Un anno fa, Sepang, ottobre, domenica. Tanti ricordi, tanta strada percorsa nel silenzio di un ragazzo che c'ha lasciato così, lottando in sella al suo centauro, dimostrazione di talento e passione, voglia di non mollare mai. Un'altra stagione del motomondiale sta andando via, come un anno fa, diversa da un anno fa. C'è chi s'è già laureto campione del mondo, c'è chi presto lo farà, onorando al meglio uno degli sport più spettacolari, più emozionanti, uno di quegli sport capace di darti tanto e di toglierti tutto, anche la vita. Oggi s'imbratteranno pagine di inchiostro nero, nero come quella domenica malese, condite di romanticismo, vecchi ricordi, istantanee che mente e cuore si portano dietro, avvitate a un numero, una carena, una bandiera a scacchi. Le immagini di Marco prenderanno posto sulle bacheche dei social network, qualcuno farà sventolare una bandiera fuori dal balcone, altri indosseranno una maglietta con il 58 sulla schiena, sulla spalla, sopra il cuore. "Marco c'è!", penserà Guido in un qualunque istante della sua giornata, papà Paolo ancora a fatica esclamerà un "Diobò quanto mi manchi", così come mamma Rossella, così come Martina, così come Kate. Marco c'è e sempre ci sarà, perché a pensarci bene quel ragazzone un po' fumetto e un po' "patacca" ha avuto la capacità di entrarci dentro senza fare rumore, perché era bello, solare, vero, verace, simpatico ma tosto, campione ma allo stesso tempo normale, con quel suo modo di parlare romagnolo, con quella sua capigliatura che era diventata "cool".
Marco era un buono, uno di noi, capace di farci emozionare ogni qual volta saliva sulla sua moto, ma capace al tempo stesso di farci sorridere ogni volta che i suoi occhi grandi riempivano lo schermo, illuminandolo.
Un anno fa, Sepang, ottobre, domenica. Al crepuscolo di quella domenica piena di dolore il sogno avrebbe disperatamente voluto che un piccolo frammento di stella dal nome Marco Simoncelli non venisse spazzato via, oggi quel sogno s'è trasformato in realtà: il Sic c'è!