Assistiamo all’eclissi del diritto e della Juventus, con un crescendo rossiniano di misfatti e strappi. Sembra d’essere dentro ad un gioco infernale, la cui regola è feroce e dissennata: la Juventus è colpevole anche se non ha comesso delitti, ma è colpevole per il semplice fatto d'essere colpevole. La cosa più grave è che la scena si svolge davanti ad un pubblico di cittadini che rimane, al tempo stesso, indifferente. Io non ci riesco! Non ce la faccio a guardare gli schizzi di sangue rimanendo seduto, perché comprendo il motivo vero del contendere: le parole non sono coerenti con i fatti. Osservo il susseguirsi delle promesse, ma ho l’impressione che ogni parola faccia il paio con quelle già sentite, e che il narratore sappia animarsi solo per se stesso. Il linguaggio che usa è duro, ma diametralmente opposto al pensiero che esprime. Mi verrebbe da chiedergli: ma ci fai, ci sei oppure ci prendi?
Le regole che valgono per tutti sono sempre esistite, quel che non s’era mai visto è una simile gazzarra. John Elkann, attraverso il giornale di famiglia, fa sapere, in coerenza con quanto ha sempre sostenuto, che sarà presto definito un esposto alla Federcalcio per chiedere la revoca dello scudetto 2005-2006; quello vinto dalla "sua" Juventus e tolto, in un caldo agosto del 2006, da Guido Rossi per assegnarlo all'Inter.
Però, al tempo stesso, fa sapere che le regole esistono e vanno rispettate e che non intende nella maniera più assoluta tornare sui vecchi processi sportivi: "in nessun caso la Juventus chiederà di riaprire i vecchi processi". Ma aggiunge, lasciando i fatti a oriente e le parole ad occidente: "Piuttosto ci piacerebbe sapere perché intercettazioni rilevanti non siano entrate nella prima fase di Calciopoli e si sia indagato solo nei confronti di qualche società, questa in particolare, e non di tutte".
La scena è deprimente e nessuno ne esce bene. Gli errori, gravi, commessi dalla giustizia sportiva, sono sotto gli occhi di tutti, ed in un sistema serio i colpevoli dovrebbero essere lì a pagare. Chi dovrebbe urlare rabbia, invece, è pronto a metterci una pietra sopra, serbandosi un falso rancore per quanto non fatto ad altri.
Il capolinea di questa triste storia ha un nome ed un cognome: Andrea Agnelli.
Con lui si eclisserà per sempre il diritto a difendersi, a chiedere indietro quello che altri, per meriti, avevano ottenuto, perché chi comanda ha deciso di impostare il futuro nell’unico modo che conosce: o con me o contro di me. Sono questi i "crimini" che avvelenano e impoveriscono lo sport, e sulla scena calcistica trovano la più grandiosa, e al tempo stesso miserabile rappresentazione.
Nessun commento:
Posta un commento