Le imprese quotate in borsa saranno blindate. E' questo che emerge, negativamente, dal decreto anticrisi approvato in pochi minuti dal Consiglio dei Ministri.
Nei 36 articoli di cui si compone la bozza del decreto legge, secondo l'articolo 13, saranno meno stringenti i vincoli che dovranno rispettare le società soggette a Opa.
D'ora in poi, senza necessità di assemblea straordinaria - comma 4 - e del 30% per mettere in atto strategie difensive da parte del soggetto sotto scalata, le Opa ostili saranno di fatto impossibili sul mercato italiano.
Lamberto Cardia, presidente della Consob, con due audizioni in Parlamento ha sollecitato l'introduzione di modifiche alla normativa contenuta nel Testo unico della finanza, proprio in considerazione della forte crisi finanziaria in corso che, provocando un violento e spesso irrazionale abbattimento dei corsi azionari, rende le società quotate più vulnerabili. "L'attuale situazione del mercato – aveva infatti sottolineato Cardia – ha fatto emergere nuove preoccupazioni sull'esposizione delle società quotate a tentativi di acquisizioni ostili".
Io credo che questa situazione non faccia altro che mettere l'Italia nella posizione di rimetterci, per due semplici motivazioni:
a. con un'elevata contendibilità delle imprese quotate in borsa non si può altro che avere da guadagnare;
b. in caso di eventuali scalate ostili, o considerate a rischio, basterebbe l'azione speciale nelle mani del Governo.
Detto francamente con l'adesione al modello franco-tedesco da parte del governo Berlusconi, è come dire ai patti di sindacato italiani che tutto ciò che controllano oggi lo controlleranno per sempre con il risultato che, le banche e gli industriali di sindacato, risolveranno ancora meglio tra loro il problema degli incroci che fino a prova contraria occorrerebbe aiutare a smontare, invece che rafforzare con acciaio e cemento.
Chiudo con la nota più sorprendente del decreto, riportata oggi con grande puntualità da Oscar Giannino su Libero Mercato, riguardante la norma dedicata al nuovo regime "volontario" per il riallineamento contabile delle imprese.
Questa norma non è riservata a banche, assicurazioni e quotate che si vedono agevolate dalla sospensione dello IAS39, ma è esteso all'intero universo delle imprese, la sospensione dei fai value, anche per quelle che non vi erano soggette, e anche per attivi patrimoniali come gli immobili, oltre a tutti gli intangibili in caso di fusioni, acquisizioni e cessioni di rami aziendali.
In tempi di massiccio deleveraggio degli attivi, moltissime imprese avranno convenienza a rivalutare asset attualmente computati patrimonialmente a valore libro.
Dagli esperti fiscali consultati dal direttore, del supplemento finanziario di Libero, emerge che questa norma può valere per il fisco da un minimo di 4-5 miliardi di euro fino a 8-10, per il 2009.
In pratica Tremonti avrebbe trovato il modo di ricavare entrate aggiuntive, proponendo alle imprese un patto di crescita patrimoniale che di questi tempi rientra prioritariamente nei loro interessi.
Nel momento che tutto diventerà attuativo ne vedremo delle belle, con un'atmosfera che potrebbe diventare rovente.
Giannino in conclusione ha sottolineato: "Giulio all'inizio sembra che una ne faccia e cento ne pensi, ma poi centouno ne mette in opera".
di Cirdan
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