G. Agnelli Sapa: studia convertibile, chiama Rossi (Sole 24 Ore) 11/06/2008 9.22 GuidROMA (MF-DJ)
La famiglia Agnelli studia un'iniezione di risorse nella cassaforte Giovanni Agnelli & C. Sapa e chiama Guido Rossi come "garante" super partes per la struttura societaria del gruppo che raccoglie i vari rami ed eredi del gruppo torinese.
E' quanto scrive oggi il Sole 24 Ore spiegando che i dettagli dell'operazione sono contenuti nel verbale di assemblea straordinaria della Sapaz tenutasi a meta' maggio. I soci hanno approvato una delibera che consente loro di emettere entro il 31 dicembre del prossimo anno un prestito obbligazionario.
In dettaglio il prestito convertibile in azioni ordinarie della Sapa (con un concambio 1 a 1,1) potra' oscillare tra 100 e 200 milioni di euro e durata di cinque anni.
Insomma, come si evince dal comunicato in questione, la collaborazione dell’indossatore di sciarpette sta entrando nel vivo. Con un ruolo ben definito. Con un ruolo di “garante”.In pratica tra le righe si capisce che sta piano piano sostituendo, se definitivamente o temporaneamente lo capiremo poi, Franzo Grande Stevens che in questi ultimi mesi è comprensibilmente impegnato con i magistrati in relazione alle vicende equity swap ed eredità Margherita, figlia dell’Avvocato Agnelli.
C’è un sinistro scricchiolio all’orizzonte. L’Avvocato Chiusano era nel CDA della Juventus e ne fu presidente….. così pure Grande Stevens……
Qualche amico buontempone in vena di scherzi oggi ha scritto da qualche parte che non si meraviglierebbe se Guido Rossi nei prossimi anni dovessimo trovarcelo nel Consiglio di Amministrazione della Juventus.
La risposta di un altro amico è stata fulminante: "Annegheranno nelle loro cazzate".
dallo Ju29ro

venerdì 13 giugno 2008

BILANCIOPOLI - PATTEGGIAMENTO


LA NOTIZIA.
CALCIO, FALSO IN BILANCIO: DISCIPLINARE MULTA MILAN E INTER.
Si chiude con sanzioni pecuniarie il processo sportivo per il presunto falso in bilancio di Milan e Inter. La Commissione disciplinare, sulla base del deferimento disposto dal procuratore Palazzi lo scorso 4 febbraio, ha disposto 90 mila euro di sanzione a carico delle due società milanesi. Multa di 60 mila euro anche all'ad rossonero Adriano Galliani.
IN PRATICA E' SUCCESSO CHE ...
Gli imputati hanno patteggiato riconoscendo le proprie colpe. Hanno chiesto l'applicazione dell'Art. 23 che, in pratica, è un "patteggiamento", contro cui la Procura Federale non ha avuto nulla da eccepire. Non ci stupisce, visto che Palazzi aveva usato la mano leggera già all'atto dei deferimenti. Per uno strano scherzo del destino è toccato ancora ad Artico presiedere una Commissione disciplinare "buonista" con l'Inter ed Oriali in veste di "giudicati".Come è possibile rilevare sul sito della RAI, già al momento delle sentenze per passaportopoli si scrisse "Mano leggera della commissione disciplinare per il caso delle falsificazioni". Anche allora Artico dovette occuparsi di Oriali, come riportato nelle motivazioni della sentenza: "il passaporto italiano consegnato a Recoba dal dirigente dell'inter Gabriele Oriali (anch'egli condannato a due anni) non poteva esere genuino perchè incompatibile con la cittadinanza non italiana"
VIA QUELLO SCUDETTO!
