I denti stretti, le labbra sigillate, una maschera. Il viso imperscrutabile di Marco Tronchetti Provera, nei corridoi del Tribunale di Milano. Il testimone, l’ex presidente di Telecom, il numero uno di Pirelli. La domanda di una cronista: “Conosce Cipriani?”. Nessuna risposta. Emanuele Cipriani, l’uomo dei fascicoli segreti su dirigenti e politici. E poi Giuliano Tavaroli, ex brigadiere, ex responsabile della sicurezza Telecom. E ancora Fabio Ghioni, l’occhio furbo e informatico di Telecom. E infine Marco Mancini, l’ex numero due del controspionaggio italiano. Nomi e facce che ritornano nell’esemplare inchiesta di Sigfrido Ranucci per Report. Il Fatto quotidiano ha visto in anteprima la puntata: particolari inediti che corrono in parallelo con il processo di Milano, arrivato all’udienza preliminare, alle richieste di patteggiamento di Ghioni, Tavaroli e delle società Telecom e Pirelli. La telecamera fissa lo sguardo sfuggente di Cipriani: “Mi verrebbe da dirle, con le cautele che la situazione mi impone di avere, che ci dovevano essere altri responsabili in questo processo: altri indagati, o meglio imputati...”. Secondo l’accusa sono stati spiati oltre 4mila tra dirigenti interni, esterni e società concorrenti. Un’enciclopedia compilata tra il '97 e il 2005. Due parentesi tra l’era Tronchetti Provera che, nelle deposizioni, negò di conoscere Cipriani (almeno sino al 2005) e la sua società Polis D’Istinto. Francesco Caroleo Grimaldi, avvocato dell’investigatore privato, prova a costruire un ponte di collegamento tra la Polis e Tronchetti: “Noi abbiamo mostrato una fattura, emessa da Polis D’Istinto di circa 30 mila euro, a lui intestata e a lui personalmente diretta presso la sua abitazione privata, che si riferiva al servizio di scorta e di sicurezza organizzato da Cipriani in occasione del matrimonio della figlia a Portofino”.
Una prima campata del ponte. Poi la seconda: un aiutino al fratello di Afef, la compagna di Tronchetti. Parla Cipriani, stavolta: “Su richiesta della direzione Security, mi dissero del presidente che doveva riconoscere una commissione al fratello della signora per un’inter mediazione fatta per Pirelli...”. Il gran cervello della Telecom pulsava per i grandi e anche per i piccini. Il signor Fialdini è un pensionato e azionista dell’azienda, da semplice utente aveva difficoltà con il modem per la connessione alla rete. Esasperato scrive al presidente: “Ricordo che iniziai con ’Vergogna!’”. Telecom risolve il problema al cliente Fialdini che, nel frattempo, viene spiato e schedato da Cipriani. Non gratis: per 13 mila euro, precisa Ranucci. La “Polis” ha eseguito due operazioni che, rispetto alle innumerevoli altre, c’entrano poco con le telecomunicazioni. L’arbitro De Santis e il calciatore Vieri: “Quella di De Santis fu richiesta e pagata da Pirelli. Su Vieri arrivò sempre da Pirelli, però come indicazione di fatturare all’Inter”, spiega Cipriani. Quando Ranucci gli chiede dei rapporti con il Sismi attraverso l’amico Mancini, perde l’eloquio prolisso e convinto: “L’ho detto nella memoria depositata: segreto di Stato”. Ecco l’uomo del Tiger Team, Ghioni. La sua intrusione ai danni della storica agenzia Kroll. Nei “tafferugli” tra Telecom Italia e Brasile: “Ovviamente tutto autorizzato, perché io prima di fare l’operazione ho chiamato Tavaroli: gli ho detto abbiamo questo, si procede? Sì! Ok. Lui mi diceva che informava, stava informando il top management e il presidente di questo in tempo reale”. Ranucci cerca di stuzzicare Ghioni sul conto del presidente: “È stato usato anche per la consulenza di oltre otto milioni per la Sette a Maurizio Costanzo. Dallo stesso conto – racconta il giornalista di Report - sono stati pagati 26 milioni al mediatore faccendiere Naji Nahas, per l’affaire Telecom Brasile e spesso le fatture non riportavano i dettagli”. Ghioni è pronto: “Consentiva di bypassare tutte le procedure di controllo che un’azienda, specialmente quotata in Borsa ha e quindi uno poteva veramente fatturare qualunque cosa, con qualunque evidenza fittizia e farsi pagare degli importi elevati”. Altre chicche dell’inchiesta. Dov’è Tavaroli? Lavora a Brescia, alla Dual Risk Management, una società di consulenza e servizi (c’era persino la sua foto sul sito, poi cancellata). Security, il settore di Tavaroli. Come ai tempi della Telecom. La Dual ha sponsorizzato un convegno sulla sicurezza: c’erano il sindaco Moratti, il ministro Maroni e il generale dei carabinieri Clemente Gasparri, fratello di Maurizio.
di Carlo Tecce (il Fatto Quotidiano)
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