Come tutti i lunedì le statistiche del match diventano il mio pane quotidiano, per vedere nei numeri quello che a volte non si riesce a percepire dal campo. In linea di massima ci siamo espressi sui nostri soliti standard, anzi, nel dettaglio abbiamo avuto numeri ben più importanti rispetto alla media di stagione. Nel possesso palla abbiamo effettuato il miglior risultato stagionale, superando abbondantemente il 70%, così come nel numero dei passaggi, secondo solo al match contro il Sunderland. Bene anche per quel che concerne il recupero palla e i cross dal fondo, entrambi i dati in linea con quanto fatto in queste prime otto giornate di campionato.
Eppure qualcosa non ha funzionato, eppure, come sottolineato da qualcuno, l'accensione non ha voluto mettere in moto il motore. I perché molteplici, sicuramente.
La sosta ha influito, il non aver avuto a disposizione gran parte degli uomini più importanti anche, l'aver, probabilmente, preso il match non nella migliore delle condizioni mentali ha fatto il resto.
E allora in questo lunedì post week-end sono nati parecchi interrogativi, laddove in molti si sono chiesti chi realmente siamo.
La mia personalissima idea è che siamo, oggi, una squadra con una fisionomia da squadra, come quella vista in questo primo scorcio di stagione e di conseguenza la trasferta di Norwich la considero (fino a prova contraria) un episodio su cui riflettere sicuramente ma facente parte di quelle giornate storte che una/due volte a stagione sei costretto a subire.
Detto questo sostengo, come fatto nella giornata di lunedì sui vari social network, che l'aspetto che c'ha visto giocare una gara senza forza mentale e fisica (perché i numeri lo ripeto, sono in linea con quanto espresso fino ad oggi) è riconducibile alla mancanza di un blocco granitico, quel blocco che, viste le molteplici cessioni avvenute nelle ultime stagioni, manca e si fa sentire.
Vincere partite importanti come quella di Norwich, perché è a Norwich che si vincono i campionati, non serve solo il campione, non serve solo il bomber che s'inventa di sana pianta il goal dal nulla, ma serve la costanza del gruppo, la continuità di un'ambiente che negli anni forgia quella mentalità che riesce a sopperire alle giornate storte come quella del Carrow Road.
Capitani cambiati nel giro di soli dodici mesi, pedine importanti partite hanno di fatto lasciato la squadra in una fase da anno zero, e la speranza è che questa stagione sia quella che possa definitivamente poggiare le basi per un futuro più solido.
Le premesse ci sono tutte: abbiamo un blocco inglese che sta crescendo (Wilshere, Walcott, Gibbs, Jenkinson, Oxlade e altri giovani talenti dell'Academy); abbiamo una serie di ottimi giocatori che se confermeranno la loro presenza a London Colney aumenteranno quell'esperienza necessaria per non trovarsi scarichi in partite che sulla carta sono solo da vincere; abbiamo, visti gli ultimi risultati economici, quella disponibilità monetaria che possa far approdare a Nord di Londra elementi di eguale e/o superiore classe per aumentare la qualità dell'intera rosa.
In conclusione non credo che un Messi nella serata di Norwich avrebbe cambiato il risultato in campo, così come non credo che quello visto nel Norfolk sia l'Arsenal di questa stagione. Sabato pomeriggio alle 15, in zona Ashburton Grove, avremo o meno la conferma che questo episodio possa rimanere, seppur brutto, isolato.