Il patteggiamento di una condanna sportiva relativa al campionato 2005/2006, se esiste la tutela di un'etica sportiva da parte della FIGC, dovrebbe portare alla revisione del processo di assegnazione dello scudetto. E' davvero assurdo quello scudetto perso sul campo, assegnato da un ex CDA Inter per meriti etici, alla lce del patteggiamento odierno. La credibilità dei vertici istituzionali del calcio italiano sarà gravemente minata se nessuna iniziativa verrà intraprersa.
UN PALAZZI DIVERSO.
Oggi stesso Palazzi ha deferito Reggina, Genoa e Udinese per le plusvalenze:
ROMA, 12 giugno 2008 - Il procuratore federale ha deferito alla Commissione disciplinare nazionale le società Genoa, Udinese e Reggina, oltre ad alcuni dirigenti di questi club, per vicende legate a "plusvalenze fittizie". Tra i deferiti risultano anche il presidente del Genoa, Enrico Preziosi, dell'Udinese Franco Soldati, e della Reggina Pasquale Foti. [....] ISCRIZIONI AI CAMPIONATI - Per il presidente della Reggina, altre presunte irregolarità riguarderebbero il bilancio chiuso al 30 giugno 2004 con "plusvalenze fittizie derivanti dalla stipula dei contratti di cessione con corrispettivi di gran lunga superiori a quelli realmente attribuibili". Le condotte di tutti i dirigenti, secondo la procura federale, sarebbero state attuate con l'obiettivo di iscrivere le società ai diversi campionati "in assenza dei requisiti previsti dalla normativa federale"
Palazzi contesta il fatto che senza plusvalenze non erano rispettati i parametri Covisoc, la stessa cosa che sosteneva il pm Nocerino per l'Inter, confortato da un parere ottenuto dalla stessa Covisoc relativo al campionato 2005/6. Con l'Inter, Palazzi non ha scritto nei deferimenti quanto oggi contesta a Foti. Forse il falso in blilancio della Reggina è più grave di quello dell'Inter? La differenza è data dalla diversa situazione patrimoniale di Moratti e Foti o da quale altra spiegazione plausibile?
Resta ancora da notare che il Palazzi superveloce del 2006 ha ceduto il passo ad un Palazzi molto più lento. Oggi La Gazzetta dello sport a pagina 26, oltre ad anticipare la sentenza come al solito, spiegava che la precedente udienza era stata spostata perchè Milan ed Inter avevano sollecitato la Procura di Milano a mandare le carte liberatorie. Quindi, non solo Palazzi ha aspettato che prima facesse il suo corso il processo ordinario ma ha aspettato anche l'invio di ulteriori carte dalla Procura. Non ci aspettiamo risposte da quei giornalisti che nell'estate 2006 hanno giustificato un aborto giuridico usando come ritornello "Ma lo sanno tutti che a giustizia sportiva è sommaria, perchè deve essere veloce, non può aspettare i tempi della giustizia ordinaria". Palazzi questa volta ha aspettato, lo ha fatto, per qualcuno lo ha fatto.
Un'ultima osservazione sulla Gazzetta. Secondo il quotidiano di Verdelli, Cannavò e Palombo le carte in arrivo dalla Procura di Milano erano riferite alle archiviazioni con formula piena, disposte a suo tempo dalla procura, perchè "il fatto non sussiste". A questo punto sorge il dubbio su che cosa hanno patteggiato Ghelfi, Oriali e compagni visto che, secondo le assicurazioni di Palombo, il fatto non sussisteva.A meno che Oriali, da buon mediano, non abbia patteggiato tanto per tenersi in esercizio, verrebbe da osservare che la Gazzetta, nel dare una mano all'andamento della giustizia sportiva, ha fatto questa volta non solo il suo dovere, ma qualcosa di piu.
