Alle 22:30 di sabato 16 maggio 2009, l’Inter si è aggiudicata il suo diciassettesimo scudetto: il quarto, dicono, di fila. La notizia clamorosa, però, è stata la modalità: non è nemmeno scesa in campo. La riprenderemo.
In quest’ultimo periodo i milioni di telespettatori che seguono il “pianeta” calcio, si sono visti spalmare fino alle ultime due giornate di campionato (escluse), il solito palinsesto calcistico stagionale: due anticipi il sabato, sei gare pomeridiane e il posticipo serale la domenica. La Lega Calcio ha così reso noto, come da regolamento, che “solo” nelle ultime due giornate si giocheranno, con orario di inizio alle 15:00, tutte le gare in contemporanea. Se pensavano di fare una genialata hanno preso in pieno un palo, ma la risposta va ricercata altrove.
Si è potuto apprendere, attraverso le fonti di stampa, il bilancio della società sportiva Calcio Napoli; così paragonato: stagione 2007/08, quella da neopromossa; stagione 2006/07, l’anno precedente in serie B. Il dato che impressiona maggiormente è quello del fatturato: più che raddoppiato, da 41,4 a 88 milioni di euro. Ma è interessante verificare nello specifico come si sia raggiunto un simile risultato.
Da quelle parti, la A non la vedevano da tempo, così gli incassi al botteghino sono saliti a 14,9 milioni (da 8,8 dell’anno precedente). Le sponsorizzazioni hanno fatto registrare un +60%, ma il vero botto è arrivato dalle televisioni. In serie B il Napoli percepiva 8,5 milioni, nello spazio di pochissimi mesi, in serie A, ha raggiunto la cifra di ben 43,1 milioni. D’accordo che i conti sono altrettanto cresciuti (+86%): aumento degli stipendi (da 18,6 a 26,6 milioni); ammortamenti (da 3,8 a 22,1). Ma è altresì vero che il patron, De Laurentiis, non ha badato a spese in campagna acquisti, cercando di costruire una squadra all’altezza del blasone della città.
Alla somma dei conti, però, il Calcio Napoli s’è portato a casa un utile di 11,9 milioni. Un altro esempio è fattibile con la testimonianza di Claudio Fenucci, amministratore delegato dell’unione sportiva Lecce Calcio. “I vantaggi delle promozioni — spiega l’a.d. — non compensano gli effetti devastanti delle retrocessioni, perché i costi sono rigidi e i ricavi altamente variabili. La B, poi, è uno spauracchio: se rischio di perdere il 60-70% dei ricavi, sono tentato a spendere più di quanto potrei permettermi per fare una squadra competitiva”. In soldoni è che il Lecce chiuderà in rosso il bilancio a giugno 2008 (4,5 milioni di euro), e se dovesse retrocedere, vivrebbe una stagione di grossa volatilità economica, con rischi annessi. Ma anche in questa occasione, il giro d’affari della società salentina in serie A è più che raddoppiato. Dai 12,2 milioni della stagione in serie B ai 28,7 della serie A. Ora il contratto del main sponsor Unione Comuni Grecia Salentina sfiora il milione (era di 450 mila). Il nocciolo che più interessa però è questo: i diritti televisivi. La scorsa stagione la B era oscurata, il Lecce poteva contare solo sui 5,7 milioni della mutualità dalla A; quest’anno gli introiti sono schizzati a 20 milioni. Più che triplicati. E ora toccherà all’A.S. Bari Calcio, neopromosso, destinato anch’esso a triplicare le proprie entrate, visto che in B (bilancio chiuso il 31 dicembre 2008) incassava solo 7,1 milioni, bruciati dai soli stipendi (12,8). Un deficit complessivo di 23,1 milioni in soli tre anni, che verrà ammortizzato con la promozione nella serie maggiore, e soprattutto con la cessione dei diritti televisivi.
Ora. Chi si domanda come mai a tre turni dal termine del campionato è andato in scena l’anticipo pomeridiano del sabato (16/05 ndr), in cui sono scese in campo Roma e Catania, la seconda senza più nulla da chiedere al torneo, la prima in corsa per un posto Uefa, non garantendo l'equità di trattamento che dovrebbe avere una sana e seria competizione agonistica, trova la risposta con un semplice gesto: schiacciare il tasto 'On' del telecomando del televisore, qualunque sia l’ora. Osservando come il risultato favorevole alla compagine allenata da Luciano Spalletti ha psicologicamente creato due scompensi, uno agli antipodi dell’altro: a)mettere pressione alle dirette concorrenti; b)favorirne la concentrazione nella gara ancora da disputare. Si può leggere la conseguenza nella vittoria in serata dell’Udinese, che ha sì concesso ai friulani di non perdere contatto dai giallorossi, ma ha anche messo fine al discorso scudetto, vinto, grazie alla sconfitta dei rossoneri, per la diciassettesima volta (uno più, uno meno) dai neroazzurri, seduti comodamente ad Appiano Gentile.
Nella notte che ci ha raccontato la novecentesima partita in rossonero di Maldini, è proseguita l’era del nuovo calcio. Quello nato con l’assegnazione di uno scudetto a tavolino, e proseguito con la sconfitta all'assegnazione degli Europei del 2012; l'eliminazione della Nazionale di Donadoni ad Euro '08; il bilancio negativo nelle competizioni internazionali per club.
Lo stratosferico + 507% dei proventi da cessione diritti televisivi che ha incassato il Napoli Calcio (un esempio come qualunque altro) ci racconta una realtà dove la partita si gioca proprio lì: sulla cessione dei diritti televisivi. Quelli che negli ultimi anni hanno portato ad un incremento inimmaginabile del fatturato delle società di calcio, e soprattutto delle società con un grande numero di tifosi, che attorno a loro sono diventate ancor più grandi, a prescindere dai risultati sportivi.
Si va avanti nel totale disfacimento, organizzando feste che posticipano la conquista di uno scudetto, e teatrini che ci narrano di scudetti non vinti in precedenza per motivazioni che ora tutti sanno, evidenziando come quelli vinti hanno dimostrato che tutto era vero.
Il tutto accomodando il popolino su di una poltrona davanti al televisore, naturalmente a pagamento.
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