..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

venerdì 22 agosto 2008

ALEX SCHWAZER

Olimpiadi, la marcia azzurra è d'oro con Alex Schwazer
Aveva fatto capire, la vigilia, che ci avrebbe provato e che si sentiva in forma: ora il trionfo può dirsi completo e la consacrazione definitiva. La marcia azzurra è sul gradino più alto del podio olimpico grazie ad Alex Schwazer. È il terzo oro olimpico dell'Italia su questa distanza, l'ottavo nella marcia in assoluto, il 19mo per l'atletica azzurra alle Olimpiadi di tutti i tempi. L'ultimo successo italiano nella 50 km ai Giochi olimpici era stato quello di Abdon Pamich, 44 anni fa.
È stato un trionfo assoluto quello di Schwazer. L'altoatesino è arrivato da solo al traguardo, in 3 ore 37'09", lasciandosi dietro gli avversari e chiudendo con un vantaggio di oltre due minuti sul secondo classificato, l'australiano Jared Tallent e tre minuti sul russo Denis Nizhegorodov, bronzo. Voleva rifarsi, Alex Schwazer, dopo il terzo posto ai Mondiali di Osaka dello scorso anno. E l'altoatesino è stato capace di un trionfo senza pari, capace di trasmettere a tutto il pubblico del National Stadium la sua emozione, quell'ultimo giro del percorso fatto in lacrime. Prima del traguardo, ecco - con il dito levato al cielo - la dedica al nonno scomparso a luglio, figura a cui l'azzurro era molto legato. Appena superato il traguardo, Alex si è piegato per terra, non per stanchezza ma per tenere per sè ancora per qualche secondo quelle lacrime e quell'emozione. Poi il trionfo, l'abbraccio con il suo allenatore, Sandro Damilano. L'applauso della folla, il tricolore che gli avvolge le spalle, l'abbraccio con il secondo classificato, la stretta di mano con il terzo. «Sono molto contento, in queste condizioni non mi batte nemmeno Superman», sono state le prime parole del marciatore azzurro. «Questo è un oro che pesa davvero», commenta il presidente del Coni Gianni Petrucci. «Schwazer è un grande campione - aggiunge - e promette di durare a lungo. Devo dare atto a Sandro Damilano che ieri aveva detto che Alex avrebbe vinto». E proprio l'allenatore della marcia azzurra si è lasciato andare ad una previsione, dopo aver dichiarato la propria emozione: «Come tutti, sono rimasto impressionato dal modo in cui ha vinto. Organicamente come Schwazer non c'è nessuno, ed ha anche una grande capacità di gestire le forze: per me adesso ha la possibilità di vincere in tre Olimpiadi di seguito, come Korzeniowski».E proprio il grandissimo campione polacco, oro ad Atlanta, Sydney ed Atene, ha reso omaggio al suo successore durante la conferenza stampa del dopo-gara, a cui era presente in veste di commentatore televisivo. Quando l'azzurro ha finito di parlare, gli si è avvicinato con la macchina fotografica in mano, e gli ha chiesto di fare una foto assieme, «perchè sono il suo predecessore, e lui è un vero fuoriclasse».Schwazer ha festeggiato l'oro, dopo aver tagliato il traguardo, andando a gettarsi perfino sui materassi del salto con l'asta, dove ha fatto una capriola. Ripresosi dall'emozione e dalla fatica, ha spiegato che «mi ero allenato bene per tutto l'anno, senza mai problemi, e quando sono arrivato qui a Pechino sapevo di essere in buone condizioni. Sono andato in gara per vincere, il resto non m'interessava, e devo dire che è stato abbastanza facile: dovevo solo cercare di rimanere tranquillo e attendere il finale, fase della prova in cui di solito vado forte». I suoi gesti d'esultanza, anche durante l'ultimo chilometro, hanno colpito tutti. «Quando un atleta prepara una gara per tutto l'anno - ha detto Schwazer - e si allena ogni giorno facendo così tanta fatica, poi quando in competizione gli riesce di fare ciò che aveva in mente prima di partire non può che esprimere la propria gioia. È difficile descrivere ciò che ho provato, certe emozioni bisogna viverle. Avrò fatto ridere tutta l'Italia mostrando un bicipite come il mio, ma quando uno è così felice ha anche voglia di scherzare e fare delle stupidaggini. Bolt fa dieci volte meno fatica di me, ma guadagna dieci volte tanto, ma oggi io sono più felice di lui».

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