COMUNICATO STAMPA
La Commissione disciplinare nazionale, costituita dall’avv. Sergio Artico, Presidente, dall’avv. Gianfranco Tobia, dall’avv. Federico Vecchio, Componenti, dal Prof. Cesare Imbriani e dal dott. Carlo Purificato, Componenti aggiunti e con l’assistenza alla Segreteria del sig. Claudio Cresta, si è riunita il giorno 12 giugno 2008 e ha assunto la seguente decisione:
(235) – DEFERIMENTO DEL PROCURATORE FEDERALE A CARICO DI:
ADRIANO GALLIANI (Vice Presidente vicario ed Amministratore delegato AC Milan SpA); GABRIELE ORIALI (all’epoca dei fatti direttore tecnico attualmente dirigente FC Internazionale SpA);
MASSIMO MORETTI (all’epoca dei fatti Direttore generale FCInternazionale SpA);
RINALDO GHELFI (già Amministratore delegato e attualmente Vice Presidente FC Internazionale SpA);
MAURO GAMBARO (all’epoca dei fatti Amministratore delegato FC Internazionale SpA)
E DELLE SOCIETA’ AC MILAN SpA
E FC INTERNAZIONALE SpA (nota n. 2581/296-812pf06-07/SP/ma del 4.2.2008)
Esaminato il deferimento del Procuratore federale disposto in data 4 febbraio 2008 nei confronti di:
1) Adriano GALLIANI, vice presidente vicario ed amministratore delegato dell'AC MILAN, per aver violato i principi di lealtà, probità e correttezza sanciti dall'art. 1, comma 1, del CGS, ponendo in essere la condotta di abnorme e strumentale valutazione dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori indicati nella parte motiva ai punti 4.1, 4.5, 4.6 e 4.7;
2) Adriano GALLIANI, vice presidente vicario ed amministratore delegato dell'AC MILAN, per aver violato i principi di lealtà, probità e correttezza sanciti dall'art. 1, comma 1, del CGS e le disposizioni di cui all'art. 7, comma 1, del CGS previgente, trasfuso nell'art. 8, comma 1, del vigente CGS, ponendo in essere la condotta consistente nella contabilizzazione nel bilancio chiuso al 30 giugno 2003 delle plusvalenze (fittizie) derivanti dalla stipula dei contratti di cessione con corrispettivi di gran lunga superiori a quelli realmente attribuibili, come meglio specificato nella parte motiva ai punti 4.11, 4.13, 4.14, 4.15 e 4.16;
3) Adriano GALLIANI, vice presidente vicario ed amministratore delegato dell'AC MILAN, per aver violato i principi di lealtà, probità e correttezza sanciti dall'art. 1, comma 1, del CGS e le disposizioni di cui all'art. 7, comma 1, del CGS previgente, trasfuso nell'art. 8, comma 1, del vigente CGS, ponendo in essere le condotte consistenti nella mancata svalutazione nei bilanci chiusi nel 2004 e nella situazione patrimoniale al 31 marzo 2005, delle poste attive già contabilizzate al 30 giugno 2003, come meglio precisato nella partemotiva ai punti 5.1, 5.2 e 5.3, condotte connesse fra di loro e con quelle di cui ai punti 1 e 2 della parte dispositiva, e tutte finalizzate a far apparire perdite inferiori a quelle realmente esistenti;
4) società AC MILAN, per responsabilità diretta, ai sensi dell'art. 2, comma 4, del previgente CGS, trasfuso nell'art. 4, comma 1, del vigente CGS, con riferimento alle condotte contestate al suo vice presidente vicario ed amministratore delegato ai punti 1, 2 e 3 che precedono, tutte connesse fra loro e finalizzate a far apparire perdite inferiori a quelle realmente esistenti;
5) Gabriele ORIALI, all'epoca dei fatti direttore tecnico, attualmente dirigente, della FC INTERNAZIONALE, per aver violato i principi di lealtà, probità e correttezza sanciti dall'art. 1, comma 1, del CGS, ponendo in essere la condotta di abnorme e strumentale valutazione dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori indicati nella parte motiva al punto 4.1;
6) Massimo MORETTI, all'epoca dei fatti direttore generale della FC INTERNAZIONALE, per aver violato i principi di lealtà, probità e correttezza sanciti dall'art. 1, comma 1, del CGS, ponendo in essere la condotta di abnorme e strumentale valutazione dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori indicati nella parte motiva al punto 4.1;
7) Rinaldo GHELFI, già amministratore delegato e attualmente vice Presidente della FC INTERNAZIONALE, per aver violato i principi di lealtà, probità e correttezza sanciti dall'art. 1, comma 1, del CGS e le disposizioni di cui all'art. 7, comma 1, del CGS previgente, trasfuso nell'art. 8, comma 1, del vigente CGS, ponendo in essere la condotta consistente nella contabilizzazione nel bilancio chiuso al 30 giugno 2003 delle plusvalenze (fittizie) derivanti dalla stipula dei contratti di cessione con corrispettivi di gran lunga superiori a quelli realmente attribuibili, come meglio specificato nella parte motiva ai punti 4.11, 4.13, 4.14, 4.15 e 4.16, nonché le condotte consistenti nella mancata svalutazione nel bilancio chiuso al 30 giugno 2004 e nella situazione patrimoniale ai 31 marzo 2005, delle poste attive già contabilizzate al 30 giugno 2003, come meglio precisato nella parte motiva ai punti 5.1, 5.2 e 5.3, condotte connesse fra di loro e con quelle di cui ai punti 5, 6 e 8 della parte dispositiva, e tutte finalizzate a far apparire perdite inferiori a quelle realmente esistenti.
8) Mauro GAMBARO, all'epoca dei fatti amministratore delegato della FC INTERNAZIONALE, per aver violato i principi di lealtà, probità e correttezza sanciti dall'art. 1, comma 1, del CGS e le disposizioni di cui all'art. 7, comma 1, del CGS previgente, trasfuso nell'art. 8, comma 1, del vigente CGS, ponendo in essere le condotte consistenti nella mancata svalutazione nella situazione patrimoniale al 31 marzo 2005, delle poste attive già contabilizzate al 30 giugno 2003, come meglio precisato nella parte motiva ai punti 5.1, 5.2 e 5.3 condotte connesse fra di loro e con quelle di cui ai punti 5, 6 e 7 della parte dispositiva, e tutte finalizzate a far apparire perdite inferiori a quelle realmente esistenti;
9) società FC INTERNAZIONALE per responsabilità diretta, ai sensi dell'art. 2, comma 4, del previgente CGS, trasfuso nell'art. 4, comma 1, del vigente CGS, con riferimento alle condotte contestate ai suoi Dirigenti e legali rappresentanti sopra indicati ai punti nn. 5, 6, 7 e 8 che precedono condotte tutte connesse fra loro e finalizzate a far apparire perdite inferiori a quelle realmente esistenti;
Ritenuto che all’inizio del dibattimento i deferiti Galliani, Ghelfi, Gambaro, Oriali, Moretti, FC Internazionale SpA, AC Milan SpA, tramite i propri difensori, hanno proposto istanza di applicazione di sanzione ai sensi di quanto previsto dall’art. 23 CGS.
Considerato che su tali istanze ha espresso il proprio consenso il rappresentante della Procura FederaleVisto l’art. 23, comma 1, CGS, secondo il quale i soggetti di cui all’art. 1, comma 1, possono accordarsi con la Procura Federale prima che termini la fase dibattimentale di primo grado, per chiedere all’Organo Giudicante l’applicazione di una sanzione ridotta, indicandone la specie e la misura;Visto l’art. 23, comma 2, CGS secondo il quale l’Organo Giudicante, se ritiene corretta la qualificazione dei fatti come formulata dalle parti e congrua la sanzione indicata, ne dispone l’applicazione con ordinanza non impugnabile, che chiude il procedimento nei confronti del richiedente;Rilevato che nel, caso di specie, la quantificazione dei fatti come formulata dalle parti risulta corretta e le sanzioni indicate risultano congrue.
P.Q.M.
Dispone l’applicazione delle seguenti sanzioni:
Adriano Galliani: ammenda di euro 60.000,00 (sessantamila/00)
AC Milan SpA: ammenda di euro 90.000,00 (novantamila/00)
Rinaldo Ghelfi: ammenda di euro 20.000,00 (ventimila/00)
Mauro Gambaro: ammenda di euro 20.000,00 (ventimila/00)
Gabriele Oriali: ammenda di euro 10.000,00 (diecimila/00)
Massimo Moretti: ammenda di euro 10.000,00 (diecimila/00)
FC Internazionale SpA: ammenda di euro 90.000,00 (novantamila/00)

giovedì 12 giugno 2008

"LUCKY LUCIANO": COME TI PEZZOTTO LA PELLICCIA

Probabilmente "Dalli al pluriscagionato" sarebbe stato un titolo più adatto a questa specie di elogio del linciaggio pubblicato per la prima volta nel 1998 dalle edizioni Kaos a firma di "Ala sinistra – Mezzala destra" (d'ora in poi Alaemmezza).
Infatti, per gettare fango sul più grande manager calcistico degli ultimi 30 anni, Alaemmezza, oltre a ridursi a spacciare per verbo rivelato un numero impressionante di pettegolezzi, malignità e recriminazioni infantili di avversari sportivi, ripercorre un po' tutte le inchieste della magistratura nel mondo del calcio, dallo scandalo Scommesse del 1980 a Farsopoli, con la fissa morbosa di insinuare la colpevolezza di Luciano Moggi in tutte quante, e cioè sia in quelle – la maggior parte - che manco lo lambirono, sia in quelle nelle quali venne sì indagato, ma mai condannato.
Siccome Lucianone, attivo nel calcio ad alti livelli fin dagli anni '70, ebbe i primi problemi giudiziari solo attorno alla metà dei '90, e solo a causa delle disavventure di Borsano per Tangentopoli, il bulimico Alaemmezza s’ingegna a fantasticare, retrospettivamente, su oscure colpe risalenti fin dai tempi del Calcio scommesse '80. "Strano che Moggi non ne sapesse niente", si legge infatti nel capitolo "Lucianone cieco e sordo". "Anche perché nessuno lo ha interrogato", si aggiunge con un po’ di bavetta alla bocca.
Se il metodo è questo, il Napoli di Maradona dove lo lasciamo? Vuoi che non abbia combinato nulla di male? Così, se nel '95 la procura di Napoli apre un’inchiesta sul fuoriclasse argentino e il suo noto vizietto (tra l’altro finita a colpi di assoluzione), scatta subito un ovvio "Possibile che non ne sapesse nulla?" (capitolo "La piedi grotta di Lucianone"). E dato che dichiarazioni di camorristi insinuano il dolo nella sconfitta del Napoli nel campionato '87-'88 vinto dal Milan, non può mancare l’allusione al non indagato Lucianone che si vende lo scudetto. Che l’inchiesta alla fine sia stata archiviata, poi, è al solito un fastidioso dettaglio.
Considerato che per Alaemmezza, quando Moggi non compare in un atto d'indagine, scatta in automatico l’illazione, figuriamoci quando indagato lo viene davvero. Ed è ciò che finalmente accadde in seguito alla sventurata idea di andare a lavorare per il Torino rilevato da un imprenditore legato a Craxi. E proprio l’anno prima dello scoppio di Tangentopoli.
Per gli anni al servizio di Borsano veniamo così a sapere che Moggi venne indagato per 5 ipotesi di reato. Le archiviazioni furono 3: "Sfruttamento della prostituzione" e "Frode sportiva" per la chiacchierata vicenda delle prostitute agli arbitri; "frode fiscale" per la fatturazione di "acquisti fantasma" (che però, si intuisce, vennero emesse allo scopo di evitare di fare del nero a causa di cervellotiche regole federali sulla comproprietà dei giocatori!). Una quarta accusa, "Falso ideologico", e sempre per gli "acquisti fantasma", finì col non luogo a procedere nel '94, previa una multa di 300.000 lire. Solo per la quinta, "frode fiscale", per la gioia di Mezzala e il giubilo di Ala, venne almeno rinviato a giudizio assieme a Borsano. Ma il divertimento finisce ancor prima di cominciare, perché la questione venne sbrigata con un patteggiamento di 5.250.000 lire.
Salta così facilmente agli occhi che le lievi multe (5.550.000 lire in tutto) che Moggi finì per pagare per quegli anni riguardano irregolarità contabili attribuibili alla disgraziata gestione nella quale si trovò a operare, e non certo frodi sportive.Sulla questione prostitute, sinceramente, dei dubbi restano, Anzi, stando ad alcune testimonianze fotocopiate dalle carte della procura, sembrerebbe che in almeno un caso un arbitro internazionale abbia fatto il galletto. Ma che la cosa sia stata organizzata e voluta da Moggi a fini di frode sportiva è una pura – ennesima - illazione, e non si capisce perché la sua versione, secondo la quale si limitò a dare ai suoi collaboratori l’autorizzazione ad assumere interpreti per accogliere squadra ospite, delegazione Uefa e arbitri, debba essere quella falsa. Di certo, il parere di Alaemmezza sulla questione non è dei più imparziali. Inoltre, come si riporta a pag. 84: non era stato lo stesso Borsano a lamentarsi di Moggi perché "non compra gli arbitri"?
Tanto più che, guarda un po', il più grave scandalo sportivo che segnò la stagione Borsano, e cioè quello relativo all’affare Lentini col Milan, vide Lucianone del tutto estraneo, nemmeno indagato, sicché al nostro Alaemmezza non resta che ricorrere all’ormai classico: "Strano che non ne sapesse niente".
Dopo aver sbagliato con Borsano, purtroppo Lucianone ebbe la cattiva idea di perseverare: scelse di andare a lavorare per la Juve, e cioè la squadra più invidiata e diffamata d’Italia. Logica conseguenza ne è il fatto che il dodicennio Juventino, scandito fin dall'inizio da straordinari successi, lo vide ripetutamente impegnato a scagionarsi, sia in prima persona che a livello di società, da calunnie ispirate dall’insofferenza suscitata dalla bravura sua e dei suoi colleghi di club.
A titolo personale, nel periodo bianconero viene scagionato da 4 accuse: "favoreggiamento" per una querela di Marco Travaglio a Giraudo (assolto perché il fatto non sussiste); "frode sportiva" per un’inchiesta di Guariniello sui meccanismi di designazione del campionato dei piagnoni '97-'98 (archiviazione); "concorso in bancarotta fraudolenta" per l'indagine sul Como di Preziosi (archiviazione nel 2005); ancora "frode sportiva", ancora la procura di Torino (e ancora archiviazione nel luglio 2005).
Per Alaemmezza, ovvio, tutti errori giudiziari. Lo stesso vale per altri dirigenti bianconeri: Giraudo assolto nel '98 dall’accusa di aver diffamato Travaglio "perché il fatto non sussiste". Sempre nel '98, archiviata un’inchiesta sul rapporto tra società e ultras (capitolo "Lucianone ultrà"); altre 2 archiviazioni, a Torino e Firenze, per altrettante inchieste sul campionato dei piagnistei 97-98; ciliegina sulla torta, l'assoluzione in secondo grado per Giraudo e Agricola nel 2005 nel processo sul doping.
E’ proprio in questo impressionante elenco di inchieste giudiziarie sulla Juve, o meglio, nelle 4 assoluzioni e 6 archiviazioni a cui approdarono, che probabilmente abbiamo la spiegazione di come sia stata possibile la farsa del 2006: dato che a livello penale non si riusciva a trovare nulla che potesse scalfire l'invidiatissima Juve della Triade, l’esasperazione spinse qualcuno a imboccare la scorciatoia antigiuridica: atti d’indagine riservati diffusi alla stampa e via al vergognoso linciaggio che sappiamo.
A questo proposito, l'anno della prima pubblicazione di questo libro è significativo: il 1998, che col senno di poi possiamo considerare un numero chiave per le disgrazie bianconere. Preannunciato dalla morte dell'erede designato della dinastia proprietaria (13-12-97), fu l'anno in cui iniziò la persecuzione guarinielliana sul doping terminata nel 2007 con la definitiva non colpevolezza degli indagati; in cui i media trovarono, grazie allo schianto Ronaldo-Iuliano, la sequenza simbolo dell’antijuventinismo militante (ribadisco: la magistratura indagò 3 volte su quel campionato – due a Torino e una a Firenze - non ravvisandovi frode); e in cui se vogliamo, a livello sportivo, l'ennesima Champions League sfumò in finale per un gol in palese fuorigioco che un paese accecato dall'odio finse di non notare.
Oltre al fanatico accanimento à la Torquemada, l’operazione "Lucky Luciano" cela un altro aspetto, se possibile, ancora più ributtante: il razzismo sociale di fondo. Le umili origini di Moggi vengono ripetutamente sottolineate da Alaemmezza per dargli dell’ignorante, dello zotico, del poco di buono (vedi in particolare il capitolo "Lo chiamavano Paletta"). Ma come spesso accade, l'eccesso di zelo porta al grottesco, all’esilarante. Come quando si arriva a rinfacciargli non solo un tragico incidente stradale del '82, ma addirittura una multa per eccesso di velocità del 1977.
Più in generale, è grottesco il modo in cui si conferisce aura di verità assoluta a qualsiasi tipo di asserzione, purché sia anti-Moggi: le recriminazioni arbitrali di folkloristici presidenti anni ’80, come i mitici Anconetani del Pisa (capitolo "A cavallo del Toro") e Rozzi dell'Ascoli, prese come oro colato e usate a seconda dei casi (Rozzi che accusa Moggi ai tempi della Roma è attendibile - capitolo "Metti una sera a cena" - non lo è più quando, ai tempi del Napoli di Maradona, gli diventa amico - pag. 61 -); le accuse mossegli dal procuratore Caliendo per screditare un concorrente (pag. 67), in cui si ravvisa in nuce il prototipo della testimonianza d’accusa al processo GEA ora in corso (se non altro grazie ad Alaemmezza riscopriamo che la GEA era stata dichiarata legittima dalla stessa commissione federale Figc nel dicembre 2002); le inchieste federali suscitate dalle cacce alle streghe di Cannavò (Gazzetta) e Sconcerti (Corriere dello Sport) che cavalcano i piagnistei del '97-'98 per far fuori il fastidioso Di Tommaso del concorrente Tuttosport (pagg 202-220); le accuse di un imprenditore (capitolo "Lucianone Ultrà") che era stato denunciato dalla Juve per appropriazione indebita; gli stessi guai giudiziari del Torino originati dal diario di un contabile licenziato da Borsano.
Insomma, non bisogna essere dei Zichichi per notare che Alaemmezza è ossessionato da uno che alla fine è passato attraverso 2 oblazioni, 3 assoluzioni, 9 archiviazioni. E cioè, nonostante tutto, nessuna condanna. Non so se questi numeri, per quanto eloquenti, siano sufficienti a sancirne per contro l'onestà, concetto per altro deteriorato dall'abuso che certi sepolcri imbiancati del calcio ne hanno fatto. Di certo, sancisce la ferocia con cui è stato preso di mira.
In tal senso, il capitolo finale, aggiunto nell'edizione pubblicata con sbalorditivo tempismo in piena Farsopoli (giugno 2006), si chiude in modo è fin troppo rivelatore: "La volpe è finita in pellicceria".
Sarà.
Ma a me pare che il pellicciaio venda merce contraffatta.
Mario Incadenza.