Nessuno, o quasi, si occuperà del caso, e se mai lo dovesse fare andate tranquilli che non si spingerà a commentarlo, a comprenderne e spiegarne il significato.
Luciano Moggi, e con lui la Juventus e Massimo De Santis, furono trascinati in tribunale da undici tifosi leccesi, che decisero, sull'onda popolare di "calciopoli", di farsi risarcire moralmente e, seppur simbolicamente, anche economicamente.
Sarà stata anche una causa civile davanti ad un giudice di pace, simbolica, ma dal tribunale civile di Lecce, giudice Cosimo Rochira, arriva ora la sentenza, datata 14 maggio e depositata nei giorni scorsi: la domanda è infondata, non viene accolta.
Quel venticello giustizialista che si alzò prepotente nell'estate del 2006 fino a diventare un tornado, spinse undici tifosi del Lecce a far partire la macchina processuale, con il giudice che si dichiarò competente a vagliarne la causa. Oggetto dell’indagine Lecce-Fiorentina e Lecce-Juventus.
La cifra simbolica che si presentava al processo (167 euro e 78 centesimi per ognuno dei tifosi), lasciava aperte, però, le porte per gli eventuali successivi effetti a catena che si sarebbero potuti generare. Ma dal giorno di calciopoli, in tutte le sedi di giustizia, che non sia stata sportiva, abbiamo visto prendere "schiaffi" e "pugni" da tutti coloro che intentarono una qualunque causa contro il "mostro" di Monticiano, e di tutti coloro che vennero additati come i collaboratori di una banda di truffatori.
La notizia è apparsa solo su Tuttosport , a differenza dei fiumi d'inchiostro che si adoperarono per quelle sentenze sopraccitate. Non ultima la sentenza sul processo Gea che ha escluso l'ipotesi dell'associazione a delinquere.
Respinta la richiesta dell’accusa è importante capire le motivazioni, anche perché è la prima sentenza di un tribunale dello Stato sulle vicende di Calciopoli intese come illeciti sportivi.
Il giudice Rochira dice che «non è stato in alcun modo provato il fatto descritto» e ribadisce l’inutilizzabilità delle intercettazioni in altri procedimenti che non sia quello penale di Napoli. Infine, non è stato ritenuto rilevante che la nuova Juve non abbia partecipato al processo di Lecce.
Queste eccezioni sono state respinte precedentemente ed utilizzate per avallare la condanna della Juventus da Caf, Corte Federale, Arbitrato Coni e perfino Tar.
Ricordiamo anche le parole di Paco D’Onofrio a commento di questa notizia: «E’ la prima sentenza che esclude un patto illecito tra Moggi e De Santis: non c’è la prova oggettiva ed effettiva di quell’illecito consumato che ha portato alle condanne sportive pesanti per i tesserati e la Juventus: cade anche il pre-supposto dell’utilizzabilità delle uniche prove su cui si sono basati i giudici per mandare quasi in C la Juve!» e il commento del legale di De Santis, Silvia Morescanti : «Il processo sportivo s’è basato tutto su intercettazioni inutilizzabili in altri procedimenti se non in quello di Napoli»
Chiudo con una nota. L'inchiostro "avvelenato" che ha intriso carta e teste non pensanti da tre anni a questa parte non cessa di fluire. Ho letto qui che "...c'erano quegli ambigui colloqui telefonici fra De Santis e Moggi..." e mi domando: quali?
Ai sensi dell'art. 8 Legge 8 febbraio 1948, n. 47 - Legge sulla stampa - si legge testualmente: "Il direttore o, comunque, il responsabile è tenuto a fare inserire gratuitamente nel quotidiano o nel periodico o nell'agenzia di stampa le dichiarazioni o le rettifiche dei soggetti di cui siano state pubblicate immagini od ai quali siano stati attribuiti atti o pensieri o affermazioni da essi ritenuti lesivi della loro dignità o contrari a verità, purché le dichiarazioni o le rettifiche non abbiano contenuto suscettibile di incriminazione penale.Per i quotidiani, le dichiarazioni o le rettifiche di cui al comma precedente sono pubblicate, non oltre due giorni da quello in cui è avvenuta la richiesta, in testa di pagina e collocate nella stessa pagina del giornale che ha riportato la notizia cui si riferiscono".
L'autore dell'articolo ha però voluto precisare: "Più persone mi hanno fatto notare via mail un errore sulla questione intercettazioni. In effetti ho sbagliato, e la fretta gioca tanto, specie se si consideri che nello stesso pezzo sussisteva, prima dell'opportuna correzione, un'evidente incongruenza laddove prima scrivevo di intercettazioni dirette e verso la fine, dove io stesso ho scritto che non ci sono...Insomma, o l'una, o l'altra. Grazie comunque a chi mi ha fatto notare il tutto".
Beh, almeno in questa circostanza è arrivata una rettifica, molto meglio che andare in tribunale.
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