La prima guerra d’indipendenza l’abbiamo persa nel ’48. La seconda, quella del ’59, l’hanno vinta i francesi di Napoleone III. La spedizione dei Mille del ’60 non vale perché ormai è diventato di moda parlare male di Garibaldi. La terza guerra d’indipendenza del ’66 l’ha vinta la Prussia e noi le abbiamo prese di santa ragione a Lissa e Custoza. Nel ’96, gli abissini ci hanno umiliato ed evirato ad Adua. E nel 1911, in Libia, non parliamo delle bastonate che abbiamo incassato da turchi ed arabi di ogni specie e tribù. Che dire, infine, della seconda guerra mondiale da cui siamo usciti non solo sconfitti ma anche abbondantemente disonorati? Ora, con un bagaglio di storia così chiaro sulle spalle, che è questa faccenda dei festeggiamenti del 4 novembre? E la pretesa di ricantare quella canzonetta politicamente scorretta di E.A. Mario sul Piave che mormorava, come un qualsiasi legista del Nord-Est, non passa lo straniero? Noi, a cui è stato giustamente insegnato a scuola che l’Italia è una Repubblica fondata sulle batoste, vogliamo che la tradizione venga rispettata. E che al posto del 4 novembre data della Vittoria, si celebri il 24 ottobre data di Caporetto! Vincere, si sa, è un motto fascista!